Archivio di luglio 2010

Frattaglie di (puro) vinile…10

di Marco Tagliabue

31 luglio 2010

Disintegration…A venti (più uno, per la verità) anni dalla sua pubblicazione, riedizione “deluxe” dell’ultimo capolavoro dei Cure più decadenti (ma sarebbe meglio dire dei Cure…e basta), lo splendido “Disintegration” del 1989. Doppio vinile 180 gr. rimasterizzato dai nastri originali di Robert Smith (e, una volta tanto, si sente…) con l’aggiunta dei due brani presenti all’epoca, per ragioni di spazio, solo sull’edizione in CD, “Homesick” e “Untitled”…

Woven Hand…salutiamo con una lacrimuccia il ritorno della mitica label tedesca Glitterhouse alle pubblicazioni in vinile…ne sono un (ottimo) esempio recente, gli ultimi album di Woven Hand “The Threshingfloor” e Dirt Music “BKO”, oltre ai Lilium di “Felt” o al Jeffrey Lee Pierce Session Project di “We Are Only Riders”. Era più o meno dai tempi dei Nirvana (la Glitterhouse, lo ricordiamo, curava la distribuzione europea dei dischi della Sub Pop) che non giravano manufatti vinilici con il logo dell’etichetta di Beverungen…

National…bellissima edizione in doppio vinile dell’ultimo, ottimo album dei The National, “High Violet”. Oltre a quella canonica, una serie limitata in vinile color -non potrebbe essere altro- viola. Davvero molto buona la resa sonora, merito anche della scarsa compressione dei solchi in poco più di quarantasette minuti di musica suddivisi in quattro facciate. Artefice di tutto ciò è la mitica 4AD, che sembra tornare prepotentemente in voga…

The Books…molto curiosa l’edizione in vinile che la Temporary Residence ha approntato per il nuovissimo album del duo folktronico dei The Books.  Doppio album con l’ultima facciata “incisa”, ma non nel senso canonico del termine, e, soprattutto, con un gran numero di sticker adesivi attraverso i quali il titolo è stampato con differenti composizioni cromatiche. Alla fantasia del possessore l’ardua scelta e la minuziosa opera di composizione del titolo in copertina…

Radios Appear…la 4 Men With Beards ristampa in vinile pesante 180 gr. il primo seminale album dei Radio Birdman “Radios Appear” nella “overseas version”, ovvero nella stampa approntata dalla Sire nel 1978 per il mercato inglese e americano dopo la pubblicazione della prima versione, dal medesimo titolo ma con copertina diversa, sul mercato australiano l’anno precedente. Qualche piccola variazione anche nella scaletta, priva di classici quali “Love Kills”, “Monday Morning Gunk” e la fulminante cover della stoogesiana “T.V. Eye”, ma con cinque brani di caratura non inferiore altrimenti inediti: “What Gives?”, “Non Stop Girls”, “Aloha Steve And Danno”, “Hit Them Again” ed un’incredibile cover di “You’re Gonna Miss Me” dei 13th Floor Elevators…

Spiritualized  …Plain Recordings invece si cimenta nella riedizione in doppio vinile pesante 180 gr. di un classico assoluto del rock indipendente degli anni novanta, “Ladies And Gentlemen We Are Floating In Space” degli Spiritualized dell’ex Spacemen 3 Jason Pierce, edito in origine nel 1997 dalla Dedicated, che ne approntò anche all’epoca una rarissima stampa in doppio album. Un disco che ai tempi fece meritatamente sfracelli fra pubblico e critica, con buona pace dell’invidiosissimo ex socio Sonic Boom…

FaustDalla storica Recommended Records, un eccezionale programma di ristampe, limitate, in puro vinile 180gr. Con la serie “Classic Reissues”, riscopriremo le discografie di Henry Cow, Art Bears, Faust, Slapp Happy, Amm, This Heat, The Work… dagli anni settanta, il summa della più intensa stagione del rock sperimentale europeo.

