Archivio di ottobre 2009

Crosby, Stills & Nash “Demos”

di admin

27 ottobre 2009

 

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Crosby, Stills & Nash:  DEMOS   2009 Rhino CD

Quasi a sorpresa, mentre tutti sono concentrati sugli infiniti (in tutti i sensi) archivi del collega canadese, o attendono l’annunciato disco di Stills con Hendrix o il CSN prodotto da Rick Rubin, arriva questo agile dischetto accreditato ai tre maestri della voce. Disco godibilissimo, diciamolo subito, disco da avere, diciamo subito anche questo, ma anche disco che desta qualche perplessità. Sì, perché, di fatto, in questi dodici demo di brani di Crosby, Stills & Nash ce n’è uno solo, quello d’apertura, una versione acustica di Marrakesh Express, una canzone che non ho mai amato molto, preferendole sempre Pre-Road Downs, per rimanere al Nash del primo disco in trio. Il brano successivo, per quanto l’etichetta precisi che il disco si compone di tracce mai pubblicate, è l’ottima, splendida, acustica versione di Almost Cut My Hair che era già stata inserita nel triplo di Crosby pochi anni fa. Forse in differente (ma quanto trattandosi di chitarra e voce?) missaggio. Tocca poi a Stills in solitudine, per una versione della sempre apprezzabile You Don’t Have To Cry, cui fa seguito Deja Vu con Crosby ispiratissimo. Nash torna a far capolino con un demo di Sleep Song, quindi di nuovo Stills con My Love Is A Gentle Thing, un inedito totale che fa la sua bella figura. Be Yourself è un brano che Nash firma con Terry Reid e che avrebbe poi messo sul suo primo disco solo. Music Is Love è la stessa che apre il primo disco di David Crosby, senza le sovraincisioni effettuate poi da Neil Young. Il brano è già notevole così, con le voci di Crosby e Young che si rincorrono mentre sotto Nash armonizza. Forse rispetto alla versione conosciuta, questa fa emergere di più le chitarre e la voce del canadese. Forse. Singin’ Call è un’anticipazione del brano che poi Stephen metterà nel suo secondo disco solista, con la chitarra acustica che da sempre sogniamo, mentre Long Time Gone vede Crosby e Stills, prima di sodalizzare con Nash, si tratta però della stessa versione apparsa nel box di Crosby quindi valgono le stesse osservazioni e perplessità fatte per Almost Cut My Hair. Il disco si chiude con la pianistica Chicago e per la sempre ben accetta Love The One You’re With, che in questa versione si avvicina a quella di 4 Way Street, spogliata dei pur ottimi arrangiamenti con cui Stills l’aveva rivestita nel suo primo disco. Un disco sicuramente per amanti del genere, ma non solo. Confezione curata ma essenziale che nella grafica richiama quella del disco d’archivio di Stills uscito un paio d’anni fa.

 

Paolo Crazy Carnevale

Pere Ubu “Long Live Père Ubu!”

di Marco Tagliabue

27 ottobre 2009

…in appendice alla retrospettiva pubblicata sul n.97 di Late For The Sky…

 

Long Live Père Ubu!

 

Pere Ubu: LONG LIVE PERE UBU!  2009 Cooking Vinyl  CD   

Lo avevamo preannunciato che qualcosa stava bollendo in pentola e, puntuale, pochi giorni dopo aver chiuso l’articolo, arriva la notizia che il 15 settembre uscirà il nuovo album dei Pere Ubu. “Long Live Père Ubu!” presenta gli Ubu nella stessa formazione di “Why I Hate Women” con un paio d’ospiti d’eccezione: la celebre cantante soul-jazz Sarah Jane Morris, che affianca David Thomas alla voce, ed il manipolatore elettronico Gagarin in un ruolo piuttosto difficile da inquadrare, ma certo non di primissimo piano. Cominciamo subito con il dire che “Long Live Père Ubu!” non è il “solito” disco dei Pere Ubu. Purtroppo.

