Archivio di febbraio 2022

THE VEGETARIANS – Bill Haley

di Paolo Baiotti

26 febbraio 2022

vege

THE VEGETARIANS
BILL HALEY
ANNELLSSONGS 2021

The Vegetarians è un progetto di Hans Annellsson, compositore e musicista svedese, attivo anche in ambito di musica strumentale, che si è unito con numerosi cantanti tra i quali John Tabacco, Robin Schell (Blue Shift), Napoleon Murphy Brock (Frank Zappa) e John Crowe. Un progetto partito intorno al 2000 con l’intenzione di registrare covers di nomi storici del prog (Yes, King Crimson, Adrian Belew, Peter Hammill) e di Frank Zappa. Sono usciti un paio di album, Remustered And Remixed Salad e The Calling, ma poi l’idea si è evoluta e Hans ha deciso di incidere un album di brani autografi, Bill Haley, scritti quasi tutti in collaborazione con John Tabacco. Considerate le distanze e la pandemia sono stati scambiati files tra Long Island dove ha registrato il cantante e Malmo dove Hans ha costruito il suo studio. Hanno partecipato anche Morgan Agren (Devin Townsend, Mats & Morgan, Zappa’s Universe) alla batteria, Mats Oberg (Mats & Morgan, Zappa’s Universe) alle tastiere e armonica e Dan Bornemark alle tastiere.
Bill Haley mischia influenze rock, prog, pop e indie con qualche momento di ironia e di cabarettismo zappiano. L’unica cover è la beatlesiana Where’s My Yoko? della cantautrice Susan DeVita. Tra gli altri brani spiccano il prog-rock di Ones & Zeroes con cambi di ritmo e qualche reminiscenza dei Phish nel modo di cantare (che si nota anche nell’opener Everything Is Everywhere), il melodico pop-folk Five Little Words con l’armonica in primo piano, la mossa Distant Traveler in cui spicca il contributo del sax di Fredrik Kronkvist e la ballata floydiana Thank You, mentre le influenze zappiane sono evidenti nella cabarettistica Reptilian’s Folly, nella ritmata Louie e nella dissonante Voices.

Paolo Baiotti

HELENA DAVIDSSON – Aldrig Lika Konstig Och Ensam Igen

di Paolo Baiotti

19 febbraio 2022

helena

HELENA DAVIDSSON
ALDRIG LIKA KONSTIG OCH ENSAM IGEN
Kakafon Records 2021

Helena è una cantante svedese che, a sette anni di distanza dall’esordio But There Are Cows, pubblica il suo secondo album che incontra la tradizione cantautorale locale con arrangiamenti e improvvisazioni jazzate. La scrittura di Helena è influenzata dalla natura, dal rumore del mare, dal desiderio di libertà. Durante le sessioni di registrazioni leggeva i testi delle canzoni influenzando in questo modo le esecuzioni strumentali guidate da Henrik Cederblom, produttore e chitarrista del quale abbiamo recensito l’esordio Zobop nel 2019, un disco strumentale di musica folk molto vicino al jazz con qualche venatura dance e fusion. Ai testi di Helena si affianca la musica scritta principalmente dalla compositrice Sofia Pettersson e arrangiata da Cederblom con la partecipazione di Olle Linder al basso e batteria, Jon Falt alla batteria, Stefan Wingefors al piano e Lisen Rylander Love al sax, con l’aggiunta di qualche corista.
Indubbiamente la lingua svedese rappresenta un ostacolo alla comprensione complessiva del disco, ma non impedisce di apprezzare la voce calda e rilassata di Helena e la qualità degli arrangiamenti. Oltre alla title track intima, melodica e swingata con raffinati tocchi di chitarra, si distinguono la mossa Det Maste Handa Nagot Stort percorsa dal piano, il folk di Volkommen Blad cantato in coppia con Olle Linder come la delicata Svala, Fladdermus, la ballata Stormen con un break jazzato dominato dal sax free di Lisen, Puman che ondeggia tra folk e jazz con un’intro di percussioni e sax e gli inserimenti di un piano dissonante e la chiusura rarefatta di Haven Rullar che si distende nella parte finale corale.

Paolo Baiotti

PG PETRICCA – Bad Days

di Paolo Baiotti

17 febbraio 2022

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PG PETRICCA
BAD DAYS
Autoprodotto 2021

Scarno, essenziale, aspro, sofferto e minimale. Sono i primi aggettivi che mi vengono in mente ascoltando Bad Days, scritto e registrato in solitudine dal bluesman abruzzese Pierluigi Pg Petricca alla voce, chitarra acustica, dobro e percussioni varie con il solo aiuto del basso di Roughmax Pieri in tre occasioni. Dotato di una voce sporca, rugosa, bassa e a volte lamentosa che può richiamare Tom Waits, Petricca arrangia con sobrietà le nove tracce del disco, accompagnandole con dei testi appropriati che parlano di solitudine, di una quotidianità (il ‘bad day’) sempre più difficile e contrastata, di amori non corrisposti, della vita condizionata dalla pandemia e di città spettrali. Il tutto è completato dalle foto dell’artwork scattate e scelte dal musicista.
Siamo nell’ambito del blues arcaico e rurale ispirato dalla passione per musicisti come Charlie Patton, Mississippi Fred McDowell e Blind Lemon Jefferson. Petricca ha già diversi dischi alle spalle, un paio con il duo acustico Papa Leg e un paio in solitaria, At Home del 2015 e Other Stories del 2016; si esibisce come one man band oppure con Pieri al basso e percussioni.
L’ascolto può risultare un po’ faticoso a causa della scelta di usare una tonalità vocale aspra e monocorde, ma se si supera questo limite (ammesso che sia un limite) che si nota di più in tracce minimali come l’iniziale Where They Are, Snowy Night o l’oscura Life Is The Same, si notano anche diverse sfumature in altri brani quali la malinconica e drammatica Mr. George Goodbye con morbidi tocchi di slide, Let Me Out e I Don’t Wonna Change con un dobro pungente e il toccante slow Bad Day, chiudendo con la dolente e raggelante There’s No Right Or Wrong Way ravvivata da un dobro espressivo.

