DWIKI DHARMAWAN – So Far So Close

dwiki dharmawan

DWIKI DHARMAWAN
So Far So Close
(Moonjune 2015)

Il vasto catalogo che la Moonjune Records ha dedicato alla musica fusion di produzione indonesiana si è arricchito lo scorso autunno del disco di questo musicista molto amato nel suo paese e altrettanto considerato all’estero viste le sue numerose collaborazioni artistiche che lo hanno portato ad esibirsi in una sessantina di paesi. Per il debutto di Dharmawan sulla sua etichetta, Leonardo Pavcovich gli ha allestito una band di primordine, composta dall’ ex Yellowjackets Jimmy Haslip e dal batterista zappiano Chad Wackerman, impiegati spesso in altre produzioni di Pavcovich; in aggiunta non potevano mancare, alle chitarre, distribuiti quasi equamente nelle otto tracce del disco, i chitarristi Dewa Budjana e Thopati, conterranei del titolare e a loro volta accasati – musicalmente parlando – presso la Moonjune Records.

Il disco è nella scia di molte produzioni similari dell’etichetta newyorchese, una fusion molto fruibile che sorretta dall’eccellente sezione ritmica jazz-rock oriented si dipana generando trame multiformi e multicolori, toccando di volta in volta terreni differenti, con le tastiere di Dharmawan sempre in evidenza, sia che si tratti del fender rhodes elettrico, sia che le sue dita scorrano sul piano acustico o sui vari minimoog, hammond e korg usati nel corso delle registrazioni.

Il brano d’apertura, Arafura, è già indicativo della strada intrapresa da Dwiki Dharmawan ed è impreziosito dalla presenza, al violino di Jerry Goodman, altro musicista titolatissimo che negli anni settanta era stato uno dei Flock ed aveva poi prestato i propri servigi alla Mahavishnu Orchestra con McLaughling e Cobham e, negli anni novanta, ai riformati Dixie Dregs.

Tra i brani che emergono va citata la title track con un fantastico intervento di Thopati all’elettrica, il chitarrista regala al disco anche un pregevole momento nella successiva Whale Dance imbracciando però l’acustica. Con The Dark Of The Light il disco ricalca sonorità più tipiche della fusion mentre Jembrana’s Fantasy è una lunga elaborata e meno immediata suite dall’andamento decisamente free in cui è protagonista il piano acustico di Dharmawan. In chiusura è sicuramente da citare The Return Of Lamafa, in cui si avvertono influenze quasi barocche tanto distanti dal resto delle composizioni, quanto interessanti per l’ardita idea che ne sta alla base.

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