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Rock & Pop, le recensioni di LFTS/12

di admin

5 aprile 2011

hillman pedersen

 

CHRIS HILLMAN & HERB PEDERSEN

At Edward’s Barn

2010 Rounder CD

 

Incredibile! Un disco dal vivo di Chris Hillman. Incredibile perché, nella sua eccezionalmente lunga e prolifica carriera, è uno dei rari dischi live di questo artista, se non sbaglio solo il secondo pubblicato in tempo reale (e comunque anche i live d’archivio sono solo un paio). Nessun disco dal vivo con i Byrds, nessuno con i Manassas, la SHF Band, la Desert Rose Band o come solista assoluto. A conti fatti c’è solo il mitico Last Of The Red Hot Burritos a far compagnia a questo scintillante, bellissimo concerto acustico realizzato col fido pard Herb Pedersen. Il disco è stato registrato verso la fine del 2009 in un fienile dove con cadenza regolare i nostri si esibiscono per beneficenza. L’acustica particolare della sede scelta, l’informalità e l’intimità della performance ne fanno una perla di rara bellezza, sia per chi ama le atmosfere acustiche che per chi apprezza la formidabile miscela vocale che Herb e Chris sanno allestire quando le loro ugole si uniscono (e ormai sono decenni che la cosa accade). Come se non bastasse, hanno scelto per farsi accompagnare un gruppo di musicisti molto dotati che creano un sound ricco e grondante di umori unici. Ci sono infatti il violino di David Mansfield (già al fianco di Hillman negli anni ‘80 per una serie di registrazioni country- gospel), il bassista Bill Bryson (a lungo collaboratore del duo) e il chitarrista Larry Park. I due compadres oltre alle voci ci mettono il banjo (Herb) e il mandolino (Chris), con un risultato che le parole stentano a definire. Il concerto è un viaggio piacevolissimo attraverso tanti anni di musica e di gruppi e concede anche un paio di brani nuovi che in questi frangenti non guastano mai, come a dire che i nostri non sono solo due pezzi da museo. E difatti, la particolare ritrosia di Hillman verso il materiale d’archivio conferma questa dichiarazione. Chris Hillman sembra, con questo disco, essere ritornato definitivamente al mandolino, il suo strumento originario, quello con cui dalle parti di San Diego suonava in timidi gruppi bluegrass prima di imbracciare il basso e cominciare a volare con i Byrds. Il disco si apre con il gospel di Going Up Home per poi citare la Desert Rose Band attraverso Love Reunited. La versione di Turn Turn Turn è puro spettacolo così come gli altri brani byrdsiani, Have You Seen Her Face (il primo firmato da Chris per supplire alla fuoriuscita di Gene Clark dal gruppo) e l’incredibile versione acustica di Eight Miles High, che dal vivo è anche meglio di quella già spettacolare incisa in studio qualche anno fa. Dal repertorio dei Burritos ci sono Together Again, Sin City e un’azzeccata Wheels. Tra gli inediti si fa apprezzare particolarmente Tu Cancion una canzone di ispirazione tex-mex ma senza fisarmoniche composta da Hillman, probabilmente con in testa il Dylan di To Ramona. La conclusione del disco (quindici brani in tutto) è affidata a Wait A Minute cantata da Pedersen, e alla struggente Heaven’s Lullabye.

 Paolo Crazy Carnevale

 

 

 

Johnnie Selfish and the Worried Men Band

 

JOHNNIE SELFISH AND THE WORRIED MEN BAND

Committed

2010 Autoproduzione CD

 

Un disco realizzato da veri amanti della musica americana. Dagli strumenti, alle sonorità, Johnnie Selfish e i suoi propongono un ritratto del folk americano appassionato, ma molto, forse troppo tecnico,  puntuale nell’esecuzione e senza una nota in più o in meno di quanto sia richiesto. Questo è certo un pregio quando si suona un genere popolare, il saper essere allo stesso tempo buoni strumentisti e arrangiatori oculati. Tuttavia alcune pecche sono difficilmente perdonabili a dei musicisti di livello: voler fare una canzone d’autore, nel senso in cui è intesa in Italia, rifacendosi al mondo del folk americano può essere pericoloso e dare luogo a fraintendimenti non sempre risolvibili. C’è qualcosa di sbagliato nell’immaginarsi Woody Guthrie cantare una Song For The Working Class come quella che compare in apertura del disco, è un accostamento che va al di là dei limiti del folk americano, per sorvolare poi su svarioni linguistici propri dell’italiano come l’allitterazione “lines and lanes” che sono quasi cacofonici in altre lingue. Certo, è già una buona prova saper addentare con originalità un genere rigido e chiuso nei suoi schemi fissi, nelle sue armonie ricorrenti, e veramente il lato strumentistico non delude mai; molto pregevole anche lo strumentale Self Portrait. Tuttavia ciò che il disco non trasmette è il lato, per così dire, ruspante della musica, quell’eterna, ossessiva ripetitività dei folk singer, nonostante la quale sono nati brani di struggente poesia, soppiantati qui da immagini altamente prosastiche, poco più di una pallida imitazione. A volte si ha l’impressione che il testo non sia che un mero riempitivo per una musica che suoni il più americano possibile, quasi un esercizio di stile.

