Addio a Vic Chesnutt
Questa volta Vic ce l’ha fatta. Ricoverato in ospedale dopo l’ennesimo tentativo di suicidio, si è spento ad Athens, Georgia, alle 14:59 del 25 dicembre dopo due giorni di coma seguiti, a quanto pare, all’ingerimento di un eccesso di farmaci.
Finalmente è riuscito a liberarsi dal quel corpo che lo teneva intrappolato dall’età di 18 anni, costretto su una sedia a rotelle dopo un incidente d’auto, e da quella malattia il cui progredire, lento ma inesorabile, lo stava conducendo ad uno stato larvale.
Alla luce di quello che è successo, sembra quasi che l’iper-attività degli ultimi due anni, le molteplici uscite discografiche, le collaborazioni portate a termine e quelle, purtroppo, lasciate in sospeso, celassero l’urgenza espressiva di chi si è tracciato un limite e vede la linea d’arrivo avvicinarsi sempre di più.
Non starò a ripetermi: ho già aperto il cuore a Vic, come forse un bravo scribacchino non dovrebbe mai fare, lungo una monografia a lui dedicata pubblicata in uno degli ultimi numeri di Late For The Sky.
Dirò soltanto che considero la fortuna di aver potuto assistere ad un suo concerto una delle più grandi che mi potessero capitare, e che la passione, il coraggio, l’energia, il carattere e la determinazione che mi sono state trasmesse da quella strana creatura con il corpo un po’ da uomo, un po’ da macchina, un po’ da strumento musicale me le porterò dietro per tutta la vita. Una di quelle lezioni che non si imparano a scuola, ma che sono più importanti di mille corsi di laurea.
Grazie Vic, che tu possa correre finalmente a perdifiato.
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