Posts Tagged ‘West Of Eden’

WEST OF EDEN – Next Stop Christmas

di Paolo Baiotti

25 dicembre 2022

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WEST OF EDEN
NEXT STOP CHRISTMAS
West Of Music 2022

Dopo 25 anni di attività e 12 album all’attivo, questo gruppo svedese approda al secondo disco natalizio dopo Another Celtic Christmas del 2016. Hanno sempre cantato in inglese mantendosi fedeli ad una matrice folk celtica, girando in Europa e anche in Cina dove hanno ottenuto numerosi apprezzamenti. Se nel precedente Taube avevano deciso di cambiare interpretando nella loro lingua brani del cantautore locale Evert Taube, con Next Stop Christmas tornano alla tradizione dell’inglese, facendo risaltare la voce chiara e limpida della leader Jenny Schaub che suona anche la fisarmonica e il flauto, richiamando il folk britannico dei Fairport Convention di Sandy Denny, dei Pentangle e degli Steeleye Span, coadiuvata da Martin Schaub (voce, chitarra acustica, mandolino, tastiere), dal violino di Lars Broman, dalle chitarre di Henning Sernhede, nonché dalla sezione ritmica formata da Martin Holmlund al basso e Ola Karlevo alle percussioni e bodhran e da un nutrito gruppo di ospiti ai fiati e alle voci. Le armonie vocali sono da sempre un tratto caratteristico del gruppo che si trova a proprio agio con le melodie natalizie interpretate anche con un pizzico d’ironia, sia che si tratti di tracce autografe che di estratti della tradizione.
Molto curato nel suono prodotto da Martin e nella confezione in digipack, il disco parte come un treno (a proposito della copertina) con la percussiva We All Shall Sing Together e la ritmata title track di radice celtica in cui ospitano la voce di Stefan Andersson. Nello sviluppo dell’album, in cui sono stati inseriti anche alcuni brevi segmenti strumentali, emergono la morbida ballata da camino acceso In The Bleak Midwinter, il tradizionale The Twelve Days Of Christmas, la scatenata Must Be Santa che richiama inevitabilmente i Pogues e la malinconica The Bells Of St. Stephen.
Next Stop Christmas è un disco da ascoltare sotto l’albero, con le luci natalizie rigorosamente accese e in un tripudio di candele, con in mano ovviamante una tisata bella calda.

Paolo Baiotti

WEST OF EDEN – Taube

di Paolo Baiotti

9 febbraio 2022

taube

WEST OF EDEN
TAUBE
West of Music 2021

Venticinque anni di attività e undici album all’attivo sono il biglietto da visita di questo gruppo svedese che finora ha sempre cantato in inglese mantenendosi fedele ad una matrice folk celtica. Nel corso degli anni hanno girato in tutta Europa e anche in Cina ottenendo apprezzamenti critici e di pubblico. Ma con Taube hanno deciso di cambiare interpretando brani del cantautore svedese Evert Taube, nato a Goteborg nel 1890, marinaio e autore di molti brani celebri della tradizione folk locale nella prima metà dello scorso secolo. Lo hanno fatto a modo loro, inserendo elementi musicali di origine celtica che li ricollegano ai dischi precedenti. E’ chiaro che l’uso dello svedese è un limite per raggiungere un pubblico più vasto al di fuori della Scandinavia, ma la musica è universale e Taube si può considerare un disco folk scorrevole e ben arrangiato che può essere apprezzato anche non comprendendo i testi. Così Vastanvind è una melodica traccia folk guidata dal violino e dalla voce femminile, Sa Lange Skutan Kan Ga una ritmata traccia elettroacustica con l’inserimento del tradizionale The Copperplate, Sa Skimrande Var Aldrig Havet assume tonalità drammatiche ben interpretate dal violino e dalla voce, Mote I Monsunen è trasformata in una jig irlandese, Cheerio è avvolta dalle melodie irish di Star Of The County Down e Karl-Alfred Och Ellinor diventa una danza celtica con un segmento di un brano del multistrumentista irlandese Gerry O’Connor.
Guidati da sempre dalla cantante e fisarmonicista Jenny Schaub, dotata di una voce chiara e limpida e dal cantante, chitarrista, tastierista e mandolinista Martin Schaub, con Lars Broman al violino, Martin Holmlund al contrabbasso, Ola Karlevo alle percussioni e Henning Sernhede alla chitarra, in questo disco West Of Eden riescono a fondere la tradizione svedese con quella celtica in modo sorprendente, confermandosi una pregevole formazione in ambito irish folk.