Eugenio Goria

 

 

neil_young_le_noise_cd_cover 

NEIL YOUNG

Le Noise

2010 Repris CD

 

Della serie dischi inutili. Dispiace dirlo di uno dei propri beniamini, ma questo ennesimo CD firmato dal canadese per eccellenza mi ha deluso. Così come mi avevano deluso i suoi predecessori. Non so se sia perché Young sta riversando tutte le energie nei suoi archivi o se sia proprio perché la vena creativa si è momentaneamente impoverita, ma non mi erano piaciuti né Chrome Dreams II, né Fork In The Road. Per carità qualche brano buono lo si trovava anche, così come lo si trova in questo nuovo CD, ma la sensazione era, ed è, che la bontà fosse dovuta al fatto che tutto il resto era davvero brutto. A partire dalla grafica, ma Young ha spesso avuto il gusto dell’orrido in questo senso, questi dischi non fanno davvero onore a buona parte del passato discografico di Neil Young. E sì che l’attesa era davvero spropositata, da quando si era saputo che a produrre il tutto c’era nientepopodimenoche il signor Lanois, un altro canadese. Più che di suoni in questo disco sentiamo dei feedback, ma non occorreva scomodare il già produttore di U2, Bob Dylan, Robbie Robertson: Young di feedback chitarristici ce ne aveva già regalati molti in passato, senza dover propinarci questa nuova creazione. Quello che emerge dagli ascolti, ripetuti, è la totale mancanza d’ispirazione, di buone canzoni. C’è anche la ripresa di un vecchio brano, pare risalente al 1976, ma sicuramente eseguito più volte nel tour del 1992, intitolato Hitchhiker, una buona canzone, ma vestita con un arrangiamento che non va giù. Un paio di brani acustici o semiacustici sembrano eccellere tra gli altri, otto in tutto per meno di quaranta minuti, Someone’s Gonna Rescue You e Peaceful Valley Boulevard dove si cerca di rifare il verso a certe cose di On The Beach (senza riuscirci), ma, lo ripeto è un’eccellenza fatua, che emerge per colpa della pochezza del resto. Quantomeno, stavolta ci è stata risparmiata l’edizione col DVD allegato (che ultimamente Young non aveva mai fatto mancare ai suoi fan) anche se per la verità, su Youtube c’è un video dedicato alla realizzazione di questo Le Noise.

 Paolo Crazy Carnevale

 

 

rufus party

RUFUS PARTY

Civilization & Wilderness

2007 Bluebout CD

 

 

Un bel lavoro come non se ne vedono spesso.  I Rufus Party sono una band di Reggio Emilia che ha scelto per il proprio lavoro, prodotto nel 2007, una veste semplice e casalinga: una grafica essenziale, una registrazione su bobinone analogico: roba d’altri tempi. Tuttavia, anche se in certi ambienti questo entusiasmo tutto amatoriale può non essere ben visto, il prodotto musicale è sicuramente di alta qualità, e merita il rispetto che si deve a un bel disco. Civilization & Wilderness è, come lo definisce il chitarrista Parmiggiani, “una specie di concept album registrato con amore, come si faceva una volta”, e rappresenta un’originale rielaborazione del rock blues britannico e americano. Forte è in molti brani l’influenza di Jagger e Richards, e a volte lo spirito di emulazione prevale sulla creatività, ma non mancano momenti anche di grande personalità che fanno presto dimenticare le piccole sbavature che si incontrano qua e là. Ad esempio le due parti in cui è divisa Walk Of Fame rappresentano un tentativo di sperimentazione davvero azzeccato e significativo, che mescola un riff blues suonato dall’armonica con sonorità innovative, a metà strada tra l’indie e il rock. Quanto alla voce, sono necessarie due parole in più: quasi sempre il cantante è in buona sintonia con l’accompagnamento e con la natura delle canzoni che interpreta, è perfetto in un brano come la poderosa e travolgente Mr. Shuffle, lascia però a bocca asciutta su un lento come Girl On A Pedestal, e l’ascoltatore forse vorrebbe un po’di più in un pezzo peraltro molto bello. L’ascolto prosegue tra suggestioni che vanno dagli anni Sessanta americani al rock contemporaneo, attraverso riff quasi sempre puntuali e incisivi, con una ricchezza di timbriche e di strumenti che rende il disco estremamente particolare: non ci sono molti gruppi che sanno utilizzare a ragion veduta un organo hammond.  Un bel lavoro dunque, con pregi e difetti, ma piacevole all’ascolto e ricco di buone idee.

Eugenio Goria

 

 

soft machine legacy

SOFT MACHINE LEGACY

Live Adventures

2010 Moonjune CD

 

 

Nonostante Hugh Hopper ed Elton Dean siano passati recentemente a miglior vita, la spinoff band che si dedica a proseguire i fasti dei Soft Machine continua la propria strada con onore e perseveranza. Questo live, fresco di stampa, ci propone il sunto di due serate tenute nell’ottobre dello scorso anno in Austria e Germania. Il gruppo, va detto per i puristi e i pignoli, non comprende alcun membro originale del gruppo, ma ha sempre avuto l’imprimatur degli ex, e il buon gusto di non farsi chiamare semplicemente Soft Machine è cosa non da poco. Per sostituire Hopper la formazione britannica ha seguito una logica inappuntabile ed ecco che ora le vibranti note di basso elettrico sono a discrezione di Roy Babbington, che negli anni ‘70 aveva militato nel gruppo per un breve periodo. Così sono sempre tre i componenti del quartetto attuale che hanno nel DNA la musica dei Soft Machine: Babbington, il batterista John Marshall e il chitarrista John Etheridge, che è un po’ il leader del gruppo odierno. Il quarto membro è il giovane Theo Travis, oboe e sassofono, che vanta un pedigree stellare, annoverando collaborazioni con Dick Heckstall-Smith, Gong, i fratelli Sinclair e Robert Fripp. Il disco è molto ben registrato e ci mostra un gruppo ben lontano dal fare della semplice musica per nostalgici, proponendo a fianco di qualche titolo firmato dai vecchi Soft Machine (Gesolreut di Ratledge e Facelift di Hopper) nuove composizioni di Etheridge, Travis e di Karl Jenkins, altro personaggio legato alle due formazioni. Si va dalle atmosfere molto progressive di Song Of Aeolus (con la chitarra ispirata di Etheridge a dominare) e The Nodder agli sperimentalismi dell’iniziale Has Riff II (rielaborazione di gruppo di un tema originale di Mike Ratledge), passando per il jazz rock di Grapehound e In The Back Room (con gran lavoro del sassofonista) e il free del medley The Relegation Of Pluto/Transit.

