I SHOT A MAN – Dues

dues

I SHOT A MAN
DUES
Bloos Records 2024

Ho ascoltato per caso questo trio torinese come spalla di Dany Franchi e Alberto Marsico al Festival del Blues del Magazzino di Gilgamesh e ne sono rimasto favorevolmente colpito. Appena è uscito il loro secondo album me lo sono procurato, non avendo potuto assistere al concerto di presentazione del disco. Sul loro sito scrivono: “gli I Shot A Man nascono nel 2014, dall’ostinazione di riprendere il blues delle origini e di suonarlo come fosse nato oggi. Le materie prime sono di prima scelta: chitarre elettriche, acustiche, resofoniche, batteria degli anni ’40, impreziosita da cucchiai e assi per lavare i panni, voce a metà tra il crooner e il musicista di strada. Il risultato è un suono essenziale, incompleto, che pensa al mondo in cui il blues è nato, quando gli strumenti erano pochi e arruginiti”.
Può sembrare un’ambizione esagerata, invece i ragazzi suonano proprio così! Nel 2022 hanno partecipato all’International Blues Challenge a Memphis, tre anni dopo avere pubblicato l’esordio Gunbender grazie ad un crowfunding. Poi hanno iniziato a pensare a Dues, molto più ragionato del precedente, prodotto e registrato da Manuel Volpe nel suo studio Rubedo a Torino.
Manuel Peluso (voce e chitarra), Domenico De Fazio (chitarra solista e voce) e Simone Pozzi (batteria e voce) compongono il trio che non ha un bassista e sono anche gli autori di nove dei dieci brani dell’album. Ovviamente il loro nome è un riferimento a un famoso brano di Johnny Cash (Folsom Prison Blues) e già questo denota una scelta di campo. Ma è soprattutto la musica che colpisce: il suono è antico e contemporaneo nello stesso tempo, parte dalla tradizione, ma la rielabora tenendo conto dello stile essenziale dell’Hill Country Blues del Mississippi, dell’approccio dei Black Keys o di certe cose di Jack White, senza dimenticare accennni di world music.
La spigolosa e cadenzata Arnold Wolf, uscita anche come singolo, richiama proprio i Black Keys con una chitarra ficcante e riusciti intrecci vocali, seguita da un’incisiva cover di Moaning At Midnight di Howlin’ Wolf con l’armonica di Tom Newton, dall’old style raffinato di Contemplation Blues e dal profumo d’Africa della notevole Desert Room. Toccando ogni aspetto ricollegato al blues senza essere degli integralisti, si prosegue con il boogie Left Eye in cui spicca una slide sofferta, con la morbida Annie Goodheart che si apre ad un sorprendente finale corale e con Thieves, quasi sospesa con il suo ritmo lento e una coralità gospel dovuta anche all’aggiunta delle voci di Alice Costa e Ilaria Audino. Nel finale la deliziosa Roll And Flow, la notturna Spazio 50 in cui dialogano il piano di Simone Scifone e la slide e la nostalgica ballata soul-blues Billboard in cui il piano è affidato a Manuel Volpe confermano le impressioni positive su Dues, un album che soddisfa in ogni aspetto e che meriterebbe una distribuzione più vasta a livello internazionale.

Paolo Baiotti

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