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DAVE ALVIN & PHIL ALVIN – Hard Travelin’

di Paolo Crazy Carnevale

22 maggio 2017

Dave & Phil Alvin record Store Day 2017 1

DAVE ALVIN & PHIL ALVIN – Hard Travelin’ (YepRoc Records 2017, EP)

Il nuovo capitolo delle escursioni musicali con cui fratelli Alvin omaggiano le loro radici musicali è un EP di quattro brani inediti pubblicato in occasione del recente decimo Record Store Day. Più che potrebbe preludere ad un nuovo disco del duo sembrerebbe una cosa estemporanea, questo lo si deduce dalle formazioni usate, assemblata con brani rimasti fuori dagli altri due dischi.

Il vinile in questione è un concentrato di energia, rispetto ad esempio allo splendido esordio degli Alvin come duo, uscito nel 2014, qui le radici sono rivisitate in chiave rock’n’roll, quasi un ritorno alla musica di quei gloriosi Blasters di cui gli Alvin sono stati un po’ i motori. Se in Common Ground il filo conduttore erano le canzoni di Big Bill Broonzy suonate in chiave stupendamente acustica, qui gli artisti presi in considerazione sono diversi e il sound è elettrico come non mai: peri primi tre brani infatti abbiamo la sezione ritmica galoppante (Lisa Pankratz e Brad Fordham) e come ulteriore chitarrista Chris Miller.

Si inizia col Woody Guthrie della title track che grazie anche alla slide di Miller diventa un brano trascinantissimo, con Dave che soffia nell’armonica e Phil che canta da solista. La pasta di cui il vinile è fatto è questa, musica diretta, zero fronzoli, tanto sudore. Nella canzone successiva la voce guida è quella di Phil (il più dotato dei due fratellini): si tratta della Mean Old Frisco di Big Boy Crudup. Dimenticate la celebre bella versione slow che Eric Manolenta registrò nel 1977, la rilettura degli Alvin è figlia di quella che Elvis fece per That’s Alright Mama, altra mitica composizione di Crudup.

Girando il disco ci troviamo ad ascoltare la più notturna – ma non meno tosta – California Desert Blues, con la firma di Lane Hardin, autore meno conosciuto: il brano è vincente e impreziosito da un doppio assolo di chitarra (Dave, che è anche la voce del brano, e Miller). Un arrangiamento indovinatissimo. A concludere il padellone troviamo Kansas City Blues di Jim Jackson, con la possente voce di Phil: si tratta di un altro brano molto ripreso ed è quello del disco con più affinità col suono del primo disco del duo. Non è un caso che il gruppo sia infatti differente, c’è Gene Taylor al piano e la sezione ritmica è formata da Bob Glaub e Don Heffington proprio come nel disco dedicato a Broonzy: Phil suona l’acustica e soffia possentemente nell’armonica mentre Dave si occupa della national.

Il disco è un 12 pollici di vinile rosso male utilizzato: ci sarebbe stato lo spazio per un altro paio di brani, oppure sarebbe stato bello averlo in un più suggestivo 10 pollici. Sulle etichette (differenti da un lato all’altro) non è indicata la velocità a cui far girare il disco, non è indicato il numero di copie “tirate” – che dovrebbero essere 1000 – e non vi è alcun riferimento al Record Store Day.

Ma se quel che conta è la musica, tranquilli, quella c’è ed è fantastica dalla prima all’ultima nota!