 Paolo Crazy Carnevale

 

 

thee jones bones

THEE JONES BONES

Electric Babyland

2010 Il verso del cinghiale CD

 

 

Nella scia dei gruppi a base di sola chitarra e batteria (White Stripes, Black Keys tanto per dire i più affermati) si inserisce questa curiosa formazione bresciana. Per la verità ci sono altri strumenti in questo disco, ma il gruppo resta comunque un duo, formato da Luca Ducoli e Michele Federici. Se la copertina e il titolo (entrambi da premio!) fanno pensare immancabilmente a Hendrix, l’ascolto ci porta decisamente altrove, le nove tracce di questo CD sono tutto tranne un riferimento al mancino di Seattle. Una parola può riassumere quello che i Thee Jones Bones suonano: rock’n’roll. Scontato? No, direi anzi molto fruibile, grezzo, ribelle, simpatico, in tutte le sue sfaccettature, il rockabilly delle origini, con tanto di riferimenti country e bluegrass, una buona dose di punk, passando, distrattamente, per Lou Reed con il brano Nico’s Banana. Il tutto shakerato col risultato di un prodotto fresco e originale: banjo, chitarre slide, ritmica incalzante: oltre al brano citato si fanno apprezzare particolarmente Cowbaby, Teachin’ Nurse e l’iniziale Holly Holly.

Paolo Crazy Carnevale

 

 

dire straits

 

DIRE STRAITS

Sultans Of Swing The Very Best

2010 Vertigo 2CD + DVD

 

La band si forma a Newcastle nel 1977 e poi si trasferisce a Londra, con David  Knopfler, il fratello  Mark, e gli amici John Illsey, basso e Pick Withers, drums. In piena era punk i Dire Straits  (letteralmente terribili ristrettezze) riuscirono a creare una sonorità unica, unendo il classico rock & roll a influenze country, jazz, swing e blues, grazie anche alla loro notevole capacità strumentale e compositiva che li fece diventare in poco tempo famosi in tutto il mondo con i due primi albums, Dire Straits e Communiquè, piccoli gioielli del genere e con singoli che ormai fanno parte della storia della musica rock, da Tunnel Of Love a Romeo And Juliet, da Local Hero a Sultan Of Swing, solo per citarne alcuni. Questa raccolta fu pubblicata dalla Vertigo nel 1998 come album singolo con sedici brani, ovviamente i più famosi della band oltre a due tracce live, Your Latest Trick e Local Hero/ Wild Theme. Visto il successo fu ripubblicata in doppio CD, con il disco originale sul primo CD e sul secondo un concerto inedito registrato a Londra nel 1996 durante il Golden Heart Tour, contenente sette brani e con versioni strepitose di Romeo And Juliet, Sultan Of Swing e Brothers In Arms. La ultimissima versione è questo lussuoso cofanetto con booklet allegato, a prezzo veramente contenuto, con i due CD già citati e uno stupendo DVD contenente sedici canzoni  dal vivo tratte da vari concerti con brani lunghi e dilatati, con grande spazio ai solismo dei musicisti e con Mark in grande spolvero con la sua chitarra e con la sua voce roca e personalissima:Sultan Of Swing, Romeo And Juliet, Tunnel Of Love, Calling Elvis, Love Over Gold e Heavy Fuel ci faranno sempre sognare.

Daniele Ghisoni

 

 

john hammond

JOHN HAMMOND

Rough & Tough

2009 Chesky Records CD

 

 

Quasi cinquant’anni di carriera, forse il più grande interprete ed esecutore bianco della musica blues di tutti i tempi, riesce ancora a stupirci con un nuovo album, grazie a una voce calda e coinvolgente, un tocco chitarristico unico unito alle sonorità stupende che riesce a trarre dalla sua armonica. Con un Palmares di un Grammy Award e un WH. Handy Award, oltre a diverse nomination, il 26  giugno di quest’anno ha suonato il suo concerto numero 4.000. Una produzione discografica enorme, oltre trenta album, iniziata nel 1962 ma con pochissimi lavori non all’altezza. Soprattutto interprete, perché John ha scritto pochissimo, delle canzoni di tutti i grandi del blues, da Muddy Waters , Chuck Berry, Jimmy Reed, Son House, Sonny Boy Williamson, fino a Howlin’ Wolf ,  solo per citarne alcuni, ma anche un brano già ascoltato migliaia di volte nella sua esecuzione riesce a dare ancora nuove sensazioni che ti coinvolgono in modo unico. Quindici brani, classici senza tempo, prodotti da G.Love , nei quali John si fa aiutare da Stephen Hodges, drums, Marty Baloou, bass e Bruce Katz, keys e suona acoustic and 12 strings guitar  National steel e armonica. Il disco è stato registrato  nel novembre del 2008 in NYC, alla St. Peter Episcopal Church. Le canzoni, quasi tutte già interpretate da John, si susseguono senza sosta, una più bella dell’altra:My Mind Is Ramblin del suo idolo Howlin’ Wolf, She’s Though, Chattanuga  Choo Choo, il classico di Glen Miller davvero stupendo, Statesboro Blues di Willie McTell, I Can Tell di Bo Diddley, No Place To Go, It Hurts Me Too di Elmore James, I Can’t Be Satisfied di Muddy Waters, solo per citarne alcune. Notevole il booklett allegato con notizie e foto per un disco da non perdere.

