BRUCE SPRINGSTEEN – Chapter And Verse

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BRUCE SPRINGSTEEN
CHAPTER AND VERSE
COLUMBIA/SONY 2016

La motivazione di questa ennesima raccolta di Bruce Springsteen è la contemporanea pubblicazione dell’attesa biografia Born To Run da parte della casa editrice Simon & Shuster negli Stati Uniti. Un pretesto? Forse…di sicuro non si sentiva la necessità di questa nuova uscita, anche se in qualche modo giustificata dal criterio con il quale è stata compilata, con l’intenzione di comprendere il primo periodo della storia musicale di Bruce, precedente all’uscita del disco d’esordio Greetings From Asbury Park, andando di pari passo con la narrazione del libro. Per questo sono stati inseriti cinque brani inediti precedenti alle incisioni ufficiali per la Columbia, che possono solleticare i collezionisti e gli appassionati di vecchia data, lasciando indifferenti gli ascoltatori interessati al periodo più popolare del cantautore dei New Jersey.

Le prime tracce Baby I e You Can’t Judge A Book By The Cover ci portano a metà degli anni ’60, quando Bruce era cantante e chitarra solista di The Castiles, la sua prima band semiprofessionale. Baby I, composta con l’altro chitarrista George Theiss, è un brano ispirato dalla british invasion piuttosto ingenuo, mentre la cover dello standard di Willie Dixon è grintosa e un po’ caotica, con la voce in secondo piano, migliore nella parte strumentale che in quella cantata. Dopo avere militato negli Earth, Springsteen entra nei Child, formati ad Asbury Park con Vini Lopez e Danny Federici. Alla fine del ’69 diventano Steel Mill e incidono alcune tracce tra le quali He’s Guilty, un rock aspro che testimonia una certa influenza dell’hard rock dei Deep Purple nelle tastiere si Federici e nell’assolo di Bruce, che ad inizio carriera suonava molto di più la chitarra solista rispetto a quanto siamo abituati. A metà del ’71 nasce la Bruce Springsteen Band con Lopez, Tallent, Van Zant e Sancious, rappresentata dalla gustosa The Ballad Of Jesse James, debitrice dello stile di The Band. Ma Bruce deve ancora trovare la sua voce…canta in modo diverso, meno caratteristico e più sforzato. L’acustica Henry Boy incisa da solo nel ’72 è una versione embrionale di Rosalita, mentre in Growin’ Up, incisa nel maggio del ’72 negli studi della Columbia con John Hammond e già pubblicata sul box Tracks, possiamo ascoltare lo Springsteen che tutti conosciamo, con la voce adulta e matura e la capacità di raccontare storie più o meno personali.

Quanto agli altri brani le scelte non sono così scontate…non si può parlare di un greatest hits. Non possono mancare l’esplosiva Born To Run, l’epica Badlands, il racconto sofferto di The River o la rabbiosa Born In The Usa, ma ci sono anche la splendida ballata 4th Of July Asbury Park, l’emozionante ritratto di My Father’s House, uno dei cardini del seminale Nebraska, l’altrettanto significativa The Ghost Of Tom Joad dall’omonimo album solista e il gospel-rock di The Rising, simbolo della rinascita della E Street Band. Due soli brani, e non credo sia un caso, rappresentano il nuovo millennio: la scorrevole Long Time Comin’ e la brillante cavalcata di Wrecking Ball.
Sarebbe stato più opportuno un doppio disco, magari con altre outtakes o con versioni dal vivo inedite, ma tutto sommato Chapter And Verse, considerato come l’accompagnamento audio della autobiografia, non sfigura. Da segnalare il pregevole collage di foto, un po’ sacrificato nella dimensione del compact disc.

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