JAIME MICHAELS – Once Upon A Different Time

jaime michaels[26]

JAIME MICHAELS
Once Upon A Different Time
(Appaloosa 2016)

Casa Appaloosa, da quando ha ripreso a pubblicare dischi con continuità, ci sta letteralmente viziando: continuità infatti non è detto debba fare per forza rima con qualità, ma nel caso dei dischiJAIME MICHAELS – Once Upon A Different Time Appaloosa le due cose sembrano andare spesso a braccetto. Dischi belli, non innovativi forse, o quanto meno non sempre, ma dischi belli, piacevoli, apprezzabili. Dischi fatti in casa, spesso e volentieri, produzioni indipendenti dal profumo inconfondibile.

È il caso di questo disco di Jaime Michaels: cantautorato classico allo stato brado, canzoni che inneggiano ad una filosofia di vita semplice che tanto richiama alla mente brani come Simple Man e Our House, due classici di Graham Nash. Questo per quanto riguardai testi, la musica e la voce virano altrove e la produzione di quel volpone di Jono Manson contribuisce non poco ad arricchire lo spessore delle esili strutture su cui il songwriting di Michaels poggia.

Con lo stesso Manson in prima linea ed altri abitué delle sue produzioni come Jason Crosby (eccellente tastierista e violinista dal pedigree invidiabile) o David Berkeley (del cui disco prodotto da Manson ho già scritto in questa sede), il disco è sorretto da una strumentazione essenziale, molto folkie, e allinea una decina di brani in cui perlopiù il titolare canta dell’amore per la sua donna, della sua casa semplice e del suo bravo cane. Qualche brano si eleva sugli altri come la title track posta in apertura, come il brano di chiusura intitolato Singing For My Supper, caratterizzato da vaghi richiami di sapore irish, come Somewhere Like Italy in cui Michaels duetta col toscano Stefano Barotti, come Circlin’ Around, guidata da un banjo insinuante o ancora, A Little More in cui il finale è affidato ad una bella coda costruita dall’rogano del citato Jason Crosby.

Particolarmente riuscite sono Steal Light dall’andamento bluesy che si distacca dalle morbide e tiepide melodie che costituiscono l’ossatura degli altri brani e Warming, una canzone che anche nel testo si discosta dal resto, qui il tema è il riscaldamento globale, tema amarissimo che viene però affrontato con delicatezza e che trae giovamento da un bell’arrangiamento in cui Manson infila persino dei fiati in stile New Orleans Funeral Music.

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