Daniele Ghisoni

 

 

kiss

KISS

Ikons – 2009 Mercury Box 4CD

Sonic Boom – 2009 Mercury Box 2CD + DVD

 

Ace Frehley, il chitarrista storico dei Kiss, ha appena pubblicato Anomaly, un disco in gestazione dagli anni ’90, poi rimandato per le sue vicissitudini personali, l’abbandono e il rientro nella band  in varie riprese, con alcuni brani scritti e incisi recentemente, veramente un bel dischetto degno di un grande musicista. Ma ai fan della band consiglio soprattutto  queste due chicche: Ikons è un cofanetto con oltre sessanta brani, in una bellissima confezione con un libretto con la storia della band, foto inedite e altre delizie. Le note si aprono con “Sono quattro, quattro volti, quattro eroi, quattro Icone”. Ogni CD è dedicato a un componente del gruppo e raccoglie le canzoni più belle e famose dallo stesso scritte e cantate. Di Gene Simmons, “The Demon”, troviamo tra le altre Deuce, Lager Than Life e Radioactive. Di Paul Stanley, “The Star Child” ricordo Detroit Rock City, Rock Bottom , Strutter e Mr. Speed. Di Ace Frehely, “Spaceman” possiamo ascoltare Talk To Me, Dark Light e Snow Blind. Infine, Peter Criss “The Cat Man” ci offre le stupende Beth, Black Diamond e Getaway.  Consigliato anche per il prezzo contenutissimo.  Sonic Boom è invece il nuovo album della band pubblicato in concomitanza col nuovo tour che porterà i Kiss in tutto il mondo, il primo in studio dal 1998. L’ascolto ha tolto ogni dubbio sulla utilità della operazione: un buon album di rock and roll, undici brani nuovi composti da Simmons e Stanley, alcuni col chitarrista Tommy Thayer. I mie preferiti sono Russian Roulette, Say Yeah e Hot And Cold,  ma anche gli altri non sono  davvero male. Questo box è una edizione limitata, in confezione deluxe in ogni senso, contenente anche un CD antologico e un DVD con un concerto inedito registrato al River Plate Stadium di Buenos Aires, il 9 Aprile del 2010.

Daniele Ghisoni

 

 

ozzy

OZZY OSBOURNE

Scream

2010 Sony Music CD

 

 

Decimo album in studio per l’ex leader dei Black Sabbath che a sessant’anni compiuti continua a stupire dandoci  lavori di ottima fattura, come il precedente Black Rain, che ha ottenuto ottimi riscontri di vendite, supportati da tour mondiali che confermano lo stato di grazia del “Prince Of Darkness”, sempre vivo e vegeto malgrado decenni di abusi in ogni senso. Si tratta anche del primo album senza il grande chitarrista Zakk Wylde, con lui dalla incisione di No Rest Of The Wicked nel  1998. Il disco è uscito in Europa l’11 Giugno 2010, con la produzione del fido Kevin Churko e con i trainanti singoli Let Me Hear Your Scream e Let It Die ha subito raggiunto tutte le top ten mondiali, grazie a concerti che hanno confermato l’incredibile carisma dal vivo del Mad Man e della sua band. Inciso ai Bunker Sudios di Los Angeles, ci offre undici nuovi brani composti da Ozzy e Churko, e quattro col tastierista Adam Wakeman.  Il resto della band è formato dal batterista di origine greca Tommy Clufetos (ex Alice Cooper e Ted Nugent) , dal bassista Rob Nicholson e dal chitarrista Gus G, ex Firewind, non geniale come Zakk (un vero mito) ma graffiante e con un suono potente e aggressivo. Let It Die e Let Me Hear Your Scream sono stupende, suono grintoso e coinvolgente, ma non sono da meno le durissime Soul Sucker e Crucify, o le ballate elettro/ acustiche Time e Life Won‘t Wait, con la voce di Ozzy sempre stupenda e accattivante. Grande e basta , mai nostalgico! Al recente Ozz Festival di Boston ha avuto una interminabile standing ovation dai suoi fan.

 Daniele Ghisoni 

 

 

davies

RAY DAVIES & The Coral Crouch End Festival Chorus

The Kinks Choral

2009 Decca CD

 

Solo un genio come Ray Davies poteva pensare a riproporre le più famose canzoni dei Kinks facendosi accompagnare da un coro liturgico, riuscendo in modo eccellente ad amalgamare brani seminali con sonorità così diverse, unendo il sacro al profano in modo unico.Il risultato è un disco davvero unico per la sua bellezza nel quale Ray canta facendosi accompagnare da una rock band composta da Billy Shamely e Milton McDonald, guitars, Dick Nolan, bass, Toby Baron, drums e Gunnar Frick e Ian Gibbons, keys. Il coro è originario di Crouch End, un sobborgo vicino a quello di Mushwell Hill, dove Ray è cresciuto, ed è diretto da David Temple. Ray li aveva già usati nella   incisione di Other People‘s Lives e in alcune sue esibizioni dal vivo. Dieci brani stupendi , alcuni  tratti da Village Green Preservation Society (disco stupendo  recentemente ristampato come triplo CD in edizione deluxe) ma tutti in questa versione col coro, che si amalgama perfettamente alla strumentazione elettrica, assumono una prospettiva musicale diversa, mantenendo intatto il nucleo originale della melodia. Le eterne You Really Go Me e All Day And All Of The Night, dal riff chitarristico unico e irripetibile, con il coro assumono un alone di magia, come le melodiche Days,   See My Friend, Shangri -La e Celluloid Heroes (queste ultime due  sono tra le composizioni di Davies quelle che adoro) che continuano sempre a incantare. Anche le famosissime Waterloo Sunset e Victoria con questo arrangiamento sembrano avere una immediatezza nuova e avvolgente.  Notevole anche Working Man Cafè, tratta dal suo ultimo, omonimo album, che fa la sua bella figura in mezzo a tanti classici. Un cenno a parte merita il medley di Villane Green, con Big Sky, Picture Book, Johnny Thunder, Do You Remember Walter? e ovviamente la title track che coinvolgono in modo sorprendente . Un grande disco che non mi stanco mai di riascoltare! Una volta i dischi preferiti che riascoltavi in continuazione si consumavano, succederà anche per questo CD ? 