 Gruppi storici e musiche altamente Art Bears raccomandate,  torneranno finalmente a risuonare, attraverso la vibrazione del loro supporto originario. La prima serie di pubblicazioni include il celeberrimo “The Faust Tapes”, il terzo e per certi versi più geniale album dei folli sperimentatori di Wumme, edito in origine nel 1973 dalla Virgin e costituito da 26 più o meno lunghi frammenti “cuciti” fra di loro in un’unica composizione di tre quarti d’ora. L’album più venduto dei Faust, anche grazie ad un abile strategia promozionale della label che lo vendette all’epoca a 49 pence, più o meno il prezzo di un singolo. Tocca poi a “Hope And Fears”, il primo album del 1978 degli Art Bears, band emanazione diretta degli Henry Cow Henry Cowcostituita da Chris Cutler, Dagmar Krause e Fred Frith a mezza strada fra sperimetazione e forma canzone.  Non ha invece bisogno di presentazioni la, per il momento, terza produzione, ovvero il primo omonimo album degli Henry Cow, altrimenti noto come “Leg-End”, edito dalla Virgin nel lontano 1973. Gli Henry Cow, che in questa formazione erano costituiti da Fred Frith, Chris Cutler, Tom Hodgkinson, Geoff Leigh e John Greaves, rappresentarono il perfetto trait d’union fra la scena di Canterbury ed il mondo utopico e radicale del cosiddetto “Rock In Opposition”…        

 ”Questa musica fu concepita per il vinile, ovvero, fu equalizzata per ricevere il meglio, attraverso un sistema riproduttivo analogico, alimentato da vibrazioni fisiche… 
Tra trent’anni, molti cd, hard discs e ipods, saranno, talmente sorpassati, o così danneggiati, da non poter più funzionare, mentre questi LP, continueranno a mantenere salvo il loro contenuto, per secoli…”

(Chris Cutler)

Cover come Copertina

di admin

30 luglio 2010

Dagli archivi di “Dispenser”, un programma di Rai Radio Due, un ringraziamento ad Angela Bucella per le note che seguono.

TOUCHABLE SOUND: LE MIGLIORI COPERTINE DELLA STORIA MUSICALE

Ne esistono di colorati, dal trasparente, al giallo, passando per il rosa, il maculato, l’ocra e il nero.
Ma si possono trovare anche profumati al gelsomino, basilico, cioccolato e ciliegia.
Stiamo parlando dei dischi in vinile, ufficialmente introdotti nel 1948 negli Stati Uniti come evoluzione dei precedenti 78 giri che erano in gommalacca.

Nel 2002, l’artista britannico Roger Dean, conosciuto per aver realizzato le copertine di alcuni dei più grandi album della storia, ha pubblicato 45 RPM: Visual History of the Seven-Inch Record, una raccolta delle più belle copertine di 45 giri, in ordine cronologico.

Adesso, anche il Sound Screen Design, uno studio fotografico di New York, ha deciso di realizzare un libro simile: Touchable Sound: Twenty Years Of 7” Record Design, che rispetto al precedente analizza soltanto le copertine dei dischi usciti a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘90.

Il volume è stato realizzato coinvolgendo numerosi collezionisti.

Nel libro sono presenti più di 200 copertine di cui viene indicato anno di uscita e nome della band.
L’ultima parte invece è dedicata alle venti cover più belle, delle quali viene raccontata la storia.

Si parte dalla Butcher Cover , copertina del macellaio, di “Yesterday and Today”, raccolta dei Beatles pubblicata esclusivamente negli Stati Uniti nel 1966.
L’immagine rappresenta i membri della band con in mano dei coltelli, circondati da numerose bambole fatte a pezzi e abbondanti macchie di sangue.
La particolarità sta nel fatto che la copertina, ritenuta troppo splatter, venne rifatta.

Al secondo posto si trova invece invece “Part One”, disco della West Coast Pop Art Experimental Band, gruppo psichedelico losangelino, pubblicato inizialmente in sole 100 copie: un’immagine astratta dai colori fluo con scritte in tipico carattere anni ’70.

Segue l’album “An Anthology”, dello statunitense Duane Allman, realizzato un anno dopo la morte dell’artista.
La copertina mostra una foto del musicista, ritenuto uno dei più grandi chitarristi di tutti i tempi, in jeans e petto nudo mentre pesca in un lago.

Nella raccolta non mancano classici come “Destroyers” dei Kiss, “Never Mind The Bollocks” dei Sex Pistols e “The Velvet Underground & Nico”, album d’esordio dell’omonima band pubblicato nel 1967 dalla Verve Records.
La copertina di quest’ultimo, sul quale compare una banana disegnata da Andy Warhol, ha fatto sì che il disco fosse anche conosciuto come “banana album”, riferimento esplicito al sesso maschile.
Sulla cover non compare né il nome del gruppo né quello della casa discografica, ma solo la firma del famoso artista.
Nella prima stampa, la banana era coperta da un adesivo con scritto peel slowly and see, sbucciate lentamente e guardate.