Paolo Baiotti

WEST OF EDEN – Taube

di Paolo Baiotti

9 febbraio 2022

taube

WEST OF EDEN
TAUBE
West of Music 2021

Venticinque anni di attività e undici album all’attivo sono il biglietto da visita di questo gruppo svedese che finora ha sempre cantato in inglese mantenendosi fedele ad una matrice folk celtica. Nel corso degli anni hanno girato in tutta Europa e anche in Cina ottenendo apprezzamenti critici e di pubblico. Ma con Taube hanno deciso di cambiare interpretando brani del cantautore svedese Evert Taube, nato a Goteborg nel 1890, marinaio e autore di molti brani celebri della tradizione folk locale nella prima metà dello scorso secolo. Lo hanno fatto a modo loro, inserendo elementi musicali di origine celtica che li ricollegano ai dischi precedenti. E’ chiaro che l’uso dello svedese è un limite per raggiungere un pubblico più vasto al di fuori della Scandinavia, ma la musica è universale e Taube si può considerare un disco folk scorrevole e ben arrangiato che può essere apprezzato anche non comprendendo i testi. Così Vastanvind è una melodica traccia folk guidata dal violino e dalla voce femminile, Sa Lange Skutan Kan Ga una ritmata traccia elettroacustica con l’inserimento del tradizionale The Copperplate, Sa Skimrande Var Aldrig Havet assume tonalità drammatiche ben interpretate dal violino e dalla voce, Mote I Monsunen è trasformata in una jig irlandese, Cheerio è avvolta dalle melodie irish di Star Of The County Down e Karl-Alfred Och Ellinor diventa una danza celtica con un segmento di un brano del multistrumentista irlandese Gerry O’Connor.
Guidati da sempre dalla cantante e fisarmonicista Jenny Schaub, dotata di una voce chiara e limpida e dal cantante, chitarrista, tastierista e mandolinista Martin Schaub, con Lars Broman al violino, Martin Holmlund al contrabbasso, Ola Karlevo alle percussioni e Henning Sernhede alla chitarra, in questo disco West Of Eden riescono a fondere la tradizione svedese con quella celtica in modo sorprendente, confermandosi una pregevole formazione in ambito irish folk.

Paolo Baiotti

MALA OREEN – Awake

di Paolo Baiotti

6 febbraio 2022

Mala-Oreen-Awake

MALA OREEN
AWAKE
Tourbo Music 2021

Cantautrice svizzero/americana residente a Lucerna, è cresciuta in una casa in cui la musica era importante come il pane quotidiano. Ha studiato violino classico e chitarra prima di specializzarsi nel canto traendo ispirazione dalla collezione di folk americano della madre e poi dal folk irlandese e degli Appalachi. Ha fatto parte come violinista di alcuni gruppi svizzeri di musica tradizionale; in seguito ha formato la band celto/americana Mala & FyrMoon, dividendo il palco con nomi importanti del panorama folk e bluegrass. Parallelamente ha coltivato la carriera solista, esordendo nel 2011 con Simply a Lotus, seguito tre anni dopo da On The Run inciso con i FyrMoon, girando in Europa e negli Stati Uniti. Attualmente si esibisce da sola o con la band che comprende Marc Scheidegger alla chitarra, Rafi Woll alle percussioni e Simon Iten al contrabbasso.
Awake è il frutto di un lungo soggiorno americano e della collaborazione con musicisti dell’area di Nashville guidati dal produttore Nelson Hubbard, conosciuto per avere lavorato con Mary Gauthier e Sam Baker e come membro di The Orphan Brigade. La pedal steel e il dobro di Fats Kaplan (Beck, Jack White, John Prine), il mandolino di Joshua Britt, il piano e la batteria di Hubbard e il basso di Dean Marold spiccano tra le collaborazioni di Awake, inciso agli Skinny Elephant Recording Studios di Nashville.
Il risultato è un disco di folk prevalentemente acustico, anche se non manca qualche spunto elettrico come nella brillante Ghost Cat in cui spicca il violino di Mala, nella mossa Threshold o nell’intensa Moon Same Moon interpretata con tonalità drammatiche, alle quali si contrappongono la purezza della title track, l’intima Mosaic con tocchi di pedal steel, la ritmata Offspring, Soldier On percorsa dal violoncello di Chelsea McGough e la malinconica Untied che chiude il disco evidenziando ancora la voce eterea e pulita di Mala.
I testi intimi e personali di ogni canzone sono brevemente presentati nel booklet che completa un disco profondo che ha bisogno di parecchi ascolti per essere assorbito e apprezzato adeguatamente.

Paolo Baiotti