Forever Young
di Marco Tagliabue
1 luglio 2011
Forse il mondo non è il posto migliore per vivere, ma va anche detto che non ne conosciamo altri…
L’Inghilterra thatcheriana dei mid-eighties era probabilmente anche peggio, ed in molti, fra i ragazzi più sensibili, preferivano il buio della prigione dorata della propria cameretta alla luce artificiale di un sole che sembrava spento, e sceglievano di aprire le finestre il meno possibile per lasciare fuori tutta l’aria viziata…
Gli anni delle rivolte in mezzo alla strada, degli scontri con la polizia, della Londra che brucia, del punk disordinato e battagliero, erano irrimediabilmente finiti e le loro macerie fumanti rendevano il clima più torrido e l’atmosfera ancora più irrespirabile.
Con le loro facce da bravi ragazzi, con la loro musica mai aspra e mai sdolcinata, con la loro malinconica poetica post-adolescenziale ed il profondo senso di impotenza di fronte alle brutture del mondo “fuori”, gli Smiths di Morrisey e Johnny Marr seppero prendere per mano questo disagio per accompagnarlo verso l’alba di una nuova decade, con il carico di sogni e di speranze che ogni ripartenza si porta irridimediabilmente dietro…
“How Soon Is Now?”, qui nella versione “extended” di oltre sei minuti, rimane, in ogni caso, una delle canzoni più belle ed ispirate degli anni ottanta. Alzate il volume.