Archivio di dicembre 2022

DUO ATANASOWSKI – Libertè Toujours

di Paolo Crazy Carnevale

30 dicembre 2022

duo atanasovski

Duo Atanasowski – Libertè Toujours (Moonjune Records 2022)

Eccoci al cospetto di un’altra bella produzione di casa Moonjune, che nella seconda metà del 2022 ha sfornato una cospicua messe di dischi; a cavallo della pandemia, l’etichetta condotta da Leonardo Pavkovich ha trasferito la sua sede dalla caotica New York alle lande sperdute della Spagna, dove tra l’altro vengono registrati diversi lavori degli artisti connessi all’etichetta, ed ora sembra aver ripreso l’attività a pieno regime.

Vasko Atanasovski è un sassofonista sloveno che già da tempo è noto a chi segue le produzioni Moonjune, stavolta si presenta in questa versione in duo dove al suo fianco c’è il giovane figlio Ariel Vei, valente chitarrista e, soprattutto in questa sede, compositore di tutte le tracce presenti nel disco.

Il giovane artista sloveno, dopo essersi diplomato a Maribor, ha proseguito gli studi musicali dedicandosi al violoncello presso l’Accademia di Graz, in Austria.

Papà Vasko è invece una vecchia volpe, ha suonato con artisti di fama (dai Living Colour a Marc Ribot, a Tommy Emmanuel, giusto se volete qualche nome), ha fatto tour e inciso una quindicina di album di musica sua.

Ariel Vei ha composto i sette brani durante le varie quarantene dello scorso biennio, poi col padre si è chiuso in studio, proprio a Maribor, sul finire del 2021 e, facendosi accompagnare anche dal pianista Marko Churnchetz, dal bassista Jost Drasler e dal batterista Marjan Stanic, ha messo nero su bianco Libertè Toujours.

Il risultato è un piacevolissimo e fantasioso collage sonoro che mescola il jazz e la fusion con elementi classici immancabili, visti gli studi del nostro, e influenze mai esagerate di musica balcanica legata alle origini dei due Atanasovki.

Oltre a padre e figlio ha molta parte nella creazione sonora anche il piano di Churnchetz: Drevored, Orehi, Barve Sena sono brani in cui la musica scorre senza intoppi di alcun genere, libera, come suggerisce il titolo del disco, sempre. Balasa Za Soncen Dan è una composizione delicata, sorretta da arpeggi di chitarra acustica su cui il sassofono di Atanasovski padre si adagia comodamente ed il basso di Drasler può ritagliarsi un adeguato spazio solista, forse, anche per via della sua lunga struttura, il brano più affascinante del prodotto. Più breve e più di routine la fusion d’impronta latina di Vrane Na Prepihu, U2 è di nuovo una composizione molto articolata e lunga, con Ariel Vei quasi protagonista assoluto con la chitarra ed il violoncello. Un altro brano fondamentale del disco, che si chiude poi con la title track, che parte in maniera molto intima, con la chitarra acustica dell’autore su cui poi s’immettono gli altri comprimari, il padre in primis e il pianista, dando corpo alla traccia che si certifica come il brano più jazz del disco.

