LINDSAY BEAVER – Tough As Love

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LINDSAY BEAVER – Tough As Love (Alligator /IRD 2018)

Quando questo dischetto comincia a girare nel lettore, la prima cosa che balza all’occhio è la grinta della performer. A ruota, col secondo brano, arrivano i rimandi alle sonorità del rhythm’n’blues anni cinquanta, con quel pianoforte che strizza l’occhio al vecchio Fats Domino (a suonarlo, nella circostanza è la compagna di etichetta Marcia Ball).

Allora vi chiederete cosa ci sia di strano in tutto questo, ebbene, la cosa strana è che Lindasy Beaver è canadese, e solitamente dalle foreste del nord siamo abituati ad accogliere sui nostri impianti stereo singer songwriter e affini, poi c’è che la Beaver, sulla copertina stringe in mano le bacchette da batterista e andando a leggere le note nel booklet vien fuori che la solida batteria che si ode in tutto il disco la suona lei.

Direi che ce n’è abbastanza per stupirsi.

Il disco poi è registrato e prodotto in Texas (il suo scopritore è tale Jimmy Vaughan), patria adottiva della Beaver, ma non suona assolutamente come il blues di quei posti.

Rispetto al recente disco inciso sempre su Alligator da Marcia Ball, questo è assolutamente più fresco, più godibile, un passo avanti pervaso da suggestioni molto coinvolgenti, a partire dalla solida chitarra di Brad Stivers, che in un brano si concede anche al canto. Nel panorama del blues contemporaneo questo della Beavers è un disco che si colloca molto bene, si concede alla modernità pur strizzando continuamente l’occhio al passato: Too Cold To Cry, il brano con la Ball al piano è fifties che di più non si può, in You Hurt Me tornano alla mente echi del vecchio Screamin’ Jay Hawkins, su Don’t Be Afraid Of Love la Beaver e Stivers si lanciano in una tirata alla Blasters, quasi ci fosse anche Gene Taylor a far parte della partita. I Got Love If You Want It è quasi blues punk, sottolineato dall’armonica di Dennis Gruenling, presente anche nel brano d’apertura, You’re Evil.

Dangerous è in linea con il sound a cavallo tra fifties e sixties, Oh Yeah è rock blues abrasivo e in meno di due minuti mette l’ascoltatore K.O. con Stivers che duetta con la chitarra di Eve Monsees scambiando assoli da un canale all’altro dello stereo. C’è spazio anche per il blues più torrido e nella fattispecie è Lost Causes il brano che ci mostra quanto sia duttile la Beaver nell’adattarsi a tutte le sfaccettature del genere. Più risaputa la seguente She’ll Be Gone, meglio la classica Let’s Rock di Art Neville che porta verso la chiusura affidata all’autografa Mean It To Me.

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