HANK WOJI – Highways, Gamblers, Devils And Dreams

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HANK WOJI
HIGHWAYS, GAMBLERS, DEVILS AND DREAMS
Autoprodotto 2023

Hank Woji ha fatto la gavetta come bassista nell’ambiente musicale di Asbury Park nei tardi anni ottanta e nei primi anni novanta, suonando blues, errebi, reggae e rock and roll in diverse band locali sia nei club che in festival e arene. Nel 2001 si è trasferito a Houston in Texas, entrando a far parte della vivace comunità locale di cantautori, ma nel 2009 si è nuovamente spostato nell’ovest dello stato a Terlingua proseguendo a scrivere e a incidere. Considerato un musicista di Americana nella tradizione di artisti come Guy Clark, Townes Van Zandt e Butch Hancock, ma anche fortemente influenzato dal folk di Woody Guthrie e Pete Seeger, ha pubblicato sei album a partire dal 2005 con Medallion fino a The Working Life del 2014 per giungere, dopo una lunga pausa, a questo ambizioso doppio cd Highways, Gamblers, Devils And Dreams di 23 tracce (di cui 5 cover) per quasi due ore di musica, che si può leggere come una riflessione sulle tematiche del mito americano. Se generalmente Hank si muove in tour come solista, in duo, in trio o con la sua Conspiracy Band, per l’incisione del recente album avvenuta in diversi studi (ben 15 in 8 stati) ha utilizzato numerosi turnisti.
Dotato di una voce che è stata definita come “resa granulosa dai venti e dalle sabbie del deserto” è sicuramente un folk singer della vecchia scuola che preferisce strumenti come la pedal steel, il violino, la chitarra acustica, l’armonica e il banjo, pur avendo questo disco una struttura elettrica.
L’apertura di Don’t Look Back ricorda Neil Young, mentre Chasin’ My Headlights Again è addolcita dalla seconda voce di Jaimee Harris. Nel primo disco ci sono quattro cover significative: I Ain’t Got No Home di Woody Guthrie con violino, fisarmonica e mandolino, cantata in trio con i colleghi e amici Jimmie Dale Gilmore e Butch Hancock, una dolente e acustica I’ll Be Here In The Morning di Townes Van Zandt in duetto con Jaimee Harris, Sitting In Limbo di Jimmy Cliff e Land Of Hope And Dreams di Bruce Springsteen più country dell’originale con l’inserimento del violino di Jeff Duncan e della pedal steel di Rob Pastore. Tra gli altri brani spiccano la rilassata I’m Gonna Hit The Number tra blues e JJ Cale, il riflessivo gospel Saving Grace e la delicata ballata Sunny Days.
Il secondo disco parte con il bluegrass Runnin’ With The Devil, proseguendo con brani autografi tra i quali la jazzata Man In A Cave con il sax di Tommy LaBella, l’Hammond di Radoslav Lorvic e delle percussioni sudamericane, El Sonador (The Dreamer) profumata di influenze latine e cantata in parte in spagnolo, mentre Start Building Bridges ondeggia tra People Get Ready e The Band con un messaggio importante di unità e umanità, ribadito da Corporations Are People dove Hank ci ricorda che anche le grandi aziende dovrebbero seguire le leggi. Dopo il gospel/blues The Devil’s At The Door è posta quasi in chiusura l’unica cover, Take Your Burden To The Lord, un gospel degli anni venti di Charle A. Tindley in cui si ascolta l’elettrica di Bill Kirchen (Commander Cody).

Paolo Baiotti

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