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ESQUELA – A Sign From God

di Paolo Baiotti

12 settembre 2021

esquela

ESQUELA
A SIGN FROM GOD
Livestock 2021

Abbiamo già parlato di questo gruppo nel 2016 recensendo il terzo album Canis Majoris, un solido disco di roots rock energico e appassionato. Il leader del quintetto è sempre Chico Finn, principale compositore e cantante, cresciuto nel segno del country di Merle Haggard e Buck Owens, fino alla scoperta del rock degli Stones, Ramones e Creedence che lo ha portato in seguito ad appassionarsi a The Band, Replacements e Springsteen. Dopo vari tentativi non andati a buon fine ha formato Esquela nel 2008, in cui è affiancato da Rebecca Frame con la quale si alterna alla voce solista, dalla chitarra del suo compagno Brian Shafer, dalla chitarra e dal mandolino di Matt Woodin, nonché dalla nuova sezione ritmica formata da Keith Christopher al basso e Mike Ricciardi alla batteria. Questi musicisti uniscono esperienze e passioni diverse, convogliandole nel rock di matrice roots degli Esquela, guidati dalla produzione dell’esperto Eric “Roscoe” Ambel, uno di quegli eroi minori del rock stradaiolo, collaboraotre di Steve Earle, Nils Lofgren, Bottle Rockets, Del Lords e tanti altri, che suona anche la chitarra in molte tracce
A Sign From God è stato inciso separatamente durante il lockdown dai musicisti che hanno mandato i loro contributi ad Ambel, come racconta Chico nelle note di copertina, trovandosi in studio una sola volta a luglio del 2020. Nonostante queste difficoltà il disco appare fluido e compatto: bisogna darne atto al produttore che ha lavorato con cura e pazienza.
La partenza di Not In My Backyard ha cadenze springsteeniane e un’energia contagiosa, replicata da Oradura (che racconta la storia di un villaggio francese distrutto dai nazisti) e Rest Of My Life, resa più complessa dai cambi di ritmo, mentre echi country riecheggiano nella chitarra di The Good One, in cui la voce assorbe influssi stradaioli (alla Del Lords e Dictators) creando un piacevole contrasto. Il ritmo rallenta un po’ con 1861 cantata da Becca, che ricorda alla lontana Bonnie Bramlett, rinvigorita da un assolo robusto di Brian, seguita dalla cadenzata 3 Finger Joe in cui trova spazio l’armonica di Andy York. Un paio di tracce meno significative appesantiscono la parte finale del disco in cui spicca la trascinante What’s Your Problem, secondo singolo accompagnato da un video pungente.
Album divertente e scanzonato, che conferma pregi e difetti del quintetto dell’area newyorkese.

Paolo Baiotti

ESQUELA – Canis Majoris

di Paolo Baiotti

18 dicembre 2016

Esquela-Canis-Majoris-Album-Cover[81]

ESQUELA
CANIS MAJORIS
Livestock 2016

Chico Finn, compositore, bassista e cantante, è il leader del quintetto Esquela (scuola in spagnolo). E’ cresciuto ascoltando Merle Haggard e Buck Owens; più avanti ha scoperto Rolling Stones, Ramones e Creedence Clearwater Revival, per giungere infine a Bruce Springsteen, The Band, Replacements e Todd Snider. Ha militato in band minori per una decina d’anni prima di formare Esquela nel 2008 con l’amico Keith Christopher (che poi ha lasciato la band). In questa avventura, che ha già prodotto tre albums compreso Canis Majoris, è accompagnato dalla voce di Rebecca Frame, nata in Carolina del Nord, dalla chitarra del suo compagno Brian Shafer, cresciuto ascoltando gruppi di heavy metal e jamband, dalla batteria di Todd Russell, influenzato dall’amore per il rock classico e il rhythm and blues e dalla chitarra di Matt Woodin, appassionato di The Band, Grateful Dead e Motown. Questo assortimento di musicisti è guidato dalla mano esperta di Eric “Roscoe” Ambel, chitarrista e produttore newyorkese che vanta collaborazioni con Steve Earle, Nils Lofgren, Del Lords, Bottle Rockets, Blues Mountain e tanti altri.
Canis Majoris è un disco di roots rock energico, appassionato, profondamente americano che mischia varie influenze: dal Doo-Wop di It Didn’t Take che apre il disco, alla tradizionale irlandese di Need Not Apply che racconta delle difficoltà dei primi immigrati, dal pop-rock di Valentine’s Day al rock anni settanta di Gold Digger che si avvale di un’ottima prestazione vocale di Rebecca, per chiudere con l’unica cover, la grintosa Blue Canoe dei Blue Mountain nella quale si alternano le voci di Chico e Rebecca, mentre la chitarra solista si nota nel finale jammato. Da segnalare l’apporto non secondario delle tastiere dell’ospite Brian Mangini e della pedal steel di Mark Spencer.