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THE BURRITOS – Sound As Ever

di Paolo Crazy Carnevale

24 dicembre 2013

Burritos-SOUND-AS-EVER

THE BURRITOS

Sound As Ever

(Yellow Label SPV 2011)

 

Se dobbiamo prestare fede al titolo, non c’è che dire. Questi Burritos capitanati da Walter Egan per buona parte del disco hanno proprio quel suono di sempre che ha caratterizzato la matrice country rock da cui Chris Hillman e Gram Parsons hanno dato fuoco alle polveri su cui si è fondata l’avventura di un genere musicale che negli anni settanta ha vissuto momenti di vibrante gloria e talvolta anche primeggiato nelle classifiche di vendita.

Il gruppo che qui si fa chiamare The Burritos è probabilmente la miglior proposta musicale – tra quelle che hanno cercato di trarre vantaggio dal nome Flying Burrito Bros. – che si sia ascoltata dopo gli anni settanta. Meglio sicuramente di tutte le vigliaccate sonore propinateci negli ultimi due decenni del novecento da Gib Gilbeau e da quello squalo di John Beland.

Ci troviamo al cospetto di quanto è rimasto di quei Burrito Deluxe che nel 2004 vedevano in formazione anche Sneaky Pete e Garth Hudson. Ma la storia è triste: il povero Pete a quell’epoca era già divorato dall’alzheimer e dal vivo lo mettevano sul palco a far finta di suonare, tenendo abbassato il volume del suo strumento! Poi nel gruppo è arrivato Walter Egan, proveniente dai Brooklyn Cowboys, e nella formazione hanno suonato diversi session men. Alla fine il gruppo è rimasto nelle sue mani e il nome è mutato in Burritos e basta.

Il disco è bello, non si discute, ma rimangono tanti dubbi  circa l’ostinarsi ad usare la parola burrito nella denominazione. Okay, il genere si rifà a quello storico, i suoni, almeno in buona parte del disco sono quelli, alcune canzoni non sono male, ma perché allora non trovarsi un nome originale e smetterla di sfruttare una storia esaurita da tempo?

Invece le furbate sono non poche: a partire dalle vesti dei musicisti e dallo sfondo del Joshua Tree Desert in copertina, per passare per l’inserimento di due brani di Egan (già peraltro presenti in un disco dei Brooklyn Cowboys) legati alla figura di Gram Parsons (Love Hurts che Parsons aveva inserito nel suo secondo disco da solo e California Calypso composta in tandem da Egan e Parsons), il tutto per finire con Out Of Left Field, cover di un brano di Spooner Oldham e Dan Penn (la cantava Percy Sledge) per tratteggiare la continuità con i FBB che avevano fatto loro Do Right Woman e Dark End Of The Street. Ciliegina sulla torta dello sfruttamento parsoniano, un brano, peraltro bello, in cui compare la firma di Jock Bartley che era stato chitarrista dei Fallen Angels nell’ultimo tour di Gram.

Fatte le dovute critiche, il disco, ripeto, è bello. Forse avrei lasciato a casa i due brani legati a Parsons, che non brillano particolarmente in queste versioni. Per il resto ci sono grandi spunti, le voci se la cavano, soprattutto fa un bel lavoro Fred James con le chitarre e la pedal steel, così come solido è il drumming di Rick Lonow, unico superstite degli originari Burrito Deluxe, e le tastiere di Chris James non sono mai invadenti.

Tra i titoli che si fanno preferire c’è sicuramente quello a firma Penn-Oldham, le iniziali For The Sake Of Love e Beggars Banquet, I Ain’t No Angel, Midnight Blue e lo slow City Of Angels.