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GOSPEL BOOK REVISITED – Morning Songs & Midnight Lullabies

di Paolo Baiotti

12 marzo 2020

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GOSPEL BOOK REVISITED
MORNING SONGS & MIDNIGHT LULLABIES
GBR 2019

Il 2019 è stato un anno positivo per il rock italiano di matrice roots/Americana. Abbiamo potuto ascoltare dischi molto validi di nomi già consolidati come i pesaresi Cheap Wine e i pavesi Mandolin’ Brothers che hanno festeggiato 40 anni di attività, l’esordio solista di Edward Abbiati, ex leader dei Lowlands e persino degli esordi molto interessanti di gruppi giovani come la Chris Horses Band e i Gospel Book Revisited.
Ci occupiamo proprio di questi ultimi, un quartetto torinese molto giovane che, dopo un Ep e il live Stay Wild registrato nel 2017, incentrati principalmente su covers riprese con essenzialità, esordisce su lunga durata in studio con un disco davvero pregevole, pieno di idee e di originalità, diviso idealmente in due parti, una più aspra e dura (le Morning Songs), l’altra morbida e carezzevole (le Midnight Lullabies). Una sezione ritmica duttile formata da Gianfranco Nasso (basso) e Samuele Napoli (batteria) fornisce un degno supporto alla voce di Camilla Maina che, a seconda dei brani, utilizza toni sussurrati, garbati e accattivanti oppure aspri e pungenti e alla chitarra di Umberto Poli che guida la band e funge da collante dedicandosi con grande attenzione ai suoni, alle tonalità e agli arrangiamenti, lasciando in secondo piano il ruolo di solista. I quattro componenti del gruppo sono cresciuti con influenze diverse, dal prog al funky, dal gospel-blues alle jamband, che si fondono nella scrittura comune delle 11 tracce dell’album.
Tall Tree apre il dischetto applicando un riff sporco, malato e dissonante alla voce un po’ pigra e inquieta di Camilla, con venature grunge e stoner. Stones In My Pocket è un mid-tempo bluesato cadenzato dalla batteria e dai battiti di mani, in cui Umberto usa una chitarra slide Weissenborn, mentre Slow Intention conferma l’attenzione per gli arrangiamenti e i suoni, introdotta da una chitarra sporca, con la voce filtrata e il sax solista distorto e psichedelico di Enrico D’Amico. Il blues malato di The World Is Liquid in cui si inserisce l’armonica di Fabrizio Poggi e il funky Shine And Burn completano la prima parte con Hard Mama, una sorta di voodoo gospel blues, ossessivo e molto particolare, senza chitarra.
La seconda parte è introdotta dalla slide raffinata dell’ospite Luther Dickinson che colora la melodia sussurrata di Mine insieme al piano elettrico di Maurizio Spandre, seguita dalla sommessa The Key e dalla ballata acustica Fireflies & Butterflies, profumata di blues e di percussioni africane, che si avvale anche del contributo vocale di Cecilia, sorella adolescente di Camilla. Nell’intima There Goes My Time gli strumenti entrano gradualmente dopo l’intro di piano, preparando la chiusura carezzevole e delicata di Dreamtime Lullaby, con Camilla alla viola e Umberto alla cigar box.
Un esordio in studio incoraggiante da parte di una band molto promettente che anche dal vivo ha già dimostrato qualità non comuni.