Archivio di gennaio 2011

Ecstatic Peace

di Marco Tagliabue

30 gennaio 2011

 

Per una volta, non servono troppe parole. Per la precisione ne servono solo tre: Pura Delizia Psichica.
I Loop alle prese con la classica Mother Sky dei teutonici Can, da un lato rinsaldano il legame verso il passato con una delle loro principali influenze artistiche, il Krautrock, dall’altro si propongono di costruire un ponte direttamente verso il futuro, lanciando segnali precisi nello Spazio -l’universo e il labirinto inestricabile della mente umana sono in fondo la stessa cosa- che potranno essere raccolti oggi o fra cento anni suscitando il medesimo terremoto emozionale.

The Prog Side Of The Moon

di Marco Tagliabue

20 gennaio 2011

The Prog Side Of The Moon

A quasi dieci anni dal celebrato Progressive & Underground (Giunti, 2003), Cesare Rizzi torna sul luogo del delitto con il nuovissimo The Prog Side Of The Moon – Suoni e leggende del rock europeo anni ‘70 (Giunti, pagg. 240, eur 22,00). Un volume che, senza rinunciare a qualche inevitabile sovrapposizione con il lavoro precedente, si propone l’intento di approfondire la ricerca per arrivare ad allestire, nelle parole dell’autore, “un’opera monumentale che, per ricchezza di dati e di iconografia, non ha eguali in Italia e nemmeno altrove”“Un viaggio”, continuiamo a citare dalla seconda di copertina, “nella scena d’avanguardia dei primi anni ‘70, quando il rock cambia pelle ed assorbe le più disparate influenze, in una complessa rete di riferimenti e rimandi tra rock, jazz, avanguardia, classica, musica etnica, letteratura, mito. Sono gli anni del Prog, della Kosmische Musik, della ‘musica totale’ vagheggiata dai musicisti di Canterbury: un sogno che il punk infrangerà ma non riuscirà a svellere dall’immaginario collettivo”. Il libro, che ricalca per formato e schema il volume precedente, affianca all’inevitabile capitolo introduttivo dedicato ai mostri sacri, che qui diventano “Venerati maestri e apprendisti stregoni“, due interessanti sezioni di approfondimento su “La (non) scuola di Canterbury” ed “Il rock sperimentale tedesco“, quest’ultimo completamente assente da Progressive & Underground, oltre ad una nutrita serie di schede sulle “Leggendarie etichette del prog inglese“.  Per chi già possiede Progressive & Underground (che rimane, tra l’altro, ancora facilmente reperibile), The Prog Side Of The Moon rappresenterà un utile compedio a stilare, nei due volumi, un’opera enciclopedica e davvero totale su quegli anni contrastati. Per gli altri un inevitabile punto di partenza che ha il pregio di unire, accanto ai riconosciuti nomi di punta, i due movimenti forse più interessanti partoriti dal rock europeo in quegli anni, ovvero Canterbury ed il Krautrock. Per il naturale approfondimento sulla sezione italiana ed il complesso arcipelago delle galassie minori, sarà a questo punto d’obbligo andare a ritroso verso Progressive & Underground.

Uno splendido mostriciattolo…

di Marco Tagliabue

11 gennaio 2011

Quando, nel 1996, spunta nei negozi di dischi di mezza America la strana immagine di una bimba accovacciata con un fiore fra le mani, e due occhi enormi, troppo enormi per essere normali, che fissano il vuoto davanti a loro ispirando un sentimento di tenerezza e disagio al tempo stesso, le cronache più o meno rockettare di mezzo mondo vengono improvvisamente scosse da un piccolo terremoto editoriale. Trascinato dalla provocatoria bellezza del singolo Novocaine For The Soul, brano dal fascino acerbo e d’impatto immediato degno di un’ideale top ten degli anni novanta, l’album “Beautiful Freak”, opera prima degli Eels, il trio guidato dal misterioso mister E, al secolo Mark Everett, insieme al batterista Butch ed al bassista Tommy Walters, ottiene un successo insperato ed immediato. Mentre l’universo della musica indipendente si agita fra le derive del post-rock da una parte e le nuove suggestioni elettroniche di casa Warp dall’altra, quelle perfette melodie beatlesiane, appena sporcate dai suoni della tradizione americana del blues, del country e della psichedelia, oltre a rivelare le eccezionali doti di songwriter del fantomatico Mr. E, segnano il ritorno a quella comunicazione semplice, diretta, efficace e senza fronzoli che troppo spesso, nel mondo del rock più o meno alternativo, viene sopraffatta da istinti suicidi e autolesionisti.