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WILCO at Todays Festival: TORINO, Spazio 211 Open Air, 25/08/2023

di Paolo Baiotti

3 settembre 2023

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Quando i Wilco salgono puntuali sul palco alle 22.30 per chiudere la prima giornata del festival torinese, l’accaldato pubblico che gremisce l’ampia area di fronte al palco ha già avuto l’occasione di assistere a tre esibizioni di diverso genere e impatto: dapprima l’indie/fok intriso di psichedelia dell’eccellente duo inglese dei King Hannah, quindi il post/punk degli americani Les Savy Fav guidati dall’istrionico frontman Tim Harrington, infine l’elegante e sinuosa miscela funky/pop di Warhaus, progetto nato da un’idea del belga Maarten Devoldere. Ma l’attesa è tutta per il sestetto guidato da Jeff Tweedy, anche perché molti dei presenti ricordano il concerto del 2007 nel medesimo luogo, in cui durante l’esecuzione di Spiders (Kidsmoke) ci fu un blackout di parecchi minuti riempito dai cori del pubblico che accompagnarono la band che, dopo il ritorno dell’energia, si lasciò andare ad una lunga e ispirata jam. Se lo ricordano anche loro visto che iniziano il concerto proprio con le note dissontanti di Spiders, accolte da un boato. Le chitarre di Tweedy e di Nels Cline si inseriscono aspre e taglienti nella ritmica finchè esplode il duro riff centrale, con Jeff che si alterna alla solista con il collega. L’aspro crescendo è interrotto dalla ripresa del cantato, lasciando poi spazio, dopo altre dissonanze, alla partecipazione del pubblico, molto apprezzata dal cantante.

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Un inizio indovinato per una serata che non avrà momenti di flessione, confermando i Wilco come una delle migliori band rock del nuovo millennio, almeno dal vivo (su disco hanno avuto qualche momento di calo nell’ultimo decennio). Quello che stupisce del sestetto di Chicago è la capacità di mantenere un equilibrio mirabile tra il roots/rock melodico venato di folk e country delle loro ballate e i momenti sperimentali e di avanguardia culminati in studio in Yankee Hotel Foxtrot (rifiutato dalla Reprise e poi stampato dalla Nonesuch) e A Ghost Is Born. Sono una vera squadra in cui il valore dell’insieme è superiore a quello, seppur notevole, dei singoli, dal bassista John Stirratt, l’unico presente con Tweedy fin dall’inizio, al batterista Glenn Kotche in formazione dal 2001, per finire con il tastierista Mikael Jorgensen entrato nel 2002.

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La malinconica I Am My Mother e la title track Cruel Country (che esprime nel testo le contraddizioni americane) ci riportano alla produzione più recente, mentre I’m Trying To Break Your Heart esemplifica l’equilibrio tra melodia e sperimentalismo di YHF. La semplicità della beatlesiana If I Ever Was A Child e della pianistica Hummingbird, la cadenzata Random Name Generator e la magnifica Misunderstood da Being There del ’96 ci traghettano alla parte centrale del concerto rappresentata da tre brani superbi, dopo un timido coro di auguri di compleanno a Jeff Tweedy accolto con altrettanta timidezza dal cantante. Dapprima Bird Without a Tale/Base Of My Skull, uno dei pezzi migliori di Cruel Country, occasione per una notevole sezione jammata di impronta psichedelica che vede protagoniste le chitarre di Cline e del polistrumentista Pat Sansone (l’unico membro non ancora citato), posizionati ai lati opposti del palco. Quindi la sublime ballata Jesus, Etc., infine l’amata Impossible Germany da Sky Blue Sky, in cui il dinoccolato Nels costruisce un fantastico assolo in crescendo richiamando il suono di Tom Verlaine. Da qui si procede verso la parte finale della serata in cui si distinguono la spigliata Falling Apart, la trascinante A Shot In The Arm (unico estratto da Summerteeth) e la conclusiva Outtaside (Outta Mind) tratta da Being There.

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A mezzanotte in punto la band saluta il pubblico e lascia il palco dopo 90’ senza un attimo di pausa. E’ chiaro che se avessero iniziato alle 22 avrebbero potuto suonare di più come in alcune date precedenti, ma sono i limiti dei Festival e, finchè al Todays arriveranno musicisti di questa caratura, non potremo che esserne soddisfatti.

Paolo Baiotti
(foto di Michele Marcolla)

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Grandi autori, le novità viniliche

di Roberto Anghinoni

12 ottobre 2009

fleetwood mac
(In collaborazione con il Vinyl Shop PAPERMOON)

Segnaliamo una serie di recentissime uscite (tutte del 2009) che sono state realizzate anche nel melodioso supporto vinilico. Coinvolgono nomi importanti della nostra musica, e siamo certi che il supporto a noi più caro le renderà ancora più interessanti. Dove non indicato diversamente, si tratta di LP singoli.

TOM WAITS Romeo Bleeding
RYAN BINGHAM >- Roadhouse Sunjohn fogerty
WILCO Wilco – The Album
LEVON HELM - Electric Dirt  2-LP
STEPHEN STILLS - Just Roll Tape: April 26th 1968
SON VOLT - American Central Dust
FLEETWOOD MAC - Live At The Boston Party  4-LP
CLAPTON ERIC & STEVE WINWOOD - Live From Madison S  3-LP
YES Something’s Coming: Bbc Recordings 1969-1970  2-LP
BOTTLE ROCKETS - Lean Forward
CREAM – Waiting So Long: Ultimate Collector’s Box Set  4-LPnelson classic
HANK WILLIAMS III - Assjack  2-LP
ARTISTI VARI (TEN YEARS AFTER – MOUNTAIN – CANNED HEAT…) - Woodstock: 3 Days Of Peace And Music  5-LP WILLIE NELSON - Lost Highway 2-LP
ELVIS COSTELLO -
Secret Profane & Sugarcane  2-LP
GEORGE STRAIT -
Twang
WILLIE NELSON - American Classic
JOHN FOGERTY - Blue Ridge Rangers Rides Again
BLACK CROWES - Before The Frost & Until The Freeze  2-LP
CROSS CANADIAN RAGWEED -
Happiness & All The Other Thingsjimi hendrix
CROSBY STILLS & NASH – Demos
KLAUS VOORMANN - A Sideman’s Journey
PEARL JAM - Backspacer
JIMI HENDRIX - Live At Woodstock 3-LP
ROBERT EARL KEEN - Rose Hotel