Paolo Crazy Carnevale

WEST OF EDEN – Next Stop Christmas

di Paolo Baiotti

25 dicembre 2022

west

WEST OF EDEN
NEXT STOP CHRISTMAS
West Of Music 2022

Dopo 25 anni di attività e 12 album all’attivo, questo gruppo svedese approda al secondo disco natalizio dopo Another Celtic Christmas del 2016. Hanno sempre cantato in inglese mantendosi fedeli ad una matrice folk celtica, girando in Europa e anche in Cina dove hanno ottenuto numerosi apprezzamenti. Se nel precedente Taube avevano deciso di cambiare interpretando nella loro lingua brani del cantautore locale Evert Taube, con Next Stop Christmas tornano alla tradizione dell’inglese, facendo risaltare la voce chiara e limpida della leader Jenny Schaub che suona anche la fisarmonica e il flauto, richiamando il folk britannico dei Fairport Convention di Sandy Denny, dei Pentangle e degli Steeleye Span, coadiuvata da Martin Schaub (voce, chitarra acustica, mandolino, tastiere), dal violino di Lars Broman, dalle chitarre di Henning Sernhede, nonché dalla sezione ritmica formata da Martin Holmlund al basso e Ola Karlevo alle percussioni e bodhran e da un nutrito gruppo di ospiti ai fiati e alle voci. Le armonie vocali sono da sempre un tratto caratteristico del gruppo che si trova a proprio agio con le melodie natalizie interpretate anche con un pizzico d’ironia, sia che si tratti di tracce autografe che di estratti della tradizione.
Molto curato nel suono prodotto da Martin e nella confezione in digipack, il disco parte come un treno (a proposito della copertina) con la percussiva We All Shall Sing Together e la ritmata title track di radice celtica in cui ospitano la voce di Stefan Andersson. Nello sviluppo dell’album, in cui sono stati inseriti anche alcuni brevi segmenti strumentali, emergono la morbida ballata da camino acceso In The Bleak Midwinter, il tradizionale The Twelve Days Of Christmas, la scatenata Must Be Santa che richiama inevitabilmente i Pogues e la malinconica The Bells Of St. Stephen.
Next Stop Christmas è un disco da ascoltare sotto l’albero, con le luci natalizie rigorosamente accese e in un tripudio di candele, con in mano ovviamante una tisata bella calda.

Paolo Baiotti

THE NIGHTHAWKS – Est 1972

di Paolo Baiotti

21 dicembre 2022

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THE NIGHTHAWKS
EST 1972
VizzTone 2022

Sono lontani i tempi in cui un quartetto fondato e guidato da Mark Wenner (voce e armonica) con un giovane Jimmy Thackery (chitarra e voce) e la solida ed esperta sezione ritmica di Jan Zukowski (basso) e Pete Ragusa (batteria) era una grande attrazione dei roadhouse e dei locali fumosi della zona di Washington D.C., tanto da essere considerato la migliore ‘bar band’ degli Stati Uniti, oltre a suonare in compagnia di grandi bluesmen come John Hammond, Pinetop Perkins, Bob Margolin e gli altri della Muddy Waters Blues Band. In quel periodo The Nighthawks hanno pubblicato dischi storici di blues/roots come Jack And Kings Vol.1-2, Live At Psychedelly e Ten Years Live, finchè Thackery ha lasciato nell’86 per avviare una carriera solista. Nonostante numerosi cambi di organico i Nighthawks hanno resistito fino ad oggi: lo testimonia Est 1972 che festeggia i 50 anni di attività. Degli originali resta l’insostituibile Mark Wenner, affiancato dal fedele Marc Stutso (batteria e voce) che dopo avere suonato nei Drivers di Thackery ha raggiunto la band nel 2012, da Dan Hovey (chitarra e voce) e Paul Pisciotta (basso, contrabbasso e voce) che si sono aggiunti da un paio d’anni sostituendo Paul Bell e Johnny Castle che erano entrati nel 2004. Negli anni hanno collaborato o fatto parte del quartetto musicisti come Warren Haynes, Jimmy Nalls, James Solberg, Pete Kanaras e Gregg Wetzel. La band ha mantenuto come base il blues, contaminato con dosi variabili di soul, americana e rock and roll, con il divertimento nel sangue e una voglia di movimento che si accosta a quantità più o meno robuste di birra o alcolici.
Est 1972 non tradisce le attese: prodotto dall’amico David Earl e registrato nei suoi Severn Sound Studios ad Annapolis, senza avere l’ambizione di creare nulla di nuovo o di clamoroso conferma le coordinate sonore sulle quali si è sempre basato il gruppo, incrementando appena le percentuali di soul ed errebi rispetto al blues tradizionale e mischiando come sempre cover a brani originali (6 su 14 con l’apporto maggiore di Hovey che ne ha scritti 4 da solo).
L’apertura di Nobody esprime la voglia di ritmo con l’esuberanza dell’armonica di Wenner, ribadita dal country-blues di You Seem Distant e dal rock and roll di Coming And Going, dalla cover accelerata e roccata di Johnny Too Bad (un reggae degli Slickers), da Houseband cantata dall’autore Dan Hovey e dalla scanzonata Run Red Run di Leiber e Stoller (hit dei Coasters del ’59). Ma non mancano tracce d’atmosfera come il soul dei fifties I’ll Come Running Back To You di Sam Cooke, la jazzata Ask Me Nice di Mose Allison, la ballata West Memphis e la notturna Driving di Hovey che chiude il disco con un tocco di raffinatezza dato dalla voce morbida dell’autore, dall’armonica sognante di Mark e dalla delicata sezione ritmica.
Est 1972 è il modo migliore di festeggiare 50 anni di roots music ruspante e vitale.

