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MICHAEL JOHNATHON – Garden Of Silence

di Paolo Baiotti

22 novembre 2023

Michael-Johnathon

MICHAEL JOHNATHON
GARDEN OF SILENCE
Poetman Records 2022

Non ci sono dubbi sul fatto che il newyorkese Michael Johnathon sia un artista eclettico ed estremamente prolifico come dimostra il fatto che Garden Of Silence sia il suo ventesimo album. Oltre ad essere uno stimato folksinger e chitarrista Michael è drammaturgo, scrittore (la serie Woodsongs di cinque libri e una per bambini sugli strumenti musicali), compositore di opere teatrali (Walden: The Ballad of Thoreau), fondatore dell’organizzazione di artisti SongFarmers, animatore di un conosciuto programma radiofonico (The Woodsongs Old-Time Radio Hour) che da poco ha anche una versione per i bambini (Woodsongs Kids). Nel 2020 ha ricevuto il prestigioso Milner Award per meriti artistici dal governatore del Kentucky.
Garden Of Silence è composto da dieci tracce originali e da una cover di Pete Seeger ed è un disco morbido e melodico in cui il cantante e polistrumentista (chitarra, mandolino, banjo, organo) è accompagnato da un nutrito gruppo di collaboratori compresa una sezione di fiati e di archi in alcune tracce. Ci sono riferimenti alle sue passioni e attività passate e presenti: la title track ha come tema il giorno della morte del pittore Van Gogh al quale era stato interamente dedicato il disco The Painter, Winter Song si riferisce al filosofo e scrittore Henry David Thoreau, Front Porch Symphony parla dello spirito della sua organizzazione di artisti, Seeger Mashup è un tributo al grande folksinger che è stato un suo mentore introducendolo nel mondo della musica cantautorale, mentre la conclusiva Folksinger è un ringraziamento alla passione che anima i cantanti folk di ogni epoca. Non mancano un blues acustico (Narcissistic Blues), un pregevole strumentale con il banjo in primo piano (Petrichor) e riferimenti a temi più generali come la rabbia e il dolore in Hurricane e l’amore in September Eve.
Echi di Don McLean e Gordon Lightfoot attraversano un disco semplice, quieto e dalle atmosfere bucoliche.

Paolo Baiotti

MICHAEL JOHNATHON – The Painter

di Paolo Baiotti

13 luglio 2021

painter

MICHAEL JOHNATHON
THE PAINTER
Poet Man Records 2020

Artista eclettico, il newyorkese Michael Johnathon si è trasferito a Laredo e poi nella zona degli Appalachi dove ha studiato la tradizione musicale locale. L’esordio solista risale al 1988 e The Painter è il suo sedicesimo album. Oltre ad essere uno stimato folksinger e chitarrista, è drammaturgo, scrittore, compositore di un’opera, fondatore dell’organizzazione di artisti SongFarmers, animatore di un conosciuto programma radiofonico…insomma un artista che non ama essere ingabbiato in un formato. Nel 2020 ha ricevuto il prestigioso Milner Award dal governatore del Kentucky per meriti artistici.
Questo nuovo album è ispirato all’arte pittorica di Vincent Van Gogh, sia nei dipinti dell’artwork scelti tra una quarantina di quadri eseguiti da Michael durante il lockdown, sia nell’approccio musicale, un tributo ad un artista unico, non per copiarlo ma per cercare di omaggiarlo, componendo un ciclo di canzoni basato sull’idea della tela bianca della vita riempita con i colori della vita, come dichiarato dall’artista.
Se il precedente Legacy aveva come punto di partenza un’intervista al cantante Don McLean nella quale veniva descritto con sconcerto l’attuale stato dell’industria musicale, la canzone The Painter è ispirata dalla sua Vincent che viene ripresa in chiusura del disco in una versione molto raffinata, come a completamento di un cerchio. Come sempre Michael alterna brani originali a cover: oltre a Vincent vengono eseguite Cat’s In The Cradle di Harry Chapin con influenze irish, Make You Feel My Love di Bob Dylan arrangiata dolcemente con piano e archi e Blue Moon di Rodgers e Hart, una classica ballata del ’34 ripresa da artisti di tutte le epoche, trasformata in una folk song. Tra gli originali spiccano Vincent In The Rain, The Statement con il flauto di Sharon Ohler e la bluesata Blues Tonight in cui si nota il raffinato fingerpicking dell’artista.
La canzone The Painter dovrebbe essere anche la sigla di un film in preparazione sulla vita di Van Gogh.

Paolo Baiotti

MICHAEL JOHNATHON – Legacy

di Paolo Baiotti

4 settembre 2020

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MICHAEL JOHNATHON
LEGACY
PoetMan Records 2020

Definire Michael Johnathon un artista eclettico è il minimo che si possa fare. Folksinger, chitarrista, drammaturgo, scrittore (ha pubblicato 5 libri), compositore dell’opera Woody: For The People, fondatore dell’organizzazione di artisti SongFarmers, animatore del programma WoodSongs Old Time Radio Hour trasmesso ogni settimana da 500 stazioni radio pubbliche e da numerose emittenti televisive, Michael è un uomo sempre in attività.
Nato nel 1957 e cresciuto nell’area di New York, si è trasferito a Laredo e poi a Mousie in Kentucky, che ha usato come base per girare nella zona degli Appalachi dove ha cercato e studiato decine di brani tradizionali, raccogliendoli dalla popolazione locale. Risiede tuttora ai piedi di questa zona montana, dalla quale si sposta per suonare ovunque, spesso per eventi benefici.
Legacy è il suo quindicesimo album (l’esordio è datato 1988), un disco ispirato da un’intervista del cantante Don McLean nella quale l’artista dichiarava il suo sconcerto per il tramonto dell’industria musicale e di un periodo d’oro della musica americana. La title track non a caso riprende il tema di American Pie e inserisce nel nostalgico testo riferimenti ad altri brani di grandi autori (Kingston Trio, Harry Chapin, James Taylor, Bob Dylan, Steve Goodman…). Il primo lato dell’album, diviso come un vinile, prosegue con due brani autografi, la ballata Winter Rose e l’acustica Rain arrangiata con un quintetto d’archi, alternati alle cover di Blue Skies di Irving Berlin e di Knockin’ On Heaven’s Door rallentata ad arte, con piano e mandolino in evidenza nel break strumentale. Il secondo lato è aperto da tre brani di Michael: l’intensa ballata The Coin, l’altro lento acustico Loyalty e la frizzante The Twinkie Song ondeggiante tra country e jazz e chiuso dalla cover di Like A Rolling Stone e da un medley di Woody Guthrie incentrato su Woody’s Poem, nel quale si inseriscono spezzoni di This Land Is Your Land e Ain’t Got No Home.
Legacy merita un ascolto, anche se manca un po’ di fluidità e di omogeneità tra i brani autografi e le cover.