Trentacinque anni fa David Thomas battezzò la propria band Pere Ubu ispirandosi al personaggio principale della pièce teatrale “Ubu Roi” di Alfred Jarry, padre della Patafisica e fra i precursori del Teatro dell’Assurdo. Il legame fra le astrazioni musicali intorno alle quali il cantante andava modellando la propria creatura, e quelle di cui si serviva il teatro-non teatro di Jarry per prendere a pugni lo spettatore, era evidentemente tale da giustificare una delle ragioni sociali più bizzarre ed anti-comunicative di sempre per una rock band. Una vera e propria corrispondenza di amorosi sensi sulla cui natura Thomas ha scantonato per molti anni, senza mai dare una spiegazione esatta riguardo al suo vero significato. Fino a quando, il 24 e 25 aprile 2008 alla Queen Elizabeth Hall di Londra, ha finalmente deciso di confrontarsi con la propria storia, e fors’anche con il proprio destino, portando in scena “Bring Me The Head Of Ubu Roi”, un adattamento teatrale del testo di Alfred Jarry che aveva ispirato il nome della band. Più che un adattamento si tratta, in effetti, di una vera e propria riscrittura dell’opera, che è stata “attualizzata” ed in un certo senso anche proiettata nel futuro dalla vigorosa penna di Thomas. Sul palco tocca al corpulento leader, naturalmente, il ruolo di Père Ubu, personaggio abbietto e meschino costretto dall’odiosissima moglie (Mere Ubu, Sarah Jane Morris), manovrata da un’assurda volontà di riscatto, ad uccidere il proprio re per dare a tutti dimostrazione di forza e di potere. Non ce la farà, naturalmente, e passerà il resto dei suoi giorni nascosto in una squallida caverna a rimuginare sugli errori commessi.

Più musical che opera rock, “Long Live Père Ubu!” è un album che deve necessariamente allineare alla propria dimensione musicale quella più prettamente teatrale, in un legame per forza di cose indissolubile, così come la voce di Thomas è costantemente affiancata a quella della Jane-Morris, formando un’accoppiata strana all’idea della quale, quantomeno, non siamo mai stati abituati dalle produzioni precedenti dei Pere Ubu. Ma, oltre che l’ispirazione, sono anche i contenuti che fanno di “Long Live Père Ubu!” un album diverso dai “soliti” album dei Pere Ubu e, considerando che negli ultimi anni/lustri lo standard era rappresentato da capolavori o poco meno, il lettore accorto forse ha già capito dove vogliamo andare a parare. Siamo probabilmente alle prese con un’opera di transizione, con un album che viaggia parallelo rispetto alla discografia principale degli Ubu, anche se le dichiarazioni di Thomas il quale, forse per la prima volta, si dichiara completamente soddisfatto del proprio lavoro, lasciano presagire il peggio o, nella migliore delle ipotesi, un’accorta strategia promozionale. Diciamo che, quasi sicuramente, “Long Live Père Ubu!” chiude un ciclo, o allo stesso modo ne apre un altro, tracciando comunque, se non la quadratura del cerchio, un punto di approdo abbastanza importante nella storia degli Ubu. E, speriamo, di (veloce) ripartenza. Il suo referente più diretto, almeno in termini musicali, potrebbe essere il Tom Waits di “Frank’s Wild Years”, anche se in quel progetto le canzoni avevano un autonomia maggiore rispetto alla loro dimensione teatrale. “Long Live Père Ubu!”, invece, non può essere letto disgiuntamente da essa e, questo, a parere di chi scrive, più ancora della qualità non sempre ispirata delle tracce che lo compongono, ne rappresenta il limite maggiore. E’ altrettanto chiaro poi che dai Pere Ubu ci si aspetta sempre il meglio, complici le meraviglie a cui hanno abituato i propri ascoltatori, e anche una piccola sensazione di amaro in bocca ha lo stesso effetto di un semplice cerchio al capo per chi non sa nemmeno cosa sia il mal di testa.

Eppure l’inizio, nel segno di una Ubu Overture tutta chitarre e grugniti, ritmi meccanici e furiose folate di theremin, è in perfetto stile Ubu, ma già con Song Of The Grocery Police, Banquet Of The Butchers e March Of Greed siamo in una nefasta atmosfera da musical con brani semplici e diretti cantati a due voci. Less Said The Better, tutta rutti ed elettronica scarnificata, è francamente imbarazzante, mentre Big Sombrero (Love Theme), Bring Me The Head e Slowly I Turn sembrano rivisitare un po’ troppo da vicino l’universo di Tom Waits. Road To Reason e Watching The Pigeons sono gli unici due brani dalla struttura più marcatamente rock, mentre The Story So Far è un lungo jazz noir recitato a due voci su una base molto lenta e scarna tormentata da una selva di effetti. Snowy Livonia dura poco più di un minuto ma è perfetta sul piano strumentale, e l’altro minuto e mezzo di Elsinore & Beyond altro non è che uno smilzo dialogo di chiusura, magari già da dietro il sipario. Che, speriamo, si rialzi in fretta e bene, perché quando anche le certezze cominciano a scricchiolare…non rimane che buttarsi in politica.