Daniele Ghisoni

 

Frattaglie di (puro) vinile…11

di Marco Tagliabue

6 ottobre 2010

Grinderman 2 …Davvero lussuosa l’edizione in vinile di Grinderman 2, il nuovo acclamato lavoro della cricca che culla gli incubi ritrovati del Nick Cave più torbido e casinaro. L’album, pubblicato come sempre dalla Mute Records, contiene un bellissimo poster 60×90, un fascicolo di otto pagine in formato 12″ con i testi illustrati dei brani, oltre naturalmente al disco in formato LP e CD. Il tutto ad un prezzo assolutamente normale…

Blurry Blue Mountain…la Fire  Fidelity è una nuova label che pubblica esclusivamente vinile. A dare lustro al proprio catalogo, nel venticinquesimo anniversario della sua uscita, sarà la ristampa del debut album dei Giant Sand  “Valley Of Rain”, cui farà immediato seguito quella dei successivi “Ballad Of A Thin Line Man” e “Storm”. Ma la vera chicca è la pubblicazione in edizione limitata di 500 copie in vinile blu+500 copie in picture disc dell’inedito “Blurry Blue Mountain”, a proposito del quale Howe Gelb ha dichiarato:  “On this album, it happened that every session we were able to record came between work loads that rendered us at that point of sleeping and waking. like the poppy fields in wizard of oz, we went in and out of consciousness at various times during recording. This is not a bad thing. nor does it make the record sound like we’re asleep. it has the momentum of that place between sleep and being awake. and in that narrow slip of existence lies a landscape of reason that most of us hurry past in daily lives. this record is planted firmly there…Between the crystal clear focus of your day to day and the luxury of sweet fuzzy sleep, we welcome you to the blurry blue mountain”…

A Catholic Education …sempre da casa Fire Fidelity la ristampa del debut album dei Teenage Fanclub “A Catholic Education”, originariamente edito dalla Paperhouse nell’ormai lontano 1990. Un classico dell’indie pop chitarristico dell’Inghilterra di quegli anni, quando brit-pop era ancora un termine di là da venire, Blur e Oasis pure, e le cose andavano molto, ma molto meglio…

Third From The Sun…succulenta serie di ristampe anche per i mitici Chrome, dei quali la tedesca Lilith ristampa in vinile 180 gr. ben cinque album, tutti con bonus Cd allegato. Si tratta del mitico debutto di “Alien Soundtracks”, del quale viene offerta 1 extra track, e dell’ancor più valido seguito di “Half Machine Lip Moves”, in cui le extra tracks sono ben 3. Tocca poi a “Red Exposure”, “Blood On The Moon” e “3rd From The Sun” che offrono, rispettivamente, 3 1 e 2 extra tracks rispetto alle versioni originali…

Bundles…in casa Cherry Red, invece, si segnala la ristampa di “Bundles”, album del 1975 dei Soft Machine, famoso per essere il primo a non essere titolato con la solita sequenza numerica e l’ultimo a registrare le performance del tastierista storico Mike Ratledge, unico membro in questo lavoro della formazione originale…

Scientists…sempre dai tipi della Cherry Red arriva questa interessante compilation dei mitici Scientists, precursori australiani della scena americana non solo grunge dei primi anni novanta, dal titolo accattivante di “This Is My Happy Hour (Birth Of The Scientists)”. Il periodo preso in considerazione è quello che va dal 1982 al 1984, successivo alla pubblicazione del primo singolo “Frantic Romantic” del 1979, che porterà al mitico Ep “Blood Red River” ed al trasferimento della band di Kim Salmon a Londra proprio nel 1984…

Flash…un disco leggendario, forse ancor più per la sua cronicissima scarsa reperibilità che per i suoi effettivi meriti artistici, che sono comunque molto alti, a tornare alla luce è il celeberrimo “Flash” dei Moving Sidewalks (nei quali militava, tra l’altro, il futuro ZZ Top Billy Gibbons),  pubblicato in origine nel 1968. Responsabile del “misfatto” è l’etichetta tedesca Klimt, che ha ristampato in vinile l’album aggiungendo  ben cinque bonus tracks, fra le quali il mitico singolo “99th Floor”. Un classico, forse minore ma non troppo, della psichedelia texana dei tardi anni sessanta…

Gene Simmons…la Lilith ristampa in picture discs fedeli alle edizioni originali i quattro mitici album solisti di Gene Simmons, Paul Stanley, Ace Frehley e Peter Criss pubblicati contemporaneamente del 1978. Per i pochi fans dei Kiss che ancora non li avessero ascoltati, oltre che quattro oggettini che anche appesi al muro farebbero la loro porca figura, potrebbero rivelarsi un’autentica sorpresa…