Insomma, come dichiara il team di Sound Screen Design, la musica è importante, ma l’immagine, a volte, lo è molto di più.

Angela Bucella

Per non dimenticare…

di Marco Tagliabue

30 luglio 2010

Dai Pere Ubu di “30 Seconds Over Tokyo” agli Ultravox di “Hiroshima Mon Amour” il passaggio è quasi obbligato, forse scontato ma inevitabile. Due brani splendidi che fotografano, in rapida successione, le fasi di un Olocausto, nella testa del carnefice ed in quella, ignara, delle vittime un’attimo prima del nulla. Nella melodia delicata e struggente di uno dei capolavori dell’epopea della new wave, un groppo al cuore ad ogni ascolto ed un invito a non dimenticare…

Verso il centro del mirino…

di Marco Tagliabue

20 luglio 2010

Mi alzo in volo presto nella nebbia del primo mattino/in un drago di metallo imprigionato nel tempo/Accarezzo le onde di un mare sotterraneo/nella strana fantasia di un mondo da sogno. Il sole descrive un cerchio di fuoco come una volta nel cielo/il 25 è un’ombra velocissima sul verde mare lucente/Oltre la macchia pallida di una terra aliena/abbiamo solo tempo di rifugiarci nelle mani di qualche strano dio. I ragni neri della contraerea esplodono nel cielo/raggiunti su ogni lato da strani artigli contorti/Non c’è tempo per scappare, non c’è modo di nascondersi/Non si può fermare questa corsa suicida. Le strade di una città giocattolo si moltiplicano sotto i miei occhi/germogliano come grappoli di funghi in un mondo surreale/Questo incubo sembra proprio non finire/e il tempo scorre lento come se non fosse mai cominciato. 30 secondi in una corsa a senso unico/30 secondi e nessuna possibilità di nascondersi/30 secondi per Tokyo.

Un riff di chitarra asciutto e circolare, una linea di basso che incalza su un frusciante tappeto sintetico, la voce di Thomas che narra dal profondo. Una tensione che sale attimo dopo attimo e che trova solo una piccola valvola di sfogo nelle aperture strumentali che spezzano il brano, piccole esplosioni di psichedelia free form con gli strumenti in caduta libera. Ma il solito riff ipnotico reintroduce nel vortice ed una nuova strofa getta altra benzina sul fuoco. Disperazione, angoscia e claustrofobia aumentano la loro pressione, diventano quasi palpabili; la tensione emotiva giunge a livelli insostenibili fino alla liberazione finale, con la voce allucinata di Thomas che ripete all’infinito il suo tragico refrain mentre gli strumenti esplodono ed il synth di Ravenstime sfregia la tela a colpi di lametta. Nessuno è mai andato oltre, nessuno è riuscito a rappresentare il senso apocalittico della fine e della sua ineluttabilità, a dargli un impatto visivo oltre che strumentale, come i Pere Ubu attraverso la tragica epopea del pilota che conduce se stesso ed il proprio carico di morte verso il centro del mirino. 30 Seconds Over Tokyo/Heart Of Darkness, primo singolo della band autoprodotto per la minuscola Hearthan Records vede la luce nel settembre del 1975 e per passare alla Storia, proprio quella con la esse maiuscola, David Thomas e soci davvero non avrebbero avuto bisogno di altro.

Che la Forza sia con voi…

di Marco Tagliabue

13 luglio 2010

Non è un mistero che una canzone possa sprigionare una forza immane senza utilizzare un briciolo di elettricità. Tanto più se a cantarla è la voce di Johnny Cash e, soprattutto, di quel Johnny Cash ormai segnato da mille battaglie che il genio e la perseveranza di Rick Rubin hanno restituito a vecchi e nuovi fans per un mazzo di opere che, con tutta probabilità, sono da annoverarsi fra i suoi capolavori assoluti. Ma ogni volta che ascolto questo brano mi stupisco come fosse la prima volta e riesco a stento a trattenere le lacrime: la sua intensità, la sua potenza fanno vibrare le mie corde fin quasi a spezzarle. Il vecchio country man armato solo della sua voce, di una chitarra acustica e poco più che annienta la furia elettronica dei Nine Inch Nails rappresenta, secondo me, l’emblema della Forza della Musica e della Forza di un Uomo che ha lottato come un guerriero fino all’ultimo istante della sua vita.