Marco Tagliabue

 

 

 

Cronache da Vinilmania

di admin

27 ottobre 2009

imagesGOOD OLD RECORDS NEVER DIE!
Vinilmania, il santuario dei collezionisti e degli amanti del rock

 

di Paolo Crazy Carnevale

 

Il giornale altoatesino in lingua tedesca “Neue Südtiroler Tageszeitung” ha recentemente pubblicato un articolo del nostro Paolo Crazy Carnevale, in lingua italiana, che racconta dell’ultima edizione della Fiera del Disco e del CD che ogni 4 mesi si svolge a Milano. Eccovelo.

 

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Che il vecchio buon disco in vinile sia in lenta ma decisa ripresa non è più un mistero: i dati delle vendite sono confortanti e sono molti i negozi, anche in Alto Adige, che tengono una buona scorta di dischi in vinile, sia vecchi che nuovi, negli scaffali. È uno degli effetti dell’era digitale, della mania per gli I-pod, della musica usa e getta che si scarica da Internet, spesso in file compressi che segano molte frequenze nei suoni: tutte innovazioni tecnologiche che andrebbero usate con un po’ di testa e che invece stanno portando alla morte del supporto compact disc. Gli acquirenti scaricano per pochi soldi solo i brani interessanti, o peggio, quelli orecchiabili e radiofonici, i musicisti stessi invece di essere stimolati a realizzare dischi con un discorso alle spalle, magari con una continuità qualitativa tra i brani inclusi, mettono invece in rete un mucchio di musica senza capo né coda, e i più giovani ragionano negli stessi termini usati da chi consuma la loro musica, vale a dire avere nell’I-pod un sacco di cose senza magari sapere quali.
A riprova però che molta gente ama ancora l’oggetto disco e soprattutto l’oggetto 33 e 45 giri ci sono i negozi di usato e le fiere specializzate, come quella tenutasi a Milano, per la precisione a Novegro, lo scorso weekend, intitolata Vinilmania e giunta ormai alla sua sessantanovesima edizione, posto che ogni anno i collezionisti e i venditori si trovano tre o quattro volte per celebrare il vinile e la musica in generale.
Ci dicono gli abituali frequentatori che in passate edizioni c’è stata più affluenza, comunque per chi non si è mai preso la briga e il tempo di andare a una di queste convention, il colpo d’occhio è notevole, due padiglioni di stand interamente dedicati alla musica e soprattutto ai vecchi dischi.
Il rituale prevede che i più irriducibili tra i cacciatori di vinile e di pezzi introvabili vi si rechino subito nella mattinata del primo giorno perché se c’è davvero il Sacro Graal della loro wishlist non vogliono rischiare che a metterci soIMG_5963pra le mani sia qualcun altro.
Balza subito all’occhio come il genere prediletto da questi collezionisti sia il rock, in tutti i sensi, dal rock primordiale, rappresento assai bene da stand dedicati all’immarcescibile Elvis Presley (abbiamo visto una copia del suo primo LP in vendita a 250 sterline) di cui oltre a dischi e CD di vario formato sono presenti anche gadget e memorabilia di vario genere, a quello degli AC/DC, al progressive, al cantautorato italiano, al kraut rock. Qua e là, ma davvero sporadici, gli stand dedicati al vecchio vinile jazz, i cui ascoltatori sono probabilmente meno attenti alla confezione, alle belle copertine di un tempo e preferiscono la perfezione digitale al gracchiare del vinile.
La parte del leone la fanno i dischi degli anni sessanta e settanta ma non mancano espositori specializzati in musica più recente, in particolare in 45 giri e maxi single degli anni ottanta.
Se nelle prime edizioni di Vinilmania la quasi totalità degli standisti erano italiani, i ben informati ci dicono che ora c’è una massiccia presenza di espositori d’oltralpe (germanici soprattutto) e d’oltremanica. Sono quelli che hanno le cose più strane, ma si sa, i negozi di dischi usati nel mondo anglosassone esistono da molto tempo prima e tra i banchetti dei tedeschi non è difficile trovare i maledetti e venerati bootleg, di qualunque tipo da quelli più classici a quelli in DVD (non sempre spettacolari, ma in certi casi ottimi), passando per edizioni limitate di cofanetti confezionati persino meglio di quelli ufficiali. Stretto tra due stand ricchi di particolarità, quasi sacrificato, spunta ad esempio un banchetto germanico interamente specializzato in rock sudista, con due cassetti dedicati alla sola Allman Brothers Band e uno ai Lynyrd Skynyrd.
Per chi poi tra un giro e l’altro volesse fermarsi a riposare, Vinilmania offre anche un piccolo stage dedicato alle produzioni indipendenti, dove diversi artisti italiani hanno l’occasione di fare dei veri e propri showcase acustici in cui presentano la loro musica e dialogano con la gente.
E non mancano, infine, stand dedicati alla musica stampata, libri soprattutto, ma anche alle riviste: sia con vecchie edizioni di pubblicazioni dimenticate, che con fanzine specializzate, come “Late For The Sky”, che si occupa principalmente della riscoperta di vecchi vinili e di artisti legati al passato. La rivista è recentemente divenuta l’organo ufficiale della neonata “Vinyl Legacy Association” che ha anche aperto un suo blog, www.lateforthesky.org/, consigliato a tutti gli amanti della musica e del vinile.

