CHRIS HORSES BAND – Dead End & A Little Light
di Paolo Baiotti
17 marzo 2020
CHRIS HORSES BAND
DEAD END & A LITTLE LIGHT
Autoprodotto 2019
Recentemente ci siamo occupati dei torinesi Gospel Book Revisited. Oggi è il turno di un’altra giovane band italiana che proviene dal nord est, dalla zona di Treviso. Si tratta di un quintetto guidato da Chris Horses (Cristian Secco) alla voce e chitarra, conosciuto in zona come il cowboy delle “tre province”, appassionato di southern rock e heavy metal, al quale si sono aggiunti il chitarrista Mattia Renzi cresciuto tra blues e rock and roll, il bassista Marco Quagliato che predilige il funky, il batterista Marco Tirenna appassionato di psichedelia e groove e il polistrumentista Giulio Jesi che si alterna al sax, tastiere e flauto lasciando trasparire l’amore per il blues e il jazz americano. Influenze e stili diversi che si fondono con un risultato davvero sorprendente nell’esordio del gruppo, sostenuto da una campagna di crowfunding, registrato nell’agosto del 2019 a Treviso e prodotto dai ragazzi che dimostrano di avere le idee chiare nel creare un’atmosfera vintage ideale per un rock and roll energico e venato di psichedelia che richiama i power trio di fine anni sessanta, ma non solo.
Il vorticoso rock di Dead End con il basso in primo piano, il sax e la chitarra distorta che mischiano rock, jazz e funky apre il dischetto in modo energico, seguito dalla dura e cadenzata In Silence tra grunge e hard rock, in cui sorprende l’impasto creato tra le chitarre e il sax che crea una tensione riflessa anche dal testo, appena allentata dal break acustico che anticipa il rabbioso assolo di chitarra. Night è una ballata oscura, interpretata con efficacia dalla voce di Cristian che cambia tono nel finale, attraversata da un sax springsteeniano e da una chitarra southern, The Only Shelter un brano più arioso e ritmato con una melodia riconoscibile, le chitarre allmaniane e il solito sax che aggiunge sempre qualcosa di importante. L’unica traccia sotto i quattro minuti è Lost, ballata avvolgente con dei cori armonizzati in modo attento che precede la robusta 24 Hours Of Sleep, vorticosa e travolgente con cambi di ritmo e influenze sabbathiane, un lancinante assolo di sax e una chitarra aspra e distorta che si prende il suo spazio nel finale. I (pochi) dubbi sulle qualità dei ragazzi sono fugati dall’ascolto di This Old Town, una ballata psichedelica formidabile, di rara bellezza, con flauto e percussioni orientaleggianti, una voce sperduta che esprime la sensazione di smarrimento del testo fino all’emozionante assolo di chitarra in crescendo al quale si affianca il sax…otto minuti di grande musica! In chiusura il funky giocoso di A Little Light allenta la tensione, risultando forse il brano meno significativo, pur avendo spunti interessanti.
Un esordio stimolante, completato dalla copertina psichedelica d’impatto e dall’artwork curato da A-Z Blues con i testi in inglese e italiano.