CLARENCE BUCARO – Pendulum

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CLARENCE BUCARO
PENDULUM
Appaloosa 2016

In attesa di vedere e sentire Clarence Bucaro al Buscadero Day domenica 24 luglio, quindi tra pochissimi giorni, della 20/20Records distribuito da Appaloosa l’ultimo breve, non raggiunge i trenta minuti, lavoro, appunto di Clarence Bucaro del quale abbiamo da pochissimo recensito positivamente il suo For the First Time. Nel giro di pochi mesi quindi ecco usciti il suo ottavo e nono album della propria discografia iniziata nel 2002 con Sweet Corn.
Bucaro è natio dell’Ohio e residente tuttora a Brooklyn dopo essere passato da residenze situate prima in Louisiana e successivamente a Los Angeles. Eravamo rimasti entusiasti del suo penultimo cd e anche oggi in questo suo più acustico e intimista lavoro restiamo ammirati ed affascinati da questo cantautore di solida valore. Come il precedente anche questo disco è prodotto da Tom Shick che come dicemmo era stato produttore sia per i Wilco che per Ryan Adams. Dieci brani sviluppati in altrettante ballate d’autore molto intimistiche e scavate nel personale ove in My heart won’t si sente molto forte un’influenza alla Jackson Browne, altro artista decisamente interiore e profondo. Girl in the Photograph ha oltre ad un ritmo corroborante ai buoni sentimenti anche una similitudine di intenti alla famosa Fountain of Sorrow sempre del buon Jackson mentre la conclusiva Strangers cantata a due voci con Allison Moorer, ex signora Earle, è brano di pungente poesia. Pendulum, pezzo che da titolo all’album è brano intimo, penetrante e molto personale, intriso di una dolcezza/tristezza folk molto intensa. Lancinante ed acuta Tragedy ricorda pagine tra le più vivaci e vitali del primo periodo di Joe Henry. Tutti i brani a firma Bucaro esclusa la mesta e malinconica ma bella Strangers redatta con la Moorer. Scott Lingon al basso, piano e tastiere; Alex Hall alla batteria organo e splendidamente all’accordion soffuso in Watching you grow e Rich Hinman alla pedal steel e chitarra elettrica. Voce e chitarra acustica per Bucaro che co-produce come accennato prima assieme a Tom Schick il piacevolissimo dischetto.
Ancora una volta un plauso alla Appaloosa che come fatto altre volte in precedenza all’interno del libretto si preoccupa di stampare la traduzione italiana delle canzoni. Copertina da …. provini di studio fotografico e album che reputiamo decisamente interessante e piacevole, in un ennesimo ascolto sta ora passando la splendida Emerald Eyes mentre doverosa ancora una citazione per la semplice ma radiosa ritmata Barcelona.

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