Archivio di settembre 2021

TIP JAR – One Lifetime

di Paolo Baiotti

28 settembre 2021

tip jar

TIP JAR
ONE LIFETIME
Shine A Light 2021

Questa volta ci occupiamo di un gruppo olandese, anzi per la precisione di un duo…e non capita spesso. Bart de Win ha studiato voce e piano jazz al Conservatorio, ma si è appassionato alla roots music a stelle e strisce (quella che oggi si definisce Americana), cercando di fonderla con le sue esperienze di jazz e blues. Nel suo cammino ha suonato per anni con Gerard van Maasakkers (nome molto conosciuto in Olanda) e ha accompagnato artisti come Ian Matthews, Walt Wilkins, The Birds of Chicago, Greg Trooper e Kevin Welch, oltre ad insegnare al Conservatorio di Rotterdam e Utrecht. Dal canto suo Arianne Knegt si è avvicinata alla musica da adolescente, ha cantato per anni nella band di country e rockabilly Marylou & The Good Old Boys e poi con The Simple Life dal 2009 al 2013. Inoltre scrive su siti musicali, crea gioielli ed è studiosa d’arte.
Dopo avere registrato un paio di duetti per dischi solisti di Bart, hanno scoperto di avere due voci che si completavano naturalmente, hanno scritto insieme delle canzoni e così è nato Tip Jar che con One Lifetime pubblica il suo quinto album, scritto e inciso in un momento difficile, durante la pandemia, anche se la musica del duo mantiene caratteristiche di leggerezza e serenità, appena velate dalla situazione degli ultimi due anni, come si può verificare dalla scanzonata opener Go On To Get Lucky. Tip Jar si può anche considerare un collettivo, perché intorno a Bart e Arianne, dotati di voci chiare e ben miscelate, si alternano musicisti di qualità come l’americano Walt Wilkins alla voce, il jazzista Gilad Atzmon al clarinetto, Baer Traa alla voce, Joost van Es al violino, BJ Baartmans al mandolino Ron Flynt al basso (che li ha prodotti in passato) e Harry Hendricks ai fiati e voce. E proprio gli arrangiamenti vocali curatissimi sono la caratteristica migliore del duo, sia quando si immergono nel country di Kiss Me, sia quando si avvicinano al pop di Dreamer’s Dream o alla ballata di Best Year Of Your Life, senza dimenticare la bluesata Find Your Way in cui spicca l’organo di Bart o la malinconica Amsterdam Rain con Bart alla fisarmonica.
Non convince la scelta del singolo Tell Me Something, una delle tracce meno ispirate a differenza di Falling Angel impreziosita da armonie vocali che sembrano provenire dall’epoca d’oro californiana di Crosby & Nash.

Paolo Baiotti

DOMENICA 26 SETTEMBRE C’E’ BUSTO VINILE

di admin

23 settembre 2021

busto vinile

Busto Arsizio (VA) ospita domenica 26 settembre la settima edizione di BUSTO IN VINILE, evento patrocinato dal Comune, che si svolgerà proprio nel Cortile del Municipio, con orario dalle 10 alle 18,30.

Come sempre INGRESSO LIBERO, naturalmente con MASCHERINA e GREEN PASS o TAMPONE valido.

Late presente

DENNIS ROGER REED – Down At The Washington Hotel

di Paolo Baiotti

19 settembre 2021

dennis

DENNIS ROGER REED
DOWN AT THE WASHINGTON HOTEL
Plastic Meltdown Records 2021

La label Plastic Meltdown, attiva da sempre in ambito folk e roots, dopo avere registrato per molti anni i suoi progetti a San Clemente in California si è recentemente spostata in un nuovo studio a Sequim nello Stato di Washington. Uno dei primi progetti incisi nella nuova location è il quinto album solista di Dennis Roger Reed, un artista con trent’anni di carriera alle spalle da sempre con questa label indipendente, affiancato da un gruppo di session men del sud della California e con la partecipazione di Chris Darrow alla slide in una canzone e del fratello Don Reed alla chitarra solista e mandolino in tre brani. Dennis, residente nella California meridionale, ha suonato in numerosi festival ed ha raggiunto un discreto pubblico anche in altri paesi come Belgio, Germania, Canada e Australia. Molto attivo come giornalista, ha scritto su parecchie testate musicali. L’esordio solista risale al 1999 con Little King Of Dreams, ma in precedenza ha fatto parte della Andy Rau Band, dei Blue Mama e dei Suicase Johnnie.
Se nei suoi progetti e in particolare nel più recente Before It Was Before, una raccolta di brani inediti scritti e incisi in periodi diversi, Dennis ha alternato brani autografi a covers di artisti come Bob Dylan, Lee Hazlewood e Bobby Womack, Down At The Washington Hotel è un mix di bluegrass, blues, swing, country rock e folk formato esclusivamente da brani scritti da solo o in collaborazione con altri autori, evidenziando sia il lato elettrico che quello acustico, in particolare nelle tre bonus tracks finali che riprendono in acustico dei brani già incisi elettrici. E’ un album che trasuda semplicità e sincerità, senza voli pindarici o tracce di particolare rilievo, ma con una qualità costante soprattutto negli arrangiamenti ai quali partecipano musicisti di livello notevole. Un disco rilassato, forse anche troppo nel modo di cantare un po’ piatto in tracce come Tell Me No e Please Don’t Make It Easy, mentre l’opener Such A Long, Long Time, la bluesata You Better Hold On in cui spicca la slide di Chris Darrow, l’up-tempo Elisabeth, la melodica Brutal As The Truth, il folk della title track e il bluegrass Taste Of Texas sembrano le tracce con qualcosa in più.