Out Of Reach…sempre in casa Lilith due ristampe, entrambe con bonus Cd allegato, degli ultimi lavori dei gloriosi Can, “Out Of Reach” del 1978 e “Can (Inner Space)” del 1979. Non siamo certo dalle parti di “Tago Mago”, ma sono sempre meglio di tanta fuffa che oggi ci spacciano per  indispensabile… 

Tuxedomoon

…la Get Back ristampa invece il doppio live “Ten Years In One Night” dei Tuxedomoon, edito in origine nel 1989 per celebrare il decimo anniversario della gloriosa band. L’album contiene registrazioni effettuate in Europa e nel Giappone fra il 1985 ed il 1988 e può essere utile anche ai neofiti, come una sorta di greatest hits dal vivo della band…a patto poi di far rotta immediatamente almeno su “Half Mute” e “Desire”…

a_meditation_mass…e chiudiamo in bellezza con le agognate ristampe di due piccoli grandi classici del krautrock. Primo cenno per gli Yatha Sidhra di “A Meditation Mass”, rimessi finalmente in circolo nientepopodimeno che dalla Universal/Brain Metronome nella serie “Black Is Back”, e secondo cenno per “Rastakraut Pasta” di Moebius & Plank,  originariamente pubblicato nel 1980 ad ideale chiusura di quella incredibile e feconda decade, che ha rivisto la luce per merito della fantomatica label Bureau-B.

rastakraut pasta

 

Buon ascolto a tutti!

Rock & Pop, le recensioni di LFTS/5

di admin

25 agosto 2010

A cura del nostro Daniele Ghisoni, una carrellata di recenti uscite discografiche dei protagonisti dei bei tempi che furono. Celebrazioni, ricordi, dischi nuovi ma anche e sopratutto una musica che decisamente si rifiuta di invecchiare.

URIAH HEEP
Celebration
2009 Edel CD + DVDuriah heep

Per celebrare il quarantesimo anniversario della pubblicazione del primo, stupendo album Very Heavy… Very Umble, famoso non solo per il suono innovativo della band, ma anche per una delle copertine più macabre e inquietanti nella storia della musica rock, gli Huriah Heep, guidati da sempre dal chitarrista e mente del gruppo Mick Box, pubblicano questo Celebration che è stata una vera sorpresa anche per uno come il sottoscritto che li ha sempre amati alla follia. Completano la formazione attuale Bernie Shaw, voce, Phil Lanzon alle tastiere, Trevor Bolder al basso e Russell Gilbrok, drums che ha sostituito il batterista storico Lee Kerslake, che aveva lasciato per motivi di salute un paio di anni orsono. Il nucleo è lo stesso da anni: ottimi strumentisti che hanno pubblicato I Wake The Sleeper, il buon album di studio inciso nel 2008 dopo oltre dieci anni dal precedente. Il  cantante David Byron, grande frontman, è purtroppo scomparso da anni, dopo una breve carriera solista. Lo stupendo tastierista, arrangiatore e coautore delle più belle e famose canzoni della band, Ken Hensley, continua una prestigiosa carriera ricca di soddisfazioni. Ma se il suono è cambiato rivolgendosi a sonorità piu corpose e avvolgenti, lo spirito degli Huriah Heep non è mai venuto meno, basta ascoltare questo lavoro che ci offre ben quattordici brani. Due sono nuovi (Only Human e Corridors Of Madness) gli altri ci ripropongono canzoni immortali come Sunrise, Stealin, The Wizard, Easy Livin, Lady In Black, Gypsy e Free And Easy, tutte riproposte in una nuova versione. Stupenda la confezione in digipack del dischetto, con un booklet ricco di foto, notizie e con i testi delle canzoni. Il DVD ci offre uno stupendo concerto registrato al The Sweden Rock Festival dello scorso anno, con la band in forma smagliante che ci offre quarantacinque minuti di musica che continua e continuerà a farci sognare.

 

JOHN HAMMOND
Rough & Tough
2009 Chesky Records CDjohn hammond

Quasi cinquanta anni di carriera, forse il più grande interprete ed esecutore bianco della musica blues di tutti i tempi, riesce ancora a stupirci con un nuovo album, grazie a una voce calda e coinvolgente, un tocco chitarristico unico, unito alle sonorità stupende che riesce a trarre dalla sua armonica. Con un palmares di un Grammy Award e un WH. Handy Award, oltre a diverse nomination, il 26 giugno di quest’anno ha suonato il suo 4 millesimo concerto. Una produzione discografica enorme, oltre trenta album, iniziata nel 1962, ma con pochissimi lavori non all’altezza. Hammond è soprattutto interprete, perché ha scritto pochissimo, delle canzoni di tutti i grandi del blues, da Muddy Waters e Chuck Berry a Jimmy Reed e Son House; da Sonny Boy Williamson a Howlin Wolf, solo per citarne alcuni, ma un brano già ascoltato migliaia di volte nella sua esecuzione riesce a dare ancora nuove sensazioni che ti coinvolgono in modo unico. Quindici brani, classici senza tempo, prodotti da G.Love, nei quali John si fa aiutare da Stephen Hodges alla batteria, Marty Baloou al basso e Bruce Katz alle tastiere e John suona acoustic and 12 strings guitar, National steel e armonica. Il disco è stato registrato nel novembre del 2008 in NYC, alla St. Peter Episcopal Church. Le canzoni, quasi tutte già interpretate da John, si susseguono senza sosta, una più bella dell’altra: My Mind Is Ramblin del suo idolo Howlin’ Wolf, She’s Though, Chattanuga Choo Choo, il classico di Glen Miller davvero stupendo. Poi, Statesboro Blues di Willie McTell, I Can Tell di Bo Diddley, No Place To Go, It Hurts Me Too di Elmore James, I Can’t Be Satisfied di Muddy Waters, solo per citarne alcune. Notevole il booklet allegato, con notizie e foto, per un disco da non perdere.

