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JAIMEE HARRIS – Red Rescue

di Paolo Crazy Carnevale

7 maggio 2019

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JAIMEE HARRIS – Red Rescue (Self production, 2018)

La bionda in rosso che guarda imbambolata dalla copertina di questo primo disco è proprio lei, Jaimee Harris, ma non sembra la stessa Jaimee vista sui palchi italiani lo scorso autunno. Per fortuna si tratta solo di una questione di look da copertina e non degli abiti musicali.

Dentro il disco invece c’è la stessa, interessante cantautrice vista in concerto. Una donna dalla bella voce, dalle sonorità a cavallo tra certo country-rock del giorno d’oggi e quelle folkie che sembrano riuscirle meglio: d’altra parte è texana, di Waco, e il suo quartier generale è ad Austin, la città che contende a Nashville (o viceversa) il primato di città più musicale d’America.

Red Rescue è un bel disco, senza troppi fronzoli, prodotto con attenzione e con lo scopo di mettere in risalto il talento della titolare: operazione riuscitissima grazie al buon lavoro di Craig Ross (Lenny Kravitz, Patty Griffin, Califone, Nathalie Merchant tra i suoi clienti), che oltre che sedere alla consolle si occupa di chitarre, tastiere, basso e tutto ciò che capita a tiro quando serve. Poi a dare un rinforzo ci sono Mike Hardwick (chitarrista e producer per Robyn Luttwick, John Dee Graham, Eliza Gylkinson e altri), il compianto Jimmy Lafave che canta nella title track, il chitarrista Mike Patterson.
E il tutto contribuisce a rendere il disco un bel debutto, a cavallo tra suono moderno (chitarre un po’ in odor di anni ottanta) e vecchia scuola a base di chitarre acustiche, un po’ come nei dischi del vecchio Townes Van Zandt.

Se la prima traccia, Damn Right, è un buon riscaldamento che non si fa notare più di tanto, il disco decolla con Creatures e prende la via con Depressive State, brano autobiografico ben riuscito, con la chitarra che imita un mandolino. Catch It Now è la prima grande canzone del disco, chitarra acustica suonata alla vecchia maniera e la voce di Jaimee che vien fuori nel migliore dei modi.

La quinta traccia è quella che intitola il disco e che rimanda direttamente all’abito (meglio dire alla vestaglia) che Jaimee indossa in copertina, è un altro brano solido, ben sviluppato e arrangiato, impreziosito, come si diceva, dalla voce di Lafave.
Fake è una ballata pianistica ed intimista, con la voce in crescendo che s’impadronisce in toto della canzone; country rock invece per Hurts As Good As It Feels, con un attacco di chitarra quasi rollingstoniano, bella mescola di suoni e pedal steel (Hardwick?) che si intrufola su un supporto dai richiami hammond che risulta vincente sotto goni profilo. Non da meno è Forever in cui Jaimee usa la voce con enfasi particolare, poi Snow White Knuckles conclude l’infilata di brani memorabili, chitarre lancinanti, distorsori, organo, chitarre baritonali, incedere accattivante, la solita bella voce.

Un po’ sottotono il brano che conclude il disco, invece: Where Are You Now, molto raccolta ed intima, non brutta, ma meno incisiva.