Frattaglie di (puro) vinile…9

di Marco Tagliabue

13 luglio 2010

Qualche nuova segnalazione con la collaborazione di Rock Bottom di Firenze… 

Analogy…La AMS ristampa in vinile pesante il primo omonimo album degli Analogy, originariamente edito nel 1972 solo in Italia in un migliaio di esemplari dalla fantomatica label Ventotto. Gli Analogy erano un gruppo tedesco che incise questo unico lavoro, la loro musica era un mix tra progressive e sperimentazione. L’album vede una delle prime copertine europee a raffigurare il nudo integrale dei componenti. Il suono della band era caratterizzato dalla voce unica della cantante Jutta Nienhaus, che con il chitarrista Martin Thurn-Mithoff partecipò anche alle incisioni del capolavoro di Battiato ”Sulle corde di Aries” (1973), per poi trasferirsi in Inghilterra e fondare nel 1975 un nuovo gruppo, gli Earthbound, attivo per qualche anno…

Corte dei Miracoli

…ancora un prezioso recupero in vinile da 180 gr. da parte della AMS con l’unico, eponimo album dei Corte Dei Miracoli Si tratta di un lavoro di epico rock progressivo con influenze Genesis/Yes, ma dal tipico “tocco” del rock italiano di quegli anni, caratterizzato dalla predominanza delle tastiere e dall’assenza di chitarre (con l’eccezione del brano ”E verra’ l’uomo”, in cui e’ ospite il chitarrista dei New Trolls Vittorio De Scalzi, che si occupo’ anche del missaggio dell’album). Il gruppo si formò a Savona nel 1973 e realizzò solo questo album, pubblicato in Italia dalla Grog nel 1976, sciogliendosi in quello stesso anno…

Garybaldi…questa volta tocca alla Vinyl Magic, con ”Astrolabio”,’ il secondo album dei Garybaldi, pubblicato dalla Fonit nel 1973 dopo l’album ”Nuda” dell’anno precedente. ”Astrolabio”, che rimarrà anche l’ultimo album dei Garybaldi, vede il gruppo cimentarsi con due lunghi brani, ciascuno dei quali occupa una facciata, contraddistinti dai potenti assoli chitarristici di ”Bambi” Fossati. ”Madre di cose perdute” e’ piu’ strutturata e vicina al rock progressivo ed a quello piu’ atmosferico e spaziale dei Pink Floyd, con sognanti tappeti di tastiera che si intrecciano con gli assoli di Fossati. ”Sette?” e’ incisa dal vivo in studio ed ha una forma piu’ libera ed improvvisata, con la chitarra di Fossati che si fa piu’ dura e prominente ed avvicina il brano all’hard rock progressivo. I Garybaldi, provenienti da Genova, si differenziano dalla maggior parte dei gruppi prog italiani del periodo per la presenza di forti elementi hard rock. Il primo album del  gruppo esce nel 1972 con il titolo ”Nuda” e presenta una suggestiva copertina ad opera del fumettista Guido Crepax. Il gruppo propone un hard rock chitarristico che si fonde con il progressivo, con la potente chitarra di ”Bambi” Fossati in evidenza…

Triade…edizione limitata a 500 copie in vinile pesante dorato per un’altra ristampa ad opera della Vinyl Magic. Si tratta dell’album “1998: La Storia di Sabazio” dei Triade, originariamente pubblicato dalla Derby in Italia nel 1973. L’unico album del gruppo italiano e’ un lavoro complesso ed ambizioso, basato su un rock progressivo con venature jazz e sperimentali dominato dalle tastiere che sulla prima facciata, completamente strumentale, mostra marcate affinità con gli ELP, mentre sulla seconda troviamo brani con interventi vocali e più prossimi alla canzone, seppure anch’essi aperti ad articolati passaggi strumentali. Questo trio fiorentino venne formato nei primi anni ‘70, da Vincenzo Coccimiglio (tastiere) ed Agostino Nobile (basso, già nei Noi Tre), a cui si unì il batterista Giorgio Sorano…

Aria…ancora dalle parti della nostrana AMS per un altro importantissimo recupero, quello di “Aria”, il capolavoro del 1972 di Alan Sorrenti, ristampato in vinile da 180 gr.  Un disco ancora influenzato dal progressive, ma ricco di elementi di assoluta novità che lo rendono ancora di estrema originalità, primo fra tutti un utilizzo della voce in grado di tracciare, non a torto, paralleli con autentici “mostri sacri” dello strumento del calibro, ad esempio, di Tim Buckley…

