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NEILSON HUBBARD – Cumberland

di Paolo Crazy Carnevale

16 dicembre 2018

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NEILSON HUBBARD – Cumberland Island (Appaloosa/IRD 2018)

È ormai un dato di fatto, i component del trio Orphan Brigade ha ampiamente trovato casa sotto l’egida dell’Appaloosa Records: due dischi di studio, uno dal vivo, per non dire dei dischi solisti dei componenti del gruppo, il tutto nel giro di due anni o poco più.

Se il valore del trio è indiscutibile (ed il recente disco dal vivo registrato a Osimo ne è la prova), forse la carne sul fuoco comincia ad essere un po’ troppa.

Personalmente avevo cominciato ad averne il sentore col disco di Ben Glover uscito la scorsa primavera, e questo solo album di Hubbard me lo conferma.

Nulla da dire riguardo all’accurata produzione (in regia ci sono proprio Hubbard e Glover), i suoni sono belli, ma il fatto che i due in questo sono eccellenti era cosa assodata. L’impressione è piuttosto che le canzoni suonino un po’ tutte simili e qualunque. Le voci funzionano bene quando la brigata degli orfani lavora di concerto, ma in solitudine il risultato è un po’ debole, e se Glover nel suo disco aveva ovviato impiegando qualche voce di supporto, qui la carenza pare più tangibile.

È un peccato, perché i momenti validi non mancano, il refrain di Save You ad esempio, però lo stesso tema che ha ispirato il disco è un po’ carente. Viene in mente lo Springsteen tutto miele e zucchero di Tunnel Of Love (difatti lo spunto per il disco arriva dal viaggio di nozze intrapreso da Hubbard e signora in quel di Cumberland Island): il disco è drammaticamente lento e sonnacchioso, peccato, perché la stoffa si sa, c’è. Ma dopo il secondo ascolto (uno è troppo poco), la necessità di levarlo dal lettore diventa impellente. Sorry.