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TOM MANK & SERA SMOLEN – We Still Know How To Love

di Paolo Baiotti

15 maggio 2020

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TOM MANK & SERA SMOLEN
WE STILL KNOW HOW TO LOVE
Autoprodotto 2020

Ci siamo occupati di questa coppia, nella musica e nella vita, nel 2017 recensendo Unlock The Sky, il loro settimo album. Ora, a tre anni di distanza, esce We Still Know How To Love, che rispecchia le caratteristiche musicali del duo americano molto conosciuto in Olanda e Belgio. Insieme dal 1994, Tom cantautore e chitarrista e Sera violoncellista diplomata al Conservatorio, hanno fuso le loro esperienze e i loro strumenti in uno stile personale in cui il violoncello alterna la funzione di basso, di duplicazione del suono della chitarra e di solista. Il nuovo album è stato inciso in tre diversi momenti e luoghi: Newfield e Bearsville nello stato di New York e Ooigem in Belgio, con diversi collaboratori, in parte già presenti nel disco precedente, che si aggiungono sempre con circospezione ai cori, al banjo, alla chitarra e all’armonica. Talk Of The Town è una partenza soffusa con chitarra acustica e violoncello che introducono la voce di Tom e dell’ospite Janet Cotraccia, quasi sussurrata. 1966 è una traccia nostalgica che intreccia protagonisti musicali e fatti storici di quel periodo con accenni a canzoni dei Beatles, inserimenti di chitarra elettrica e la voce di Jeannie Burns. Si torna ancora più indietro con Bannockburn 1314, che richiama un episodio della guerra di indipendenza scozzese con qualche strofa recitata in gaelico, mentre il violoncello dipinge uno sfondo struggente. Il testo di Paris 1920 ha dei riferimenti storici alla situazione dei soldati alla fine della prima guerra mondiale, mentre quello di We Still Know How To Love che include anche delle strofe in olandese si riferisce agli aiuti ai piloti alleati durante la seconda guerra mondiale. Sempre restando in ambito storico Our November Day si riallaccia al drammatico omicidio del presidente Kennedy. Questi testi significativi sono accompagnati da una musica folk con influenze di classica, molto raffinata e drammatica, intimista e sofferta, caratterizzata dal violoncello spesso in duetto con la chitarra o con l’armonica, mentre il modo di cantare di Tom può ricordare a tratti Leonard Cohen.

TOM MANK AND SERA SMOLEN – Unlock The Sky

di Paolo Baiotti

6 agosto 2017

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TOM MANK AND SERA SMOLEN
UNLOCK THE SKY
Ithaca Records 2017

Tom Mank e Sera Smolen, compagni anche nella vita, collaborano dal ’94. Un cantautore e una violoncellista diplomata al conservatorio, hanno cercato di miscelare i reciproci stili usando principalmente la voce di Tom, chitarra acustica e violoncello, con un aiuto piuttosto ridotto e minimale di altri strumenti e di voci femminili. Questo è il settimo cd del duo, inciso quasi interamente a Bearsville, NY con qualche aggiunta a Ithaca e in Belgio, con notevoli difficoltà dipendenti dai problemi cardiaci di Tom che lo hanno costretto ad operarsi durante le registrazioni. Mank è in pista da venticinque anni come cantautore indipendente, ha collaborato con altri compositori, congruppi di folk e bluegrass, mentre Sera si è cimentata con la musica classica, ha insegnato all’università di Mansfield e all’Ithaca College e ha contribuito all’organizzazione di alcuni festivals di violoncello. Unlock The Sky non è un disco di facile assimilazione: la malinconia naturale del violoncello (che ha maggiore spazio rispetto al passato) e la voce piuttosto monocorde di Tom lasciano un’impressione di uniformità di fondo che non favorisce l’ascolto, pur riconoscendo le doti non comuni di Sera, manifestate pienamente nella title track strumentale nella quale è unica protagonista. Il folk è la base, alimentato da suggestioni classiche con qualche incursione in atmosfere jazzate. Alcune tracce hanno una certa complessità, come l’eterea Amsterdam con l’inserimento del violino di Amy Merrill, My Thunder And Lightning con l’armonica dell’olandese Gait Klein Kromhof (il duo suona spesso in Europa, specialmente in Germania, Belgio e Olanda) e la jazzata Harpers Ferry nella quale si registrano il felice inserimento del piano honky tonk di Ron Kristy e della voce di Jenny Burns. Un disco originale e sofisticato che richiede un’attenzione non comune e che cresce con gli ascolti.