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TORONZO CANNON – The Preacher, The Politician Or The Pimp

di Paolo Crazy Carnevale

3 novembre 2019

Toronzo Cannon[1590]

TORONZO CANNON – The Preacher, The Politician Or The Pimp (Alligator/IRD 2019)

Lunga, lunghissima gavetta quella del cinquantunenne Toronzo Cannon, bluesman chicagoano da qualche anno accasato presso l’Alligator Records. Tanto lunga che prima di incidere il suo debutto nel 2007 è arrivato alla soglia dei quarant’anni. Però bisogna dire che attenderlo è valso davvero la pena, perché quel che esce dalle corde vocali e dalla chitarra di questo talentuoso musicista è davvero un blues maturo.

Questo disco è il secondo che pubblica con l’etichetta blues per eccellenza ed è davvero molto godibile, un disco di blues torrido e intenso, le influenze sono quelle classiche, ma nel suo blues c’è davvero soprattutto tanta anima, un’anima che sprizza da ogni fraseggio della sua sei corde e che ci regala preziose sfumature ogni volta che apre la bocca per cantare.
La formazione è stringata, essenziale, con Cannon ci sono basso (Marvin Little) e batteria (Melvin Carlisle) e tastiere Roosevelt Purifoy, ma dove necessario non mancano gli ospiti: lo stile è quello della città di provenienza, dove Cannon quando non è in giro a suonare fa l’autista sugli autobus.

E che si trattava di blues della Windy City era già chiaro dal titolo del disco precedente, The Chicago Way, nominato per i Grammy nel 2017, a ribadire il concetto in questo disco troviamo un brano dal medesimo titolo in cui Toronzo canta: “Ho infranto alcune regole/ho pagato alcuni debiti/suono il mio blues/alla maniera di Chiacago”, molto più che una semplice dichiarazione d’intenti.

Il brano – terzo del disco – è preceduto dalla title track e dall’ottimo attacco di Get Together Or Get Apart.

Su Insurance, c’è ospite l’armonicista Billy Branch, titolare dell’ottimo tributo a Little Walter di cui ci siamo già occupati, in Stop Me When I’m Lying ci sono i fiati che movimentano il tema in chiave shuffle, mentre nella lunga She Loved Me (Again) Toronzo fa ululare la sua chitarra fin dalle prime note lanciando un’introduzione strumentale di quasi un minuto, poi parte con la voce che fa il paio con la chitarra, mentre Purifoy con l’organo si occupa della tessitura di trame insinuanti.

The Silence Of My Friends è un piccolo capolavoro a cavallo tra blues e gospel, grande intro piano e voce, poi si inseriscono gli altri e soprattutto la chitarra che si lancia in un fraseggio spettacolare e il gioco è fatto, una ballata struggente ispirata nientemeno che da Martin Luther King.

Cambiano le atmosfere, Toronzo passa dall’elettrica ad una resofonica in The First 24, un brano più vicino al blues delle origini, poi in That’s What I Love About ‘Cha si fa accompagnare dalla voce della corpulenta Nora Jean Bruso, dando vita ad un blues rock guidato dal pianoforte che rimanda per certi versi (saranno le due voci) a Delaney & Bonnie, in versione black (ma quanto black erano i Bramlett, nonostante la pelle bianca?). Il blues più standard fa capolino in Ordinary Woman, vagamente jazzata nell’uso del piano, non il brano più entusiasmante del disco, che riprende però quota con Let Me Lay My Love On You, che risposta l’asse da New Orleans a Chiacgo, il tutto prima del finale, la lenta (pianistica nell’introduzione) I’m Not Scared, un brano robusto che vede schierare un bel trio di coriste, mentre a dar manforte al titolare nelle sorti chitarristiche c’è Joanna Connor, qui alla slide, rossocrinuta chitarrista definita la regina della chitarra rock blues, alla faccia di Ana Popovich! Il brano è notevole, una delle perle del disco con The Silence Of My Friends e That’s What I Love About ‘Cha, e Cannon sfodera qui influenze hendrixiane finora sopite nell’ascolto degli altri brani.