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IL SEGNO DEL COMANDO – 1995/2019

di Ronald Stancanelli

6 marzo 2020

Bauletto Versione Universal

Il SEGNO del COMANDO
1995/2019

Il Segno del Comando è un gruppo musicale genovese attivo dal 1995 ad opera del cantante Mercy e del bassista Diego Banchero. Entrambi furono anche anche rispettivamente cantante e bassista dei Malombra.
Presero il nome dal famoso sceneggiato andato in onda nel 1971, appunto Il Segno del Comando con attori Ugo Pagliai e Carla Gravina. Trattavasi di una storia un pò soprannaturale in bilico fra esoterismo e trascendentale che si svolgeva nel centro di Roma. Vi si trovava di tutto un po’ non esclusa una certa forma di culto rivolta al celebre Lord Byron. Interessante e suggestivo quando ancora nella tv nazionale si producevano prodotti impegnati, seri e avvincenti. Per quanto concerne appunto il versante musicale, a metà anni novanta il gruppo si prese l’onere e la briga di andare a riproporre e riscoprire tracce musicali che negli anni passati erano state care a gruppi come i più noti Goblin, ma anche band di culto rispondenti al nome di Antonius Rex, Jacula, Il Balletto di Bronzo, Il Rovescio della Medaglia, Il Museo Rosenbach che una trent’anni d’anni prima avevano seminato un retromusica culturale sonoro ove vi si potevano trovare echi musicali progressivi intensi ma pur strali cimiteriali e una densità di note oscure. Insomma un coacervo di stili, mode, impressioni che avevano fatto epoca. Benvenuto quindi fu il loro esordio che uscì su cd e vinile nel 1996 e oggi ristampato grazie alla genovese Black Widow e che beneficiò di partiture e pagine sinfonicamente musicali di tutto rispetto. Progetto di enorme spessore e valenza che ricevo oggi nel suo splendore in bianco e nero per rinverdirne memoria, grazie appunto a questa attesa e richiesta ristampa. Disco dalle atmosfere plumbee ma nel contempo pregno di aperture che lo rendono un unicum nel panorama nostrano e che a tratti rammenta una colonna sonora con attimi densi di solarità e con momenti esaltanti spruzzati d’atmosfere vintage. Insomma una bella miscela di note musicali che lasciano il segno per una decina di brani decisamente fascianti. A parte Mercy e Banchero è d’uopo citare Gabriele Grixoni e Matteo Ricci alle chitarre elettriche, Carlo Opisso alla batteria e Agostino Tavella alle tastiere. Tutti forieri di un suono che avvince e getta pudicamente, ma con gran piacere, lo sguardo al passato avvolgendo l’ascoltatore in momenti nostalgici impagabili. Sette anni dopo daranno alle stampe un successivo album Der Golem con consistenti cambi nella formazione del gruppo ma questo resta il loro testamento specifico per unilateralità, impegno intrinseco, voglia di stupire e donarsi, insomma un album imprescindibile ove non vi è un solo brano che sia meno di un altro e per questo citiamo solo la title track gremita di suoni lanciati verso un universo bilaterale che guardano dietro ma nel contempo anche verso il futuro. Mai ristampa fu così apprezzata. Giustamente un consistente gotico in bianco e nero per la copertina.