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CLARENCE BUCARO – Pendulum

di Ronald Stancanelli

19 luglio 2016

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CLARENCE BUCARO
PENDULUM
Appaloosa 2016

In attesa di vedere e sentire Clarence Bucaro al Buscadero Day domenica 24 luglio, quindi tra pochissimi giorni, della 20/20Records distribuito da Appaloosa l’ultimo breve, non raggiunge i trenta minuti, lavoro, appunto di Clarence Bucaro del quale abbiamo da pochissimo recensito positivamente il suo For the First Time. Nel giro di pochi mesi quindi ecco usciti il suo ottavo e nono album della propria discografia iniziata nel 2002 con Sweet Corn.
Bucaro è natio dell’Ohio e residente tuttora a Brooklyn dopo essere passato da residenze situate prima in Louisiana e successivamente a Los Angeles. Eravamo rimasti entusiasti del suo penultimo cd e anche oggi in questo suo più acustico e intimista lavoro restiamo ammirati ed affascinati da questo cantautore di solida valore. Come il precedente anche questo disco è prodotto da Tom Shick che come dicemmo era stato produttore sia per i Wilco che per Ryan Adams. Dieci brani sviluppati in altrettante ballate d’autore molto intimistiche e scavate nel personale ove in My heart won’t si sente molto forte un’influenza alla Jackson Browne, altro artista decisamente interiore e profondo. Girl in the Photograph ha oltre ad un ritmo corroborante ai buoni sentimenti anche una similitudine di intenti alla famosa Fountain of Sorrow sempre del buon Jackson mentre la conclusiva Strangers cantata a due voci con Allison Moorer, ex signora Earle, è brano di pungente poesia. Pendulum, pezzo che da titolo all’album è brano intimo, penetrante e molto personale, intriso di una dolcezza/tristezza folk molto intensa. Lancinante ed acuta Tragedy ricorda pagine tra le più vivaci e vitali del primo periodo di Joe Henry. Tutti i brani a firma Bucaro esclusa la mesta e malinconica ma bella Strangers redatta con la Moorer. Scott Lingon al basso, piano e tastiere; Alex Hall alla batteria organo e splendidamente all’accordion soffuso in Watching you grow e Rich Hinman alla pedal steel e chitarra elettrica. Voce e chitarra acustica per Bucaro che co-produce come accennato prima assieme a Tom Schick il piacevolissimo dischetto.
Ancora una volta un plauso alla Appaloosa che come fatto altre volte in precedenza all’interno del libretto si preoccupa di stampare la traduzione italiana delle canzoni. Copertina da …. provini di studio fotografico e album che reputiamo decisamente interessante e piacevole, in un ennesimo ascolto sta ora passando la splendida Emerald Eyes mentre doverosa ancora una citazione per la semplice ma radiosa ritmata Barcelona.

CLARENCE BUCARO – For The First Time

di Ronald Stancanelli

11 gennaio 2016

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CLARENCE BUCARO
For The First Time
Rounder 2 distribuito da IRD

Inizia in modo sfolgorante come un brano degli America Clarence Bucaro in questo For the First Time che è anche il titolo del suo nuovo album seguita dalla ritmata Somewhere in the Middle che sembra uscita dalle cose più riuscite del grande John Prine. Diremmo che come biglietto da visita per tutto il cd a seguire, tutto di stampo interessante notevole, non c’è male. Anche il terzo, piacevolissimo, brano Midnight Blue è alquanto America oriented con finanche un armonica in puro stile younghiano anche se guardando poi la produzione scopriamo che la stessa è affidata a Tom Schick che avendo nel suo percorso già lavorato con Wilco e Ryan Adams in particolare sarebbe realmente tutto da un’altra parte rispetto ai citati America. Ed infatti al quarto, eccellente, pezzo, Let the Mystery in, troviamo echi lancinanti e struggenti di Wilco, Buffalo Tom e Whiskeytown. Bellissima anche la quinta traccia, New Tongues, ballata che profuma di desert song e che ci conferma il grande fascino di questo album che nella ritmata, siamo al sesto splendido brano senza sinora alcuna caduta di tono, Old Brown Shoes ci porta nei territori di Robert Earl Keen Jr. Ancora cinque pezzi tutti di alto lignaggio per un album che si erge tra il lavori di cantautorato più solidi dell’anno passato e che vi consigliamo caldamente per le vostre serate invernali ove dette songs aiuteranno a scaldare il cuore, tra echi rimembranti Nitty Gritty Dirt Band e il Jimmy Buffet più confidenziale rammentiamo pur la presenza dei Blind Boys Alabama che nobilitano ancor di più un lavoro decisamente affascinante. Per chi come lo scrivente ha avuto la fortuna di vederlo nel recente Buscadero Days, ove si è rivelato simpaticamente valido e solidamente capace, Clarence Bucaro è artista da scoprire e da conservare gelosamente tra le cose più care. Un gran bel disco che ha solo un’unica pecca, una copertina purtroppo veramente orrenda. Per il resto come detto una rivelazione.