Frattaglie di (puro) vinile…

di Marco Tagliabue

25 ottobre 2009

…un’altro segno dei tempi che cambiano: dopo molti anni e molti (capo)lavori editi soltanto in CD, ”Ovations”, freschissimo nuovo album dei Piano Magic di Glen Johnson, vede la luce anche in una lussureggiante versione in vinile 180 gr. ad opera della label Make Mine Music, che cura anche la stampa in digitale…

…ennesima ristampa anche per il folk sui generis del Beck primevo di “One Foot In The Grave”. Questa volta ad opera di XL Recordings, in un doppio vinile con ben sedici bonus-tracks inedite…

…fra le proposte più eccitanti che ci giungono in questi giorni dalla Terra d’Albione, l’omonimo debutto degli XX esce in versione vinilitica su Young Turks con la bonus track inedita “Hot Like Fire”, mentre l’irresistibile ”A Brief History Of Love” dei Big Pink viene pubblicato da 4AD/Beggars Banquet anche in doppio vinile con un 12″ picture disc inedito…

…per la serie “quando è colorato mi attizza di più”, la label Vinyl Lovers ristampa i due capolavori dei Cure più decadenti, “Faith” e “Pornography”,  su vinile grigio e rosso in perfetto allineamento alle rispettive copertine, mentre la celeberrima Brain Records, etichetta simbolo del kraut-rock, da alle stampe l’ennesima riedizione dei vinili storici dei Neu!, l’incommensurabile triade “Neu”, Neu 2″ e “Neu 75″, divertendosi a giocherellare con la tavolozza dei colori…

…”Farm” il nuovo album dei rinati Dinosaur Jr. contiene nell’edizione in doppio LP un 7″ inedito in vinile bianco ed un lussuoso poster che riprende il tema della fantasiosa (e mostruosa) copertina…

…”Crazy Rhythms” e “The Good Earth”, album storici (soprattutto il primo…) dei grandissimi Feelies, sono stati ristampati da Domino in versione vinilitica con bunus tracks rappresentate da versioni live e cover di Beatles, Neil Young e Modern Lovers…         

…”Blow’n Chunks”, registrazione live di un concerto dei Flipper del novembre 1983 al CBGB’s di New York, edito in origine solo su cassetta Roir, è stato ristampato in vinile dalla stessa label con quattro brani in più rispetto alla versione originale…

…la versione in doppio vinile di “Veckatiest”, il nuovo lavoro di Grizzly Bear su Warp, contiene un booklet fotografico il quale, date le sue dimensioni, non poteva trovare posto nell’edizione in CD…

…”Fight 666″ degli Iron Maiden vede anche la luce in doppio vinile picture disc ad opera della lungimirante EMI…

…la Sub Pop ha appena pubblicato “Around The Weel”, triplo (!) vinile di b-sides, rarità e materiale precedentemente inedito di Iron & Wine…     

…Touch And Go ha ristampato in vinile l’intera discografia dei mitici Jesus Lizard, la Sub Pop ha fatto altrettanto per i Mudhoney, la Big Brother per gli Oasis e la Rhyno per i New Order e per gli Smiths. Tutto rimasterizzato in vinile 180 gr.