 

 
KISS
Ikons
2009 Mercury Box 4CD
Sonic Boom
2009 Mercury Box 2CD + DVDkiss

 
Ace Frehley, il chitarrista storico dei Kiss, ha appena pubblicato Anomaly, un disco in gestazione dagli anni ’90 poi rimandato per le sue vicissitudini personali, l’abbandono e il rientro nella band in varie riprese, con alcuni brani scritti e incisi recentemente, veramente un bel dischetto degno di un grande musicista. Ma ai fan della band consiglio soprattutto queste due chicche: Ikons è un cofanetto con oltre sessanta brani, in una bellissima confezione con un libretto che racconta la storia della band ricco di foto inedite e altre delizie. Le note si aprono con “Sono quattro, quattro volti, quattro eroi, quattro icone”. Ogni CD è dedicato a un componente del gruppo e raccoglie le canzoni più belle e famose dallo stesso scritte e cantate. Di Gene Simmons, detto “The Demon”, troviamo tra le altre Deuce, Lager Than Life e Radioactive. Di “The Star Child” Paul Stanley ricordo Detroit Rock City, Rock Bottom, Strutter e Mr. Speed: Di “Spaceman” Ace Freheley possiamo ascoltare Talk To Me, Dark Light e Snow Blind. Infine, “The Cat Man” Peter Criss ci offre le stupende Beth, Black Diamond e Getaway. Il box è consigliato anche per il prezzo contenutissimo.
Sonic Boom è invece il nuovo album della band, pubblicato in concomitanza col nuovo tour che porterà il gruppo per tutto il mondo, il primo disco in studio dal 1998. Il suo ascolto ha tolto ogni dubbio sulla utilità dell’operazione: un buon album di rock and roll, undici brani nuovi composti da Simmons e Stanley, alcuni col chitarrista Tommy Thayer. I miei brani preferiti sono Russian Roulette, Say Yeah e Hot And Cold, ma anche gli altri non sono davvero male. Questo box è una edizione limitata, una confezione deluxe in ogni senso, contenente anche un CD antologico e un DVD con un concerto inedito registrato al River Plate Stadium di Buenos Aires il 9 Aprile di questo anno.

 

DEEP PURPLE
Live At Long Beach Arena
2009 Purple Records 2CD
Live Encounters
2010 Purple Records 2CDdeep purple

 
Si tratta di due stupendi concerti dei Deep Purple, uno dei quali sino a oggi assolutamente inedito, mentre il primo che fu pubblicato nel 1995 dalla King Biscuit Flower Hours col titolo Deep Purple In Concert, registrato durante il Tour U.S.A. del 1976 con materiale raccolto alla meno peggio, tratto sia dal concerto alla Long Beach Arena del 26 gennaio che da quello registrato a Springfield il 27 febbraio. Il gruppo con i vecchi Jon Lord e Ian Paice, orfano di Ian Gillan, Ritchie  Blackmore e Roger Glover, è in un periodo musicale di transizione, malgrado la presenza della voce di Dave Coverdale, del basso di Glenn Hughes, impegnato anche come seconda voce, oltre all’astro nascente delle chitarra Tommy Bolin, giovanissimo talento di fama mondiale che portò nuove sonorità funky jazz nel suono della band, facendo però storcere il naso ai fan più integralisti. Questo concerto, qui propostoci nella sua integrità, è l’unica testimonianza ufficiale di quel periodo troppo breve ma stupendo, con la band in forma smagliante. Le date successive furono deludenti, alcune furono sospese e altre soppresse per i problemi di droga di Glenn e Tommy. Due CD con ventuno brani, oltre un’ora e mezza di musica incredibile, con i maggiori successi della band: Burn, Lady Dark, Smoke On The Water, Stormbringer e Higway Star, con ampio spazio lasciato alla genialità di Bolin che duetta in modo stupendo soprattutto con Jon Lord anche in brani da lui composti come Getting Togheter, Guitar Solo e Love Child. Alla fine del “Came Taste The Band Tour”, promosso per promuovere l’omonimo, eccellente album, il gruppo si scioglie per soddisfare l’ambizione di mille altre avventure. Bolin riforma la sua band ma il 3 dicembre di quell’anno, dopo un concerto di apertura a Jeff Beck a Miami, si spegne a soli venticinque anni. Il secondo dischetto ci offre il concerto tenutosi allo The Spodek, a Katowice, Polonia, il 3 giugno del 1996 per oltre un’ora e mezzo di eccellente musica. Pubblicato fino a oggi solo come bootleg, presenta la band in forma stupenda: Gillan, Lord, Paice e Glover supportati da uno stupendo Steve Morse alla chitarra solista, un artista che già aveva fatto scordare anche ai fan più incalliti un certo Ritchie Blackmore, con in evidenza uno striscione con la scritta “Gillan Is God and In Morse We Trust”! In questo caso sono diciassette i brani proposti, con classici del gruppo come Fireball, Black Night, Smoke On The Water, e Highway Star. E poi, canzoni stupende come Sometimes I Feel Like Screaming, Perfect Stranger e When A Blind Man Cried. Fantastici sono anche il solo di Steve Morse Cascades, nel quale conferma il suo talento chitarristico, e quello di Jon Lord che si ispira alla musica classica offrendoci Bach e altre delizie della sua cultura musicale che lo ha portato ha rinunciare ultimamente ai tour con la band per dedicarsi alla musica classica orchestrale. Di rilievo alcuni brani inediti dalle session dell’eccellente album Purpendicular, come per esempio Hey Chico e Rosa‘s Cantinas. Eccellente la confezione del dischetto con libretto contenente biografia, discografia, notizie, foto, interviste alla band. Consiglio la versione con allegato un DVD stupendo del concerto.