Campo di Marte…Originariamente pubblicato dalla United Artists nel 1973, il primo ed unico LP omonimo dei Campo Di Marte nella ristampa opera della AMS. Uno dei dischi piu’ considerati del rock progressivo italiano, “Campo di Marte” e’ un album concettuale incentrato sulla stupidita’ della guerra: il disco si suddivide in sette movimenti in cui brevi parti cantate si alternano con lunghe improvvisazioni di chitarra e tastiera, interrotte da improvvisi attimi di quiete a base di flauto, mellotron e chitarra acustica. I Campo Di Marte si formano a Firenze nel 1971 ad opera del chitarrista Enrico Rosa, del flautista Mauro Sarti e del bassista Richard Ursillo (accreditato sull’album come Paul Richard)…

Gleemen…I Gleemen vennero Formati a Genova intorno al 1965 da Pier Nicola “Bambi” Fossati, Cassinelli e Traverso insiema al chitarrista Marco Zoccheddu (poi nella Nuova Idea). Questo loro unico album, uscito nel 1970 ed appena ristampato ad opera della Vinyl Magic, è un lavoro vicino al rock classico, con forti influenze anni ‘60 ed alcuni tipici elementi dei lavori successivi dei Garybaldi: lo stile chitarristico selvaggio, ispirato da Hendrix, di Bambi, il sottofondo di organo ed una solida base ritmica. La stessa formazione cambiò nome in Garybaldi nel 1971, con un suono pero’ più vicino al prog, ma mantenendo lo stile del gruppo precedente, con la chitarra aggressiva di Bambi Fossati in grande evidenza…

Osanna…Ancora Vinyl Magic è responsabile della ristampa del secondo album degli Osanna dal titolo completo ”Preludio, tema, variazioni e canzona”,  la cui prima tiratura risale al 1972 ad opera della Fonit. Uscita dopo ”L’uomo” (1971) e prima di ”Palepoli” (1973), nota anche per essere la colonna sonora del film ”Milano calibro 9”, questa opera del gruppo napoletano venne realizzata con la collaborazione di Luis Bacalov, in qualita’ di arrangiatore e direttore dell’orchestra. Si tratta di un lavoro molto variegato, con brani dai toni assai diversi fra loro, in linea con le caratteristiche di molti album usati come colonne sonore: si passa da potenti hard rock in cui si alternano flauto e chitarre distorte con reminiscenze dei Jethro Tull, con passaggi orchestrali, momenti rarefatti e notturni ed alcuni brani vicini al pop melodico, mentre il rock progressivo aleggia su gran parte del disco…

Paese dei Balocchi…sempre Vinyl Magic per la ristampa del primo omonimo album del Paese Dei Balocchi, gruppo di Roma formato nel 1971 e comprendente due ex-Under 2000, un gruppo che aveva realizzato alcuni singoli nel 1970. Questo loro unico album e’ un tipico disco di prog sinfonico italiano con forti influenze classiche e tastiere in netta evidenza, alcuni arrangiamenti orchestrali nello stile successivamente ripreso dal Rovescio della Medaglia per Contaminazione, e parti vocali brevi. Il disco contiene due lunghe suite divise in piccoli movimenti dai titoli lunghi e complessi. Il gruppo si sciolse intorno al 1974, dopo aver registrato i demo per un secondo album mai pubblicato. Un altro gruppo chiamato Il Paese dei Balocchi ha realizzato negli anni seguenti due singoli commerciali, ma non c’e’ nessun collegamento…

La casa dei nostri sogni…

di Marco Tagliabue

7 luglio 2010

Con questa canzone, date retta a me, potreste anche conquistare il cuore di una ragazza…ma non ditele che ha la polvere di quaranta primavere fra i solchi e che appartiene al repertorio di un gruppo dall’astruso nome di Van Der Graaf Generator…vi giochereste un buon 50% delle vostre chances.
Questa volta per il nostro Juke Box all’Idrogeno la dolcezza infinita di un piccolo grande capolavoro senza tempo ed una voce fra le più belle che la nostra musica ci abbia regalato.
Dalle nostre parti bastava fare un giro in Via dei Matti al numero zero…fra le avvolgenti spire di Peter Hammil e soci si poteva salire fino al Paradiso…
Buone emozioni a tutti.