LELLE DAHLBERG – These Words Are True

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LELLE DAHLBERG – These Words Are True (Lelle/Hemifran 2017)

Uno dei tanti: questo signor Dahlberg sembra essere uno dei tanti, forse tantissimi nordici che si sono innamorati di sonorità lontane anni luce dalle latitudini in cui risiedono.

Non so se sia per via delle temperature sub artiche che probabilmente danno l’impressione di attenuarsi se le si affronta giorno dopo giorno con una musica calda e morbida.

Forse semplicemente non c’è luogo più o meno idoneo per amare un certo tipo di musica e tanto basta. Basta anche a Lelle Dahlberg, svedese, che lo scorso anno ha dato alle stampe il proprio primo disco, nonostante la canizie evidente dalle foto di copertina. Basta accontentarsi di poco – avrà pensato – l’America del country non sarà poi così differente…

Differente lo è di certo, dalla Svezia come dall’Europa in generale. Lo stile di vita innanzitutto, soprattutto quello scandinavo, l’orizzonte, i paesaggi, le architetture. Proprio quelle, immortalate in fondo ai binari su cui Dahlberg cammina. Sono tipicamente europee. La musica no, e non è neppure quel country troppo annacquato che piace tanto agli europei, in particolare ai germanofoni: è country, ma è anche soul, una fusione che a Dahlberg riesce facile, in particolare per via della voce che si ritrova, un vocione dalla consistenza robusta e dalle sfumature da soul singer appunto.

Poi il parco strumenti è quello giusto, c’è la pedal steel, il violino, una sezione ritmica puntuale, tastiere giuste, un po’ di chitarre.

Anche se è un disco di debutto si comprende che il titolare ha avuto tempo di lavorarci su a lungo, pare che abbia cominciato a scrivere canzoni a tredici anni, dopo aver strimpellato a lungo la chitarra del nonno.

Dodici brani in tutto, forse un po’ monotematici (sono per lo più canzoni d’amore), ma piacevoli, sia che li canti da solo o che si faccia accompagnare dalla cantante Pearl (nessun aggancio stilistico con Janis Joplin però): sicuramente è interessante la canzone che apre ed intitola il disco, forse anche il brano più riuscito, ma non è male neppure There’s Only You (il duetto con Pearl), uno slow con belle chitarre. Come Back Home è invece una composizione dominata dall’organo e dall’andatura a metà tra rock lento e anni sessanta, mentre Tonight’s The Night è country-rock solido in stile Nashville.

Nulla di originale, certo, e tutto suona come già sentito. Onesto però. Uno dei tanti.

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