Archivio di settembre 2011

I conti della serva

di Marco Tagliabue

25 settembre 2011

La RIAA (Recording Industry Association of America) ha diffuso nello scorso giugno, con un ritardo fisiologico di circa sei mesi, i dati ufficiali relativi alle vendite dei supporti musicali negli USA, ormai distinti, anche ai fini statistici, fra “fisici” (CD, LP, DVD, etc.) e “non fisici” (download, musica liquida).

Sono numeri che riguardano soltanto il mercato degli Stati Uniti ma, considerata la vastità di tale mercato ed il ruolo guida che da sempre ricopre in questo ed altri settori, sono comunque molto indicativi riguardo la direzione, o le direzioni, che sta prendendo il mondo della musica.

Come ormai avviene da qualche anno a questa parte, si conferma il trend di crescita nella vendita dei supporti liquidi (+2,3%) a scapito dei supporti fisici (-21,8%); questi ultimi costituiscono ancora la fetta maggiore del mercato (il 53% contro il 59% del 2009), ma la forbice sta assottigliandosi sempre più dato che la vendita dei supporti liquidi sale al 47% contro il 41% del 2009. Il 2011 potrebbe essere, e quasi sicuramente sarà, l’anno del sorpasso. Se torniamo ancora più indietro negli anni, nel 2006 si registrava un 84% contro il 16% a favore dei supporti fisici, nel 2007 il 77% contro il 23%, nel 2008 il 66% contro il 34%. Difficile a questo punto sostenere la tesi che il download non sia un fenomeno destinato a crescere ed a soppiantare la vendita dei supporti fisici (e ricordiamo che qui si parla solo di download legale).

A fronte di questi dati, va comunque registrato un calo generalizzato del numero dei “pezzi” venduti, sia fisici che liquidi: -6,8% nel 2010 contro il -3,5% dell’anno precedente, e sarebbe bello capire se la contrizione dei consumi anche nel campo della musica sia effetto della crisi economica o di un cambio di abitudini e costumi.

E finiamo con una nota positiva, almeno per noi vinilmaniaci. Nel crollo complessivo dei supporti fisici (-21,8% nel 2010) si confermano il calo sensibile delle vendite dei CD (-22,9% nel 2010 contro il -20,5% dell’anno precedente) ma anche l’eroica progressione  dell’aumento delle vendite del vinile (+25,9% nel 2010 contro il +10,8% del 2009). In termini assoluti, come è ovvio, si tratta ancora di numeri irrisori (4 milioni di LP contro i 225 milioni di CD), ma il trend degli anni scorsi sembra confermato ed il “consumo” del vinile sta ormai travalicando i confini del mercato di nicchia. Difficile a questo punto continuare a pensare che si tratti solo di una moda passeggera.

Stelle cadenti e Astri nascenti

di Marco Tagliabue

5 settembre 2011

Molto probabilmente, se Andrew Wood non fosse stato così idiota da giocare a poker con la propria vita alzando ogni giorno la posta in palio, fino a perdere anche le mutande in quel fatidico marzo del 1990 grazie alla solita overdose di eroina, adesso rischierebbe di essere una rockstar di prima grandezza. Una stella, probabilmente, ormai un po’ offuscata dagli anni e da un physique sempre meno du role, alle prese con un passato ingombrante ed un conto in banca rassicurante, con una serie di album via via più insignificanti ed un manipolo di pensieri troppo grandi per un uomo solo, rivolti, proviamo ad immaginarlo, alle foreste dell’Amazzonia, al buco nell’ozono o al debito pubblico dei Paesi in via di (sotto)sviluppo. Ma in questo, ne siamo sicuri, avrebbe trovato qualche valido alleato, tanto da farci egoisticamente pensare che, in fondo, forse è andata meglio come è andata. E, con la stessa probabilità, tale Eddie Vedder, ancora in preda al più sconfortante anonimato, sotterrati definitivamente i sogni di gloria che ne avevano animato le notti imberbi, sarebbe alle prese con lo stesso autolavaggio o la stessa bottega di hot dog nella quale lo colse il destino, sempre in quel fatidico marzo del 1990, per una partita a dadi dalla quale, almeno lui, è uscito vincitore. E se è vero che la storia non si fa con i “se” e con i “ma”, e che la vita è piena di occasioni mancate o di treni presi per un soffio, di incredibili coincidenze o tragici scherzi del destino, proviamo per un attimo ad immaginare come andrebbero riscritte le enciclopedie del rock se i Pearl Jam, che da quella inaspettata fine ebbero inizio, non fossero mai nati, e se i Mother Love Bone, con un cantante un pochino più furbo, avessero sfruttato la Polygram fino all’ultimo dollaro grazie a quel contratto per sette album che avevano già in mano…