…”End Of Amnesia”, primo e insuperato album di Matt Ward, vede in questi giorni per la prima volta la luce in vinile ad opera della Future Farmer…

Ristampati i dischi di Bill Bruford

di Roberto Anghinoni

14 ottobre 2009

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Il prossimo 9 novembre la Voiceprint pubblicherà le ristampe in vinile di quattro dischi di Bill Bruford, celebre batterista che ricorderete negli Yes, nei King Crimson, ma soprattutto autore di ottimi dischi da solista con importanti personaggi della scena jazz inglese. Questi i titoli: Feels Good To Me, One Of A Kind, Gradually Going Tornado e una compilation con altri artisti, Rock Goes To College. Le ristampe sono in edizione limitata di 1.000 copie.

Il CD? La Constellation se ne fa un baffo…

di Marco Tagliabue

12 ottobre 2009

I primi ad infilare nelle stampe in vinile dei propri album, che generalmente -e contrariamente a quella che purtroppo è una regola quasi assodata- escono ben prima dell’edizione ufficiale in CD,  un’anonima bustina con un anonimo dischetto argentato contenente la versione digitale del lavoro, senza sovrapprezzo alcuno, erano stati gli Shellac di Steve Albini. Un modo quasi sprezzante di dire che il CD, almeno quanto a costi vivi di produzione, vale poco più di niente. Ed un motivo in più per arrabbiarsi del suo prezzo assurdo. Ora anche la Constellation, gloriosa label canadese post-rock e non solo, sembra aver preso questa direzione. Fra le sue recentissime pubblicazioni, ad esempio, due “must” come il nuovo Vic Chesnutt, il bellissimo “At The Cut”, e “Prince Of Truth”,  l’ultima prova del progetto Evangelista di Carla Bozulich, allegano alla stampa in vinile a prezzo assolutamente standard anche la corrispondente edizione in CD.

Califone, un lato…inedito

di Marco Tagliabue

12 ottobre 2009

“All My Friends Are Funeral Singers”, il nuovo lavoro degli splendidi Califone di Tim Rutili, pubblicato in questi giorni da Dead Oceans, presenta, nella versione in doppio vinile, un’intera facciata di brani inediti rispetto alla “normale” (?) edizione in CD.

Grandi autori, le novità viniliche

di Roberto Anghinoni

12 ottobre 2009

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(In collaborazione con il Vinyl Shop PAPERMOON)

Segnaliamo una serie di recentissime uscite (tutte del 2009) che sono state realizzate anche nel melodioso supporto vinilico. Coinvolgono nomi importanti della nostra musica, e siamo certi che il supporto a noi più caro le renderà ancora più interessanti. Dove non indicato diversamente, si tratta di LP singoli.

TOM WAITS Romeo Bleeding
RYAN BINGHAM >- Roadhouse Sunjohn fogerty
WILCO Wilco – The Album
LEVON HELM - Electric Dirt  2-LP
STEPHEN STILLS - Just Roll Tape: April 26th 1968
SON VOLT - American Central Dust
FLEETWOOD MAC - Live At The Boston Party  4-LP
CLAPTON ERIC & STEVE WINWOOD - Live From Madison S  3-LP
YES Something’s Coming: Bbc Recordings 1969-1970  2-LP
BOTTLE ROCKETS - Lean Forward
CREAM – Waiting So Long: Ultimate Collector’s Box Set  4-LPnelson classic
HANK WILLIAMS III - Assjack  2-LP
ARTISTI VARI (TEN YEARS AFTER – MOUNTAIN – CANNED HEAT…) - Woodstock: 3 Days Of Peace And Music  5-LP WILLIE NELSON - Lost Highway 2-LP
ELVIS COSTELLO -
Secret Profane & Sugarcane  2-LP
GEORGE STRAIT -
Twang
WILLIE NELSON - American Classic
JOHN FOGERTY - Blue Ridge Rangers Rides Again
BLACK CROWES - Before The Frost & Until The Freeze  2-LP
CROSS CANADIAN RAGWEED -
Happiness & All The Other Thingsjimi hendrix
CROSBY STILLS & NASH – Demos
KLAUS VOORMANN - A Sideman’s Journey
PEARL JAM - Backspacer
JIMI HENDRIX - Live At Woodstock 3-LP
ROBERT EARL KEEN - Rose Hotel

Tre uscite dalla Secretly Canadian

di Roberto Anghinoni

12 ottobre 2009

NUOVE USCITE IN VINILE

 

The Black Heart Processionblack heart procession

L’etichetta Secretly Canadian, tra le altre cose, propone in doppio vinile anche l’ultima uscita discografica dei Black Heart Procession (l’album si intitola Six, riprendendo così la titolazione numerica che aveva caratterizzato i primi tre album). Le prime 600 copie sono in edizione limitata e in vinile colorato trasparente e rosso opaco.

