Archivio di aprile 2017

TIM GRIMM – A Stranger In This Time

di Ronald Stancanelli

24 aprile 2017

tim grimm

TIM GRIMM
A STRANGER IN THIS TIME
IRD APPALOOSA 2017

Tim Grimm mi ricorda indelebilmente ed in modo profondo un capolavoro cantautoriale del 1989, l’album Eagles in the Rain di Tom Pacheco. Lo stesso feeling, la stessa grinta, lo stesso pathos, la stessa profondità della voce e lo stesso eccellente ritmico incedere dei suoni.

Disco straordinario era quello di ormai una trentina di anni fa e disco straordinario è questo uscito da pochi giorni.
Tim Grimm ha coltivato un suo sogno facendolo poi avverare, che era quello di suonare o addirittura collaborare col suo idolo Ramblin’ Jack Elliot. Nel corso degli anni ha estrinsecato tutta la sua vena artistica e poetica in 12 album, questo dovrebbe essere il tredicesimo, nell’ aver studiato recitazione accanto ad Harrison Ford, nell’aver partecipato a vari film e serie tv e nell’aver diviso il palco con il poeta Wendell Berry. ( *vedi in fondo)

La sua voce calda, profonda, intensa come dicevamo assomiglia in modo notevole a quella di Tom Pacheco pur non disdegnando qualche lieve assonanza con John Prine o Johnny Cash e i suoi racconti in musica potrebbero attraversare un universo straordinario di artisti che abbiamo nel corso degli anni, o del tempo, assaporato tutti con piacere e giusta moderazione; quindi il percorso di questo interessante e bravissimo artista può tranquillamente scorrere vicino e parallelo a quelli appunto di Pacheco, Cash, Prine ma possiamo tranquillamente aggiungere a questa gloriosa schiera ovviamente Ramblin’ Jack Elliot ma anche i Wilco, Woody Guthrie, Butch Hancock, Hank Williams Jr, Jim Ringer, Country Joe Mc Donald, Pete Seeger & Arlo Guthrie. Insomma una bella fetta di atmosfera della storia musicale che ci ha attraversato in questi decenni è presente in questo ottimo A STRANGER IN THIS TIME che la IRD/Appaloosa distribuisce nel nostro paese con anche un tour che in questi giorni tocca varie cittadine sulle cui date potete aggiornarvi in rete. Nella data di Vicenza del 29 aprile Grimm sarà accompagnato nella serata da un altro splendido cantautore, quel Lance Canales autore dell’eccellente THE BLESSING AND THE CURSE del quale parlammo su queste pagine proprio un anno fa!

Tornado a Grimm il disco è accreditato a Tim Grimm e Family Band essendo lui in detto contesto accompagnato dalla moglie Jan Lucas all’armonica e alla voce e dai due figli, Connor e Jackson rispettivamente al basso e alle chitarre , banjo e mandolino. Album inciso nella tranquilla solitudine di uno studio di registrazione ubicato nella di lui casa, il disco in undici brani regala sensazioni ed emozioni a profusione. Nel libretto interno i testi sia in lingua originale che nella traduzione italiana raccontano del proprio territorio e conseguentemente delle stesse radici, del cambiamento in peggio che sta subendo il nostro pianeta, di ricordi di persone care, di vividi ricordi familiari ove è intenso in Thirteen Years e Finding Home un parallelo con le tematiche del mai dimenticato Jim Ringer.

Un disco sincero, vero ed appassionato, sicuramente personale, che attraversa però argomenti cari a tanti con ballate poeticamente importanti e penetranti.

Un album di cantautorato folk/country che affonda le sue avvolgenti radici nel terreno più caro a chi guardando avanti cerca avidamente il sole più caldo e dolce nel proprio futuro mentre camminando si accorge che ad entrambi i lati del percorso tutto sia pregno delle peggiori componenti che il presente possa darci, anzi obbligarci a subire.

Grande disco per un personaggio estremamente valido che appunto sembra provenire dal nostro miglior passato musicale e che è ingentilito dalla presenza discreta e delicata di Hannah Linn alle percussioni e Diederik Van Wassenaer al violino. Di una semplicità disarmante la copertina che riassume in questo semplice disegno il bisogno di unicità e poca complessità di cui tutti forse abbiamo bisogno.

* Nota
Wendell Berry (Henry Count, 5 agosto 1934) poeta dell’America rurale come è stato definito dal New York Times è autore di oltre quindici libri oltre a una miriade di saggi e poesie.Laureatosi nell’Università del Kentucky ha insegnato letteratura e scrittura creativa in varie sedi universitarie. E’ poi tornato nel suo stato, ove la sua famiglia risiedeva dal 1800 e coltiva da decenni 125 acri dei suoi terreni seguendo metodi tradizionali e biologici. I suoi scritti pongono l’evidenza su ambiente, agricoltura, famiglia, comunità tradizionali e responsabilità dell’essere umano oltre che coesistenza fra uomo e natura. Vari suoi libri sono usciti nel nostro paese a cura prima della Editrice Fiorentina e poi per la torinese Lindau. Mangiare è un atto agricolo. La strada dell’ignoranza e Il corpo e la terra sono tre tomi che consigliamo per conoscere detto importante autore.

VINNY FAZZARI – Live Life Long

di Paolo Baiotti

23 aprile 2017

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VINNY FAZZARI
LIVE LIFE LONG
Avalon Phenom Records 2015

Originario di Avalon, l’unica città dell’isola di Santa Catalina in California nella contea di Los Angeles, Vinny Fazzari è sempre vissuto nell’ambiente musicale come musicista, ingegnere del suono (tra gli altri con Bob Dylan, John Trudell e gli Earth Wind & Fire) e produttore. Proprietario di uno studio di registrazione a Santa Monica, lo ha venduto per provare a sfondare come musicista in Europa. Si è trasferito ad Amsterdam, ha formato una band con Ivo Severijns e Gus Genser (Herman Brood & Wild Romance) e John Hayes (ex Mother’s Finest) e si è inserito nel circuito dei clubs nordici con discreto successo, lanciando le sue composizioni influenzate dai Beatles, melodiche, ottimistiche, ricche di humor e di ricordi di viaggi, cantate con una voce intonata e morbida che può ricordare Al Stewart o il primo David Bowie. Questo tentativo di carriera solista è stato bloccato da una grave malattia della madre che lo ha convinto a tornare a Los Angeles rinunciando per qualche anno ai progetti musicali. Finalmente nel 2015 Fazzari è riuscito a riorganizzarsi e a registrare Live Life Long, un album nel quale ogni canzone è collegata come in un concept, scritto e suonato quasi interamente da solo (voce, chitarra, basso, tastiere, armonica), anche se non mancano alcune collaborazioni, compresa una sezione di fiati e di archi.

L’unica cover del disco è una strana e originale versione di Somewhere Over The Rainbow di Harold Arlen con ritmica e percussioni caraibiche. Si fanno preferire la melodica ballata Amsterdam, dedicata alla sua città adottiva e arrangiata con gusto, la successiva Your Dress che ci trasporta sulle spiagge messicane con echi beatlesiani, Hold Me Close Tonight tra Beatles e rock FM, il blues dolcemente psichedelico di I Have Seen The Light e la conclusiva Welcome To My Home dove la voce ricorda non poco David Bowie, mentre risultano meno incisive le melodie di Music Box, l’orchestrale title track e l’omaggio a Los Angeles di In LA. In un disco dedicato alla madre (ringraziata per avergli donato la passione per la musica), non poteva mancare un brano morbido e nostalgico come It’s A New Beginning che riafferma il forte legame materno. Disco consigliato agli appassionati di cantautori melodici, molto curato anche nel packaging.

Il 30 aprile tutti a Brianza Vinilica!

di admin

19 aprile 2017

Locandina Agrate Brianza ’17bassa[286]

Mancano pochi giorni alla Seconda Edizione di BRIANZA VINILICA, la Mostra Mercato del DISCO, del CD e DVD che si svolgerà la prossima domenica 30 APRILE presso l’Auditorium Mario Rigoni Stern di Agrate Brianza (MI).

In occasione di questo evento, il Comune di Agrate affiancherà una Fiera del Fumetto, e anche gli stand dell’Associazione “Bottega in Fiera” di Misinto. Insomma, una giornata che catalizzerà u folto pubblico.

L’ingresso a Brianza Vinilica e a tutte le varie manifestazioni è GRATUITO.

vi aspettiamo!

RIVERS OF ENGLAND – Astrophysics Saved My Life

di Paolo Baiotti

18 aprile 2017

RIVERS OF ENGLAND
ASTROPHYSICS SAVED MY LIFE
Rivers of england 2016

Rivers Of England sono una band di alternative-folk inglese, o meglio un collettivo che ha come attuali membri fissi il leader Bob Spalding (voce, chitarra, tastiere), Brian Madigan (batteria), Jacob Tyghe (basso), Roz Kerenza (violino), ai quali si aggiungono più o meno sporadicamente Neil Gay e Innes Sibun (chitarra), Annie Thyhurst (violoncello), Bill Owsley (basso) e Patrick Morgan (batteria). La musica della band, caratterizzata dalla voce di Bob che sembra un incrocio tra le tonalità di Sting e di Chris Martin (Coldplay), viene considerata un folk impregnato di influenze jazz, rock e blues, paragonabile al grande autore e chitarrista John Martyn e allo scozzese Alasdair Roberts. Spalding ha spiegato che il nuovo album è influenzato dall’acqua con frequenti riferimenti a fiumi e mari, accanto a temi più personali come relazioni fallimentari, solitudine, problemi mentali, ricordi di famiglia, amore universale. Insomma, un crogiolo di elementi riflesso da una musica prevalentemente bucolica e pastorale, rappresentata anche dalla quieta trasmessa dalle foto di copertina. A due anni dall’esordio Of Trivial & Gargantuan, questo disco appare più complesso e arrangiato con cura, giocato su un interessante alternanza e miscela di strumenti elettrici ed acustici, avvolti da un uso importante degli archi. La ritmata opener In Universe In Universe è costruita con cambi di ritmo calibrati, seguita dalla morbida You, Me And The Sea. Nella title track emerge la chitarra bluesata di Innes Sibun (già con Robert Plant), mentre la delicata Underneath The Moon, riflessione sul fallimento di una relazione, ha un animo tipicamente britannico, pur risultando un po’ appesantita dagli archi. Spalding esegue con bravura tracce più semplici e malinconiche come Norfolk e In The Barney. Ogni tanto affiora un po’ di tedio in brani come Waves, Urgh Work e Born For This per la prevalenza di tempi medi quietamente eseguiti e per il falsetto di Spalding, ma Astrophysics Saved My Life è un disco che merita più di un ascolto, a condizione di essere nella giusta disposizione d’animo per assorbirlo con i tempi necessari.