Paolo Baiotti

Il 18 dicembre la Fiera del Disco di San Vittore Olona

di admin

9 dicembre 2022

locandina sab vittore olona

L’appuntamento con i vinilomani e i cdlomani è per domenica 18 dicembre a S.Vittore Olona, presso S+Center Malerba, in Via XXIV Laggio, 40.

Come sempre, ingresso libero (dalle 10 alle 18) e parcheggio gratuito.

Late presente.

INTERVENITE NUMEROSI così ci diciamo anche BUON NATALE!

SUZIE VINNICK – Fall Back Home

di Paolo Baiotti

3 dicembre 2022

FallBackHome

SUZIE VINNICK
FALL BACK HOME
Autoprodotto 2022

Nelle note che accompagnano il disco, oltre al ringraziamento ai partecipanti al crowdfunding e al governo canadese che ne hanno sostenuto la produzione, Suzie spiega che l’intenzione di Fall Back Home era quella di combinare gli stili musicali di due album precedenti, Me & Mabel e 33 Stars, il primo bluesato, il secondo vicino all’Americana, richiamando come produttore Danny Greenspoon presente in entrambe le occasioni, già chitarrista di Murray McLauchlan e Kate & Anna McGarrigle nonché membro dei Romaniacs e poi produttore di Great Big Sea, Ian Tyson, The Paperboys, e Victoria Williams.
Suzie è una cantautrice esperta di Saskatoon spesso in bilico tra roots music e blues con alle spalle sei album come solista, una carriera ultraventennale che l’ha vista coinvolta in numerosi progetti (The Marigolds, Vinnick Sheppard Harte e un duo con Rick Fines) e 10 Maple Blues Awards vinti come cantante, autrice, bassista e formazione acustica. In Fall Back Home, che esce quattro anni dopo Shake The Love Around, si limita a cantare e suonare la chitarra acustica, accompagnata principalmente dalla sua band che comprende Kevin Breit alla chitarra, Russ Boswell al basso e Davide Di Renzo alla batteria, con l’aggiunta di qualche session man.
Dotata di una voce calda e melodica che si adatta a materiale di generi diversi, Suzie apre il disco con Lift Me Up, un brano pop-rock tinto di gospel nel quale emerge la chitarra dell’ospite Colin Linden che si distingue ancora di più nella mossa e bluesata Salt & Pepper. Nello stesso stile si apprezza la successiva Raino, cover di un brano dei connazionali Chilliwack. Su un versante jazzato, morbido e swingato, occorre ricordare The Pie That My Baby Makes e la raffinata Let Me Make It Up To You Tonight, introdotta e accompagnata dall’armonica di Carlos Del Junco. Non mancano ballate folk come la soffusa Talk To Me e la delicata e sensibile It Doesn’t Feel Like Spring Anymore e tracce più spigliate quali la bluesata Big Train (From Memphis), cover di John Fogerty e la scanzonata Secret che completano un disco vario e scorrevole chiuso da Hurt by Luck, traccia malinconica sulle conseguenze dell’uragano Katrina in cui si ritaglia uno spazio la fisarmonica di Mark Lalama.

Paolo Baiotti