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Francesco Piu & The Groovy Brothers – Live In France

di Paolo Crazy Carnevale

4 gennaio 2022

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Francesco Piu & The Groovy Brothers – