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THOM CHACON – Lonely Songs For Wounded Souls

di Paolo Baiotti

8 dicembre 2024

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THOM CHACON
LONELY SONGS FOR WOUNDED SOULS
New Shot Records 2024

Cantautore di Durango, Colorado, nella grande tradizione americana di Bob Dylan, Townes Van Zandt e Bruce Springsteen, Thom è un artista di frontiera. Non è il primo e non sarà l’ultimo a cantarla; di sicuro è influenzato dai drammi di confine tra Stati Uniti e Messico e dal problema dell’immigrazione che lo riguarda da vicino, avendo un padre messicano cugino di un famoso pugile e una madre libanese. Qualche anno fa, quando era sconosciuto al di fuori di una ristretta cerchia di appassionati locali, Paolo Carù e il Buscadero lo hanno promosso in Italia come ricorda con affetto Thom nelle note che accompagnano questo disco, inciso dal vivo a Castel Roncolo (BZ) nel 2021 con Tony Garnier (Bob Dylan) al contrabbasso e Paolo Ercoli al dobro e pedal steel e pubblicato dalla nostrana New Shot Records. Chacon ha esordito nel 2003, ma il suo nome ha iniziato a circolare nel 2012 con l’album omonimo per la Pie Records, ottenendo maggiori attenzioni con Blood In The Usa pubblicato anche in Italia dalla Appaloosa nel 2018 e con Marigolds And Ghosts del 2021. Da questi tra album sono tratte le “canzoni solitarie per anime ferite” del disco: tracce semplici, essenziali, arrangiate in modo minimale senza grandi aggiunte strumentali, come da scelta stilistica dell’autore che vuole focalizzare l’attenzione sulla scrittura e sui testi. Come ha dichiarato Mary Gauthier “la musica di Thom è semplice, ma non scambiate questo per una mancanza di profondità. Scrivere in modo semplice è la cosa più difficile. E sempre la migliore”. La voce rauca ma allo stesso tempo melodica in certi momenti assomiglia a quella di Ryan Bingham, cresciuto tra New Mexico e Texas, accomunato a Chacon dalla barba e dalla partecipazione a film e serie tv.
Tra i brani suonati a Castel Roncolo emergono nella prima parte l’apertura drammatica di Borderland, la mossa Church Of The Great Outdoors che racconta la sensazione di pace che la natura (fiume e boschi) danno all’autore, la riflessiva ballata Sorrow che descrive il suo rapporto con la religione, Grant Country Side in cui viene ricordata la figura del nonno, sceriffo a Culver City in New Mexico nell’800 ai tempi di Billy The Kid e la poetica Something My Heart Can Only Knows. Nella seconda parte spiccano la dylaniana Marigolds And Ghosts, la dolente Empty Pockets sulle sofferenze di un contadino ostaggio di una terra ostile in cui è coinvolto anche il violino di Michele Gazich, la ballata Juarez, Mexico e I Am An Immigrant sulle speranze di un immigrato clandestino messicano che ha lasciato la famiglia nel suo paese, che precede la chiusura della springsteeniana Union Town. Con Chacon alla chitarra acustica e armonica, Paolo Ercoli e Tony Garnier svolgono egregiamente il loro compito fornendo un apporto tanto discreto quanto essenziale alla riuscita del disco. Complimenti alla New Shot Records anche per la qualità del suono e per l’accurata grafica.

Paolo Baiotti

Thom Chacon – Marigolds And Ghosts

di Paolo Crazy Carnevale

11 maggio 2021

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Thom Chacon – Marigolds And Ghosts (Pie Records/IRD 2021)

Sono trascorsi tre anni dal precedente ottimo disco di questo piccolo grande uomo del West che scrive canzoni di uno spessore incredibile, ora Chacon – che ci auguriamo di rivedere in concerto anche dalle nostre parti appena sarà possibile – torna con un altro spettacolare lavoro che ne è il seguito fin dalla grafica di copertina e che ne conferma la statura artistica e l’ispirazione, nonostante gli arrangiamenti ancor più minimali (stavolta ad accompagnarlo c’è solo il bassista Tony Garnier, il cui nome non dovrebbe esservi del tutto sconosciuto, e in un brano, ma solo uno, c’è il dobro di Tyler Nuffer).

Ma Chacon non ha bisogno di grandi artifizi per le sue canzoni che stanno in piedi da sole, sono autonome e le vibrazioni che la sola voce di Thom sa evocare si sorreggono con perfetta stabilità sul sostegno di chitarra acustica, armonica e contrabbasso, per non dire di quella voce da brividi e peli dritti.

Sono storie di gente comune, della gente a cui la vita stenta a sorridere, perdenti non per propria scelta ma per scelta di qualche governante in preda a deliri di onnipotenza: pensiamo alla bellissima Borderland, collocata proprio nel beThom Chacon – Marigolds And Ghosts l mezzo del disco, risposta alla “chiamata alle armi” del mai domo Neil Young che invitava i colleghi a prendere posizione nei confronti delle aberrazioni comandate dal governo Trump nei confronti dei bimbi messicani separati dai genitori quando colti nel tentativo di entrare clandestinamente negli USA, un tema assai caro a Chacon, che è nato a pochi chilometri dal confine col Messico. Ma tutto il disco è pervaso di grandi pensieri anche quando la fonte d’ispirazione sono le vicende personali di Thom e della sua famiglia, Church Of The Great Outdoors è una splendida canzone dedicata alla natura: Thom infatti, oltre ad essere un cantautore sopraffino, nelle corde del miglior Townes Van Zandt per intenderci (anche se tra i suoi ispiratori ci sono Springsteen, Dylan, Mary Gauthier), è anche una guida escursionistica e vive nel sud-ovest degli States, a costante contatto con le bellezze naturali di quelle zone. In un paio di brani s’ispira ai suoi genitori: Sorrow e Kenneth Avenue, in particolare basta su una riflessione riguardo alla loro separazione in cui Thom racconta (un po’ come il Neil Young di Dont’ Be Denied ) della mamma che prepara i bagagli per andarsene altrove con i figli. Florence John, con un personaggio a metà strada tra quelli evocati da Van Zandt e quelli di Michael McDermott è arricchita dal dobro di Nuffer, mentre A Better Life suona come una canzone di speranza e ricorda nella sua struttura lo Springsteen di Nebraska, anche se il suono è molto più accurato.

Splendida anche la canzone iniziale, quella che intitola il disco, peccato solo che il prodotto duri meno di mezz’ora e che nella confezione non ci siano i testi, che sarebbero invece stati da valorizzare: nel disco precedente, distribuito da noi dalla Appaloosa c’erano addirittura le traduzioni.

Paolo Crazy Carnevale