WEST OF EDEN – Look To The West

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WEST OF EDEN – Look To The West (West Of Music/Hemifran 2016)

Avete nostalgia delle atmosfere folk-rock di marca anglosassone, quelle più recondite, con una voce femminile che sta in bilico tra quelle storiche di Sandy Denny, Jaqui McShee, Maddy Pryor? Con una siringata di folk-rock moderno quello alla Mike Scott? Questa band svedese capitanata dai fratelli Schaub, Jenny e Martin (le due voci del gruppo nonché le due menti da cui scaturiscono i brani registrati in questo bel disco) potrebbe essere il giusto lenimento alle vostre nostalgie. Se i brani cantati da Jenny (“Sandy Denny non è morta – afferma parlando di lei il sito Kulturbloggen – vive in Svezia e si chiama Jenny Schaub”) sono quelli più d’atmosfera quelli più rarefatti, legati ad atmosfere acustiche molto vicine alla tradizione, quelli cantati da Martin ci riconducono ad un sound che ricorda invece i Waterboys, ma a vincere davvero sono l’abilità con cui i brani sono altalenati e la mescola delle voci quando i due si dividono le parti in una stessa canzone.

Non sono d’altronde dei pivellini questi ragazzi, Look To The West è il loro decimo disco e si sono fatti apprezzare nel corso degli anni tenendo concerti in Scandinavia, Benelux e naturalmente in Irlanda, dove il genere musicale da loro proposto è la musica nazionale. Violino, chitarre acustiche, bodhràn, mandolino, fisarmonica ma anche dobro, chitarre elettriche, basso e batteria, nel segno di quel connubio tra folk albionico e rock iniziato con i Fairport Convention tantissimi anni fa.

Il risultato è notevole, e d’altra parte se il sestetto dei fratelli Schaub è durato tanti anni un motivo ci sarà: nella fattispecie, Look To The West può essere considerato il fratello europeo di quel meraviglioso disco di Tom Russell intitolato The Man From God Knows Where, in cui si raccontano le storie di migrazione degli antenati di Russell, provenienti da Irlanda e Norvegia. Anche qui si racconta una storia di migrazione, dalla Svezia però, e attraverso un compendio sonoro dalle atmosfere molto irish con interventi musicali in cui spuntano di tanto in tanto brani strumentali che già dal titolo non lasciano spazio a interpretazioni errate (Paddy Fahey’s/Sweel su tutti). Il disco conquista subito, dall’iniziale Going To Hull ed arriva al top con la potente Sweet Old Country, ma che dire di The List dedicata alla lista delle cose da portarsi via per il viaggio? E della delicata The Crying Stars con la voce di Jenny Schaub che sta in bilico tra chitarra e violino? Look To The West, la canzone che titola il progetto parla del dover affrontare lunghi venti giorni di navigazione su rollare delle onde tra sporco e immondizia fino all’avvistamento di Ellis Island (l’unico momento in cui si intende chiaramente che la destinazione di questi migranti sono le coste americane); The Ticketless Man racconta di un viaggiatore senza biglietto di nome Johan Andersson, che saluta baciandola la sua donna per inseguire il sogno di una terra promessa. Il disco si chiude con l’epocale The Final Cut (nulla a che vedere con i Pink Floyd naturalmente) parla finalmente della partenza dopo tanti preparativi, con la nave che salpa e il rumore del mare in sottofondo, un altro brano da ricordare. Il tutto corredato con foto del gruppo con location ed abiti che ricordano davvero i porti europei da cui i migranti partivano.

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