Paolo Baiotti

TASHAKI MIYAKI – Castaway

di Paolo Baiotti

16 settembre 2021

tashaki-castaway

TASHAKI MIYAKI
CASTAWAY
Metropolis 2021

Non sono giapponesi, bensì californiani di Los Angeles, in attività dal 2011, questi tre ragazzi che hanno attirato l’attenzione della critica per il suono che mischia influenze del Paisley Underground e dell’alternative rock melodico e un po’ sognante (si parla di “dream pop” in stile Lush, Slowdive o Mazzy Star). Hanno pubblicato parecchi singoli ed Ep, tra i quali un paio di covers di vario genere in stile shoegaze (da Bob Dylan a Waylon Jennings, dai Guns ‘n Roses agli Everly Brothers) seguiti nel 2017 dall’esordio su lunga durata con The Dream (titolo non casuale…) in cui gli arrangiamenti sono più ricchi e curati. Attualmente sono un trio formato da Paige Stark alla voce solista e batteria, Luke Paquin alla chitarra e Sandi Denton al basso.
A quattro anni di distanza da The Dream pubblicano Castaway prodotto dalla Stark in cui spicca sempre la voce languida e a tratti mormorante di Paige, accompagnata da arrangiamenti intriganti. La title track, affiancata da un video diretto dalla stessa cantante, è il manifesto della loro musica sognante ed eterea, non priva di appeal radiofonico, in cui strumenti analogici ed elettronici si fondono morbidamente. Allo stesso modo il nostalgico video di I Feel Fine oltre a dimostrare la passione per il “noir” (e omaggiare i film sui vampiri) è il degno complemento di una traccia più mossa e vicina allo shoegaze con un testo che racconta l’esatto contrario del titolo e quello di Gone interpretato da Sandi ha un’eleganza che rispecchia l’atmosfera della canzone.
Le tematiche dei brani sono incentrate sull’amore e in particolare sulle difficoltà e sfide dei rapporti personali, nei quali prima o poi tutti ci comportiamo negativamente facendo del male a noi stessi e al nostro partner, per quanto ci sforziamo di non fallire, come ha spiegato Paige in un’intervista. Questa atmosfera di riflessione e di dolente nostalgia pervade una musica che affascina negli episodi migliori come nel languido country-rock Comedown in cui si inserisce una chitarra psichedelica e distorta, nella morbida Alone in cui si incrociano gli archi e la slide o nella ballata elettroacustica Baby Don’t, anche se talvolta scivola in melodie un po’ esili e scontate come in Help e U.
Good Times, la traccia più lunga del disco, ne è la degna conclusione, con una magnifica chitarra robusta e distorta che accompagna la voce di Paige integrata dal synth.

Paolo Baiotti

ESQUELA – A Sign From God

di Paolo Baiotti

12 settembre 2021

esquela

ESQUELA
A SIGN FROM GOD
Livestock 2021

Abbiamo già parlato di questo gruppo nel 2016 recensendo il terzo album Canis Majoris, un solido disco di roots rock energico e appassionato. Il leader del quintetto è sempre Chico Finn, principale compositore e cantante, cresciuto nel segno del country di Merle Haggard e Buck Owens, fino alla scoperta del rock degli Stones, Ramones e Creedence che lo ha portato in seguito ad appassionarsi a The Band, Replacements e Springsteen. Dopo vari tentativi non andati a buon fine ha formato Esquela nel 2008, in cui è affiancato da Rebecca Frame con la quale si alterna alla voce solista, dalla chitarra del suo compagno Brian Shafer, dalla chitarra e dal mandolino di Matt Woodin, nonché dalla nuova sezione ritmica formata da Keith Christopher al basso e Mike Ricciardi alla batteria. Questi musicisti uniscono esperienze e passioni diverse, convogliandole nel rock di matrice roots degli Esquela, guidati dalla produzione dell’esperto Eric “Roscoe” Ambel, uno di quegli eroi minori del rock stradaiolo, collaboraotre di Steve Earle, Nils Lofgren, Bottle Rockets, Del Lords e tanti altri, che suona anche la chitarra in molte tracce
A Sign From God è stato inciso separatamente durante il lockdown dai musicisti che hanno mandato i loro contributi ad Ambel, come racconta Chico nelle note di copertina, trovandosi in studio una sola volta a luglio del 2020. Nonostante queste difficoltà il disco appare fluido e compatto: bisogna darne atto al produttore che ha lavorato con cura e pazienza.
La partenza di Not In My Backyard ha cadenze springsteeniane e un’energia contagiosa, replicata da Oradura (che racconta la storia di un villaggio francese distrutto dai nazisti) e Rest Of My Life, resa più complessa dai cambi di ritmo, mentre echi country riecheggiano nella chitarra di The Good One, in cui la voce assorbe influssi stradaioli (alla Del Lords e Dictators) creando un piacevole contrasto. Il ritmo rallenta un po’ con 1861 cantata da Becca, che ricorda alla lontana Bonnie Bramlett, rinvigorita da un assolo robusto di Brian, seguita dalla cadenzata 3 Finger Joe in cui trova spazio l’armonica di Andy York. Un paio di tracce meno significative appesantiscono la parte finale del disco in cui spicca la trascinante What’s Your Problem, secondo singolo accompagnato da un video pungente.
Album divertente e scanzonato, che conferma pregi e difetti del quintetto dell’area newyorkese.

Paolo Baiotti