ELVIN BISHOP’S BIG FUN TRIO – Something Smells Funky ‘Round Here
di Paolo Crazy Carnevale
9 aprile 2019
ELVIN BISHOP’S BIG FUN TRIO – Something Smells Funky ‘Round Here (Alligator 2018)
Il nome del gruppo dice tutto: una formazione con cui, soprattutto, Elvin Bishop si diverte a suonare. E alla grande.
Il chitarrista californiano (di nascita), è sulla breccia dalla fine degli anni sessanta e di strada ne ha fatta tanta, ha macinato note su note diventando uno dei chitarristi blues dalla pelle bianca più credibili; in anni lontani ha calcato gli stessi palchi di gente come Michael Bloomfield e Allman Brothers Band, si è persino meritato una menzione nel testo di un brano arcinoto di Charlie Daniels all’epoca in cui il suo filone musicale era orientato verso il southern rock più classico ed era accasato (discograficamente) presso l’etichetta Capricorn.
Nel corso di una lunga carriera ha sfornato una ventina di dischi ed ora ha appena pubblicato la sua terza fatica per la Alligator, la seconda attribuita a questo Big Fun Trio che oltre a lui comprende anche il tastierista Bob Welsh e Willy Jordan che si occupa delle percussioni, nella fattispecie del cajòn.
Welsh è uno stretto collaboratore del chitarrista, suona con Bishop da una decina d’anni e cinque CD, ed ha un discreto curriculum alle spalle, va però da sé che il pezzo forte del trio è Elvin, con la sua voce e la sua grande chitarra.
Questo Something Smells Funky ‘Round Here, registrato e mixato in California allinea una decina di brani per lo più composti dai tre componenti (in solitudine o in stretta collaborazione), con l’aggiunta di qualche azzeccatissima cover ripescata nello sterminato songbook del blues.
Il risultato è un suono robusto e ben strutturato, nonostante la formazione si basi praticamente su chitarre, tastiere e cajòn (c’è solo un cameo del fisarmonicista Andre Thierry nella conclusiva My Soul): la prestazione vocale di Bishop (coadiuvato dal percussionista) è assolutamente di buon livello e le chitarre ruggiscono con grinta, sia quando sono suonate normalmente, sia quando le corde vengono strapazzate dal bottleneck.
L’inizio è affidato alla canzone che intitola il disco, un buon lancio, ma il decollo è affidato alla seconda traccia, una ripresa della (Your Love Keeps Lifting Me) Higher And Higher di Jackie Wilson che più riuscita non poteva essere, ricca di groove e passione. Altra cover che incontriamo è Another Mule scritta da Dave Bartholomew, mentre tra i brani originali spiccano Stomp, con una notevole e agguerrita slide e Looking Good un ottimo blues recitato, lento, con gran pianoforte e soprattutto grande chitarra, con Bishop impegnato in una sorta di autobiografia in musica. Da menzionare assolutamente anche la ripresa di I Can’t Stand The Rain (Ann Peebles) con un dispiego d’organo davvero avvincente.