DENNIS ROGER REED – Down At The Washington Hotel

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DENNIS ROGER REED
DOWN AT THE WASHINGTON HOTEL
Plastic Meltdown Records 2021

La label Plastic Meltdown, attiva da sempre in ambito folk e roots, dopo avere registrato per molti anni i suoi progetti a San Clemente in California si è recentemente spostata in un nuovo studio a Sequim nello Stato di Washington. Uno dei primi progetti incisi nella nuova location è il quinto album solista di Dennis Roger Reed, un artista con trent’anni di carriera alle spalle da sempre con questa label indipendente, affiancato da un gruppo di session men del sud della California e con la partecipazione di Chris Darrow alla slide in una canzone e del fratello Don Reed alla chitarra solista e mandolino in tre brani. Dennis, residente nella California meridionale, ha suonato in numerosi festival ed ha raggiunto un discreto pubblico anche in altri paesi come Belgio, Germania, Canada e Australia. Molto attivo come giornalista, ha scritto su parecchie testate musicali. L’esordio solista risale al 1999 con Little King Of Dreams, ma in precedenza ha fatto parte della Andy Rau Band, dei Blue Mama e dei Suicase Johnnie.
Se nei suoi progetti e in particolare nel più recente Before It Was Before, una raccolta di brani inediti scritti e incisi in periodi diversi, Dennis ha alternato brani autografi a covers di artisti come Bob Dylan, Lee Hazlewood e Bobby Womack, Down At The Washington Hotel è un mix di bluegrass, blues, swing, country rock e folk formato esclusivamente da brani scritti da solo o in collaborazione con altri autori, evidenziando sia il lato elettrico che quello acustico, in particolare nelle tre bonus tracks finali che riprendono in acustico dei brani già incisi elettrici. E’ un album che trasuda semplicità e sincerità, senza voli pindarici o tracce di particolare rilievo, ma con una qualità costante soprattutto negli arrangiamenti ai quali partecipano musicisti di livello notevole. Un disco rilassato, forse anche troppo nel modo di cantare un po’ piatto in tracce come Tell Me No e Please Don’t Make It Easy, mentre l’opener Such A Long, Long Time, la bluesata You Better Hold On in cui spicca la slide di Chris Darrow, l’up-tempo Elisabeth, la melodica Brutal As The Truth, il folk della title track e il bluegrass Taste Of Texas sembrano le tracce con qualcosa in più.

Paolo Baiotti

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