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RADOSLAV LORKOVIC – The Po, The Mississippi

di Paolo Crazy Carnevale

17 marzo 2018

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RADOSLAV LORKOVIC – The Po, The Mississippi (Appaloosa/IRD 2017)

Sono almeno venticinque anni che Radoslav Lorkovic bazzica la nostra penisola, che sia come accompagnatore di qualche cantautore o che sia per suonare per conto proprio, l’Italia gli è entrata nel cuore da un pezzo, e bazzicare il mondo musicale di quegli italiani che amano la musica americana è un’abitudine che ha fatto sua da subito.

Questo è un po’ il retroterra culturale del suo disco uscito sul finire dello scorso anno sotto l’egida dell’Appaloosa e con la supervisione amicale di Andrea Parodi: The Po, The Mississippi è un disco fluviale non solo per il suo titolo, è un omaggio alle sue due terre d’adozione, l’America e l’Italia, ma anche alla sua terra d’origine, la Croazia.

Il disco è stato inciso in una giornata, in un piccolo studio brianzolo, in compagnia di Charlie Cinelli al contrabbasso e del maestoso Andrew Hardin alla chitarra, poi sono state sovraincise delle parti con vari ospiti. Il risultato è un disco essenziale, molto piacevole, intenso, in cui oltre ai brani si fa molta attenzione al suono degli strumenti: come è giusto che sia, il piano di Lorkivic e la chitarra di Hardin hanno un suono inconfondibile che va trattato con le dovute attenzioni.

Qualche brano originale, un paio di cover pescate dai dischi dei suoi compagni di viaggio o dei suoi maestri ispiratori, un paio di tradizionali dell’ex Jugoslavia.

Si comincia con l’ariosa Blue Parade, la canzone che sta anche all’origine del titolo del disco, la parata blu è quella dell’acqua dei due fiumi osservati da Lorkovic durante due differenti voli aerei, oltre al piano è fondamentale l’inconfondibile chitarra di Hardin che conferisce al brano un’atmosfera da border song fantastica.

Tango ‘Til They’re Sore è del miglior Tom Waits, l’arrangiamento con il dobro di Palo Ercoli è eccellente, l’interpretazione ispirata; Mexican Cafè è puro south of the border sound, con la fisarmonica e la chitarra di Hardin che sembrano chiamare in causa un altro fiume, il Rio Grande.

Jeremija è invece un brano tradizionale della terra d’origine del pianista, siamo anni luce lontani dal Po e ancor più dal Mississippi, ma anche questo fa parte del background di Lorkovic, imprescindibile. Con Fishing si va a pescare nel repertorio del suo grande amico Richard Shindell e c’è un bel cameo di Mary Gauthier che valorizza il brano, mentre Headin’ South è di nuovo Mississippi, sia per il sound che per il testo; ancor più lo è il classico di Randy Newman Louisiana 1927, ispirato da uno straripamento del grande fiume. L’interpretazione vocale non può competere con quella che ne dette anni fa Aaron Neville, ma il lavoro di piano e chitarra è da premio oscar e a dare una mano nei cori c’è Shawn Mullins. Dal repertorio di Greg Brown arriva invece In the Dark With You, particolarmente riuscita anche dal punto di vista vocale, con la band di Tony Felicioli a dare una mano. Ancora Felicioli e il suo flauto sono protagonisti di Northwind, lungo ed intenso brano che Lorkovic considera la sua migior canzone: Hardin all’acustica e Ercoli diviso tra dobro e pedal steel rivestono la composizione di un abito drammaticamente bello. Atmosfere malinconiche e balcaniche da post sbornia triste per Ribor plete mirzu sojo, in cui la chitarra di Hardin suona come un mandolino e il titolare va di fisarmonica e canta con suggestione. Poi il finale con l’omaggio al compagno di scorribande Jimmy Lafave di cui viene proposta Cafè In The Rain.