Thom Chacon – Marigolds And Ghosts

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Thom Chacon – Marigolds And Ghosts (Pie Records/IRD 2021)

Sono trascorsi tre anni dal precedente ottimo disco di questo piccolo grande uomo del West che scrive canzoni di uno spessore incredibile, ora Chacon – che ci auguriamo di rivedere in concerto anche dalle nostre parti appena sarà possibile – torna con un altro spettacolare lavoro che ne è il seguito fin dalla grafica di copertina e che ne conferma la statura artistica e l’ispirazione, nonostante gli arrangiamenti ancor più minimali (stavolta ad accompagnarlo c’è solo il bassista Tony Garnier, il cui nome non dovrebbe esservi del tutto sconosciuto, e in un brano, ma solo uno, c’è il dobro di Tyler Nuffer).

Ma Chacon non ha bisogno di grandi artifizi per le sue canzoni che stanno in piedi da sole, sono autonome e le vibrazioni che la sola voce di Thom sa evocare si sorreggono con perfetta stabilità sul sostegno di chitarra acustica, armonica e contrabbasso, per non dire di quella voce da brividi e peli dritti.

Sono storie di gente comune, della gente a cui la vita stenta a sorridere, perdenti non per propria scelta ma per scelta di qualche governante in preda a deliri di onnipotenza: pensiamo alla bellissima Borderland, collocata proprio nel beThom Chacon – Marigolds And Ghosts l mezzo del disco, risposta alla “chiamata alle armi” del mai domo Neil Young che invitava i colleghi a prendere posizione nei confronti delle aberrazioni comandate dal governo Trump nei confronti dei bimbi messicani separati dai genitori quando colti nel tentativo di entrare clandestinamente negli USA, un tema assai caro a Chacon, che è nato a pochi chilometri dal confine col Messico. Ma tutto il disco è pervaso di grandi pensieri anche quando la fonte d’ispirazione sono le vicende personali di Thom e della sua famiglia, Church Of The Great Outdoors è una splendida canzone dedicata alla natura: Thom infatti, oltre ad essere un cantautore sopraffino, nelle corde del miglior Townes Van Zandt per intenderci (anche se tra i suoi ispiratori ci sono Springsteen, Dylan, Mary Gauthier), è anche una guida escursionistica e vive nel sud-ovest degli States, a costante contatto con le bellezze naturali di quelle zone. In un paio di brani s’ispira ai suoi genitori: Sorrow e Kenneth Avenue, in particolare basta su una riflessione riguardo alla loro separazione in cui Thom racconta (un po’ come il Neil Young di Dont’ Be Denied ) della mamma che prepara i bagagli per andarsene altrove con i figli. Florence John, con un personaggio a metà strada tra quelli evocati da Van Zandt e quelli di Michael McDermott è arricchita dal dobro di Nuffer, mentre A Better Life suona come una canzone di speranza e ricorda nella sua struttura lo Springsteen di Nebraska, anche se il suono è molto più accurato.

Splendida anche la canzone iniziale, quella che intitola il disco, peccato solo che il prodotto duri meno di mezz’ora e che nella confezione non ci siano i testi, che sarebbero invece stati da valorizzare: nel disco precedente, distribuito da noi dalla Appaloosa c’erano addirittura le traduzioni.

Paolo Crazy Carnevale

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