 

 

Early Day Minersearly day miners

La seconda segnalazione riguarda la stampa viniliche dell’ultimo  album dei bravissimi Early Day Miners che si intitola The Treatment, dalle atmosfere più marcatamente pop rispetto agli album precedenti.
 

 

 

Antony And The Johnsonantony

Lo scorso 4 agosto la Secretly Canadian ha pubblicato negli Stati Uniti il singolo Aeon/Crazy in Love del meraviglioso Antony (and the Johnson), il giorno prima l’ha fatto la Rough Trade per il mercato europeo. I brani sono tratti da The Crying Light uscito anch’esso nell’edizione in vinile.

Se ci si mettono pure i creativi…

di Marco Tagliabue

8 ottobre 2009

Negli ultimi anni gli indemoniati creativi del marketing pubblicitario televisivo avevano rispolverato in un paio di spot, non chiedetemi quali perchè non lo ricordo nella maniera più assoluta, il fascino vintage di un vinile graffiante che gira sul piatto. Si trattava però di un breve flash visivo, di un’immagine di contorno assolutamente estemporanea rispetto alla sceneggiatura del filmato che andava in onda ed al prodotto che si intendeva promuovere, da leggersi unicamente in chiave nostalgico-sentimentale per sottolineare in maniera insolita il magic moment di una situazione talmente ideale da essere quasi fuori dalla realtà. Da lì, appunto, anche l’ormai irreale 33 giri. Alzi la mano, però, chi non ha provato un sussulto, un piccolo tuffo al cuore, davanti all’ultima campagna pubblicitaria di una delle principali banche italiane, il cui protagonista è un giovane ultra appassionato collezionista di dischi (”li ho tutti in perfetto stato”…”in edizione originale”) il quale, dopo innumerevoli scartabellamenti a vuoto fra scaffali grondanti di polvere e vinile, rintraccia l’oggetto dei suoi sogni, il tassello mancante della sua raccolta (per la cronaca è una stampa in vinile rosso di “Live Killer” dei Queen, chissà se esiste davvero…), in internet, lo paga con l’indispensabile carta di credito e lo va a ritirare personalmente (in un posto che mi pare di conoscere…) per godersi alfine nella quiete domestica l’agognato momento.  Siamo all’apoteosi vinilitica? Allo sdoganamento di massa? Alla certificazione che più ufficiale di così non si può che i tempi sono (ri)cambiati? Che l’oggetto volante non identificato di nero vinile è tornato in mezzo a noi? O è solo una semplice casualità, il pallino di un creativo con una passione nascosta?

17 e 18 ottobre, appuntamento a Vinilmania

di Roberto Anghinoni

7 ottobre 2009

Nei giorni 17 e 18 ottobre, presso il Parco Esposizioni di Novegro (MI), nei pressi dell’aeroporto di Linate, appuntamento con Vinilmania, la Fiera del disco e del CD certamente fra le più rappresentative d’Italia. Noi, come ormai avviene da circa 15 anni, ci saremo con il nostro banchetto e quindi saremo felici di incontarvi per fare quattro chiacchiere. L’occasione è ovviamente ghiotta, oltre che per dissanguarci per le effusioni viniliche, anche per associarvi e per recuperare qualche numero arretrato di Late che vi fosse sciaguratamente sfuggito. Dunque, vi aspettiamo!

California nel Minnesota

di PJ

1 ottobre 2009

Di duo in duo, da marito/moglie a marito/moglie/bassista.
Arriveremo anche a “quelli di Hoboken”, per ora andiamo a Duluth

Pj

Hello Dolly, this is Detroit

di PJ

1 ottobre 2009

Detroit, più recentemente, è rinata in questo incredibile duo: musica scarna, essenza rock and roll.
Un lui e una lei, nell’ambiguità del legame di parentela.
Il bianco, il rosso e il nero.
E una spettacolare cover di Dolly Parton

PJ