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MICHAEL HEARNE & SHAKE RUSSELL – Only As Strong As Your Dreams

di Paolo Crazy Carnevale

17 gennaio 2017

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MICHAEL HEARNE & SHAKE RUSSELL – Only As Strong As Your Dreams (Howlin’ Dog Records/Hemifran 2016)

Un anno prolifico per il cantautore texano Michael Hearne: oltre al suo disco solista uscito per la stessa etichetta, Hearne ha pubblicato questo altro CD condiviso col collega e amico Shake Russell, a sua volta veterano della scena minore della Stella Solitaria.

Per quanto produttori e musicisti coinvolti siano all’incirca gli stessi del disco di Hearne che ho recensito sul sito qualche tempo fa, questo lavoro in duo si distingue abbastanza da quel lavoro. Se lì il songwriting era abbinato ad un sound robusto, qui, oltre a trarre beneficio dall’alternanza vocale (Russell ha una voce più consistente rispetto a Hearne), il CD in questione tende molto di più a sonorità acustiche, non di rado orientate verso elementi che sfiorano volentieri e con successo generi musicali più tradizionali come bluegrass e cajun.

Fin dal primo brano la cosa è evidente, I Got News For You, cantata da Russell è un perfetto connubio tra bluegrass e cantautorato, con ottime chitarre, banjo e mandolino che tessono un sostanzioso e adeguato tappeto sonoro. La successiva I Heart Texas è l’ennesima dichiarazione d’amore alla scuola della canzone d’autore texana da parte di Hearne che qui canta esplicitamente di luoghi come la Greune Hall e di personaggi come Townes Van Zandt a cui ruba addirittura il titolo di una canzone per il refrain. Bella e più intimista, con la pedal steel in evidenza, la title track firmata da Russell, e sullo stesso genere è anche The Girl Just Loves To Dance collaborazione tra i due titolari con pedal steel e piano a caratterizzare il suono.

Loser’s Gumbo, il titolo lo fa supporre largamente, strizza l’occhio – senza entusiasmare più di tanto – alla musica della Louisiana e per l’occasione il produttore e polistrumentista Don Richmond vi suona anche la fisarmonica, sicuramente il duo è più convincente quando gioca con la propria musica che non con quella ripescata in altre tradizioni, così anche la successiva Irish Prayer, pur non essendo un brutto pezzo deve fare i conti con secoli di ballate irish di gran lunga più entusiasmanti e finisce col suonare troppo già sentita. Più interessante You make The Blues Feel Like A Sunny Day, ottimo veicolo per le ambizioni chitarristiche di Hearne, che è molto stimato anche come chitarrista, e per il sottofondo di pedal steel; This Is What Happy Is è una bella canzone ritmata, dal tiro rock dettato dall’elettrica di Richmond, The Angel’s Share è invece una ballata cantata dalla voce zuccherosa di Hearne, So Late So Soon ci riporta alle atmosfere che avevano caratterizzato le prime composizioni del dico, di nuovo con violino, dobro, banjo in pista. La conclusione è affidata alla delicata Ballad Of The Snow Leopard And The Tanqueray Cowboy, presa in prestito dal songbook di David Rodriguez Garza.

MICHAEL HEARNE – Red River Dreams

di Paolo Crazy Carnevale

14 dicembre 2016

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MICHAEL HEARNE – Red River Dreams (Howlin’ Dog/Hemifran 2016)

Uno dei tanti, dei molti, degli innumerevoli: ma quanti ce n’è negli Stati Uniti, di questi talentosi singersongwriter che sfornano deliziosi dischi come questo?

Hearne è un texano che bazzica l’ambiente musicale fin dagli anni settanta dove ha mosso i primi passi nella natia Dallas, la sua specialità sono le canzoni in odor di country e la chitarra acustica che suona con perizia e le cui note escono in maniera cristallina dalle tracce di questo suo disco, in bilico tra cover con pedigree e brani originali in cui non esita a mescolare riferimenti ai suoi amori musicali ed elementi tipici del songwriting di quei posti.

Di dischi ne ha già all’attivo una decina, tra quelli da solo, le collaborazioni e quelli col suo gruppo, i South By Southwest. Navigando un po’ nel suo sito è evidente che a casa sua Hearne abbia un discreto seguito, grazie anche a concerti campagnoli ben frequentati dal pubblico.

In questo Red River Dreams balzano particolarmente alle orecchie la pulizia del suono, la brillantezza con cui gli strumenti acustici giganteggiano: su tutti la chitarra suonata da Hearne stesso come si diceva, ma anche il violino, il mandolino, il banjo e la Weissenborn guitar, tutti strumenti suonati dal produttore del disco Don Richmond che pare qui il partner che fa la differenza, anche se pure gli altri comprimari, siano le coriste Kelley Mickwee e Susan Gibson, la pedal steel guitar di Carmen Acciaioli (a dispetto del nome è un uomo!) e il piano di Jimmy Stadler fanno benone la loro parte.

Echi di Nitty Gritty Dirt Band (sarà perché negli ultimi tempi l’ho ascoltata molto, sarà anche per via che nella title track si nomina palesemente Mr. Bojangles), ricordi del passato, come in Back In The Day, in cui Michael Hearne menziona i tempi spensierati in cui correva con la sua Chevrolet, quando non c’erano pedaggi da pagare sulla Interstate ascoltando Yesterday e For What It’s Worth alla radio o scimmiottando Jimi Hendrix fingendo di suonare la chitarra (quello che oggigiorno si chiama “air guitar”, ne fanno addirittura dei campionati), il tutto ben sostenuto da un bel tappeto di pedal steel. Altrove, complice il modo di suonare il violino, fanno capolino passaggi che richiamano alla mente la musica delle isole britanniche. Tra le canzoni autografe si distinguono particolarmente anche June 25, 2009, Blue Enough e l’ispirata Lesson To Be Learned For Love.

Belli gli approcci alle canzoni dei titolati ispiratori, con menzione d’onore all’incipit di Endless Sky, firmata dal veterano Chuck Pyle e per l’arrangiamento con cui è rivestita Early Morning Rain di Gordon Lightfoot, più nella norma la conclusiva Return Of The Grievous Angel del sempiterno Gram Parsons.

La voce è un po’ zuccherosa, è vero, ma calza alla perfezione per il disco e per le canzoni.