KERRY PATRICK CLARK – What A Show
di Paolo Baiotti
23 marzo 2021
KERRY PATRICK CLARK
WHAT A SHOW
Autoprodotto 2020
Cantante, autore, narratore, psicologo, poeta, intrattenitore: non è facile definire l’ambito delle attività di Kerry, che si fondono nei suoi spettacoli dal vivo pieni di umanità e di humour. Mischiando generi attuali e del passato, dal pop al folk, dal country alla musica tradizionale, con dei testi basati su esperienze personali di vita che spesso riesce a far sembrare universali, Clark è un artista multiforme originario dell’Ohio, che ha iniziato il suo percorso con il gruppo folk The New Christy Minstrels, dedicandosi in seguito ad una carriera solista che, avviata con A Simple Man, è giunta al nono capitolo, con momenti di discreta popolarità in ambito roots specialmente con In A Perfect World e His Story-My Story.
In What A Show torna con la memoria all’infanzia e alla passione per il circo e le attività correlate partendo con la morbida title track, seguita dalla pianistica Clown Car basata su Bag O Rags, un ragtime del 1912, con riferimenti a due famosi gruppi di clown americani, The Keystone Cops e The Ringling Bros. e dalla bluesata Everyone’s Welcome Here in cui la voce assume tonalità confidenziali. La delicata ballata A Father’s Love è caratterizzata dalla fisarmonica di Nomad Ovuc che nel disco suona anche le tastiere e che affianca Kerry (voce, chitarra, percussioni, banjo, armonica) insieme a Chad Watson (basso, trombone, mandolino) e offre un messaggio positivo, ribadito dalla mossa Ain’t No Stopping Us Now influenzata dal soul della Motown.
Nella seconda parte del disco, meno convincente e più scontata, emergono la ritmata The Walls Come Tumbling Down, la disinvolta You Matter e la drammatica Borrowed Bones. L’album è chiuso da una versione dal vivo acustica di Circus Town, la prima canzone scritta da Clark nell’adolescenza, appesantita da una parte narrata troppo lunga.