 

RAY DAVIES
&THE CORAL CROUCH END FESTIVAL CHORUS
The Kinks Choral
2009 Decca CD

 ray davies
Solo un genio come Ray Davies poteva pensare a riproporre le più famose canzoni dei Kinks facendosi accompagnare da un coro liturgico, riuscendo in modo sorprendente ad amalgamare brani seminali con sonorità così diverse, unendo il sacro al profano in modo unico. Il risultato è un disco davvero particolare per la sua bellezza, nel quale Ray canta facendosi accompagnare da una rock band composta da Billy Shamely e Milton McDonald alle chitarre, Dick Nolan al basso, Toby Baron alla batteria, e da Gunnar Frick e Ian Gibbons alle tastiere. Il coro è originario di Crouch End, un sobborgo vicino a Mushwell Hill, dove Ray è cresciuto, ed è diretto da David Temple. Ray aveva già utilizzato questo coro durante l’incisione di Other People‘s Lives e in alcune sue esibizioni dal vivo. Dieci brani stupendi, alcuni tratti da Village Green Preservation Society (ottimo disco recentemente ristampato come triplo CD in edizione deluxe), ma tutti in questa versione col coro che si amalgama perfettamente alla strumentazione elettrica. Le canzoni assumono ovviamente una prospettiva musicale diversa, mantenendo però intatto il nucleo originale della melodia. Le eterne You Really Go Me e All Day And All Of The Night, dal riff chitarristico assolutamente caratterizzante, con il coro assumono un alone di magia. Stessa sorte per le melodiche Days, See My Friend, Shangri -La e Celluloid Heroes (queste ultime due sono tra le composizioni di Davies che adoro maggiormente) che continuano sempre a incantare. Anche le famosissime Waterloo Sunset e Victoria con questo arrangiamento sembrano avere una immediatezza nuova e avvolgente. Notevole anche Working Man Cafè, tratta dal suo ultimo, omonimo album, che fa la sua bella figura in mezzo a tanti classici. Un cenno a parte merita il medley di Villane Green, con Big Sky/ Picture Book/ Johnny Thunder/ Do You Remember Walter? e ovviamente la title track che coinvolgono in modo sorprendente. Un grande disco che non mi stanco mai di riascoltare. Una volta i dischi preferiti che riascoltavi in continuazione si consumavano, succederà anche per questo CD? 

 
 

THE HOOCHIE COOCHIE MEN WITH JON LORD
Live At The Basement
2009 Edel Records CD+DVDhoochie

The Hoochie Coochie Men (da una canzone di Wilie Dixon) sono un’ottima band australiana di blues, guidata dal bassista Bob Daisley che, tornato in patria dopo una incredibile militanza di oltre trent’anni con artisti del calibro di Ozzy Osbourne, i Rainbow di Ritchie Blackmore, Ronnie James Dio, Chicken Shack, Uriah Heep e Gary Moore, solo per citarne alcuni, chiama con sé vecchi come il batterista Rob Grosser e il chitarrista Tim Gaze, già con i Rose Tattoo e Jimmy Barnes (questo ultimo cantante ex Cold Chisel, altra storica band di blues australiana). Con ospiti Mike Grubb alle tastiere e Jim Conway all’armonica pubblicano l’omonimo album che contiene spettacolari cover di classici come I Just Want To Make Love To You e You Need Love di Willie Dixon, Dallas di Johnny Winter, The Walk di Jimmy Mc Cracklin, Strange Brew dei Cream, oltre a proprie composizioni. Nel gennaio del 2003, il giornalista Paul Hogan (niente a che vedere con l’attore di Mr. Cocrodile Dundee) convince Jon Lord che stava dirigendo alla Opera House la Sidney Symphony Orchestra, a unirsi loro per una data al mitico Basement Club. La serata, era il 7 febbraio, davanti a pochi ma competenti appassionati, diventa un evento memorabile che sorprende anche gli organizzatori per il feeling che si instaura subito tra Jon e la band, supportata da una robusta sessione fiati. Dopo l’intro e le iniziali Hideway di Freddie King, Green Onions di Booker T. e Dust My Broom di Ellmore James, con Gaze stupendo alla voce e alla chitarra solista, il blues entra nel sangue e tutta la serata diventa una stupenda improvvisazione, con i musicisti che si ritrovano a meraviglia. Due ore di musica, con Jon che detta i fraseggi dal suo Hammond, con Jim Conway, personaggio stupendo, che si presenta sulla sedia a rotelle alla quale è condannato per tutta la vita, a soffiare il suo dolore  nell’armonica. Poi, ancora ospiti come l’idolo locale Jimmy Barnes, a confezionare song senza tempo come When A Blindman Cries The Hoochie Coochie Men Blues. Incredibile come solo una serata sia riuscita a produrre una discografia del genere da parte della benemerita Edel: prima una edizione in doppio CD, poi in CD + DVD, poi in triplo CD con tutta la serata, oltre a interviste varie. Ancora, un doppio DVD. Dimenticavo: c’è anche un altro doppio DVD, sempre di quella serata, sottotitolato Danger White Men Dancing, nel quale è ospite nientemeno che Ian Gillan in Over And Over e If This Ain’t The Bues.

(a cura di Daniele Ghisoni)