Paolo Baiotti

WEST OF EDEN – Look To The West

di Paolo Crazy Carnevale

22 maggio 2016

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WEST OF EDEN – Look To The West (West Of Music/Hemifran 2016)

Avete nostalgia delle atmosfere folk-rock di marca anglosassone, quelle più recondite, con una voce femminile che sta in bilico tra quelle storiche di Sandy Denny, Jaqui McShee, Maddy Pryor? Con una siringata di folk-rock moderno quello alla Mike Scott? Questa band svedese capitanata dai fratelli Schaub, Jenny e Martin (le due voci del gruppo nonché le due menti da cui scaturiscono i brani registrati in questo bel disco) potrebbe essere il giusto lenimento alle vostre nostalgie. Se i brani cantati da Jenny (“Sandy Denny non è morta – afferma parlando di lei il sito Kulturbloggen – vive in Svezia e si chiama Jenny Schaub”) sono quelli più d’atmosfera quelli più rarefatti, legati ad atmosfere acustiche molto vicine alla tradizione, quelli cantati da Martin ci riconducono ad un sound che ricorda invece i Waterboys, ma a vincere davvero sono l’abilità con cui i brani sono altalenati e la mescola delle voci quando i due si dividono le parti in una stessa canzone.

Non sono d’altronde dei pivellini questi ragazzi, Look To The West è il loro decimo disco e si sono fatti apprezzare nel corso degli anni tenendo concerti in Scandinavia, Benelux e naturalmente in Irlanda, dove il genere musicale da loro proposto è la musica nazionale. Violino, chitarre acustiche, bodhràn, mandolino, fisarmonica ma anche dobro, chitarre elettriche, basso e batteria, nel segno di quel connubio tra folk albionico e rock iniziato con i Fairport Convention tantissimi anni fa.

Il risultato è notevole, e d’altra parte se il sestetto dei fratelli Schaub è durato tanti anni un motivo ci sarà: nella fattispecie, Look To The West può essere considerato il fratello europeo di quel meraviglioso disco di Tom Russell intitolato The Man From God Knows Where, in cui si raccontano le storie di migrazione degli antenati di Russell, provenienti da Irlanda e Norvegia. Anche qui si racconta una storia di migrazione, dalla Svezia però, e attraverso un compendio sonoro dalle atmosfere molto irish con interventi musicali in cui spuntano di tanto in tanto brani strumentali che già dal titolo non lasciano spazio a interpretazioni errate (Paddy Fahey’s/Sweel su tutti). Il disco conquista subito, dall’iniziale Going To Hull ed arriva al top con la potente Sweet Old Country, ma che dire di The List dedicata alla lista delle cose da portarsi via per il viaggio? E della delicata The Crying Stars con la voce di Jenny Schaub che sta in bilico tra chitarra e violino? Look To The West, la canzone che titola il progetto parla del dover affrontare lunghi venti giorni di navigazione su rollare delle onde tra sporco e immondizia fino all’avvistamento di Ellis Island (l’unico momento in cui si intende chiaramente che la destinazione di questi migranti sono le coste americane); The Ticketless Man racconta di un viaggiatore senza biglietto di nome Johan Andersson, che saluta baciandola la sua donna per inseguire il sogno di una terra promessa. Il disco si chiude con l’epocale The Final Cut (nulla a che vedere con i Pink Floyd naturalmente) parla finalmente della partenza dopo tanti preparativi, con la nave che salpa e il rumore del mare in sottofondo, un altro brano da ricordare. Il tutto corredato con foto del gruppo con location ed abiti che ricordano davvero i porti europei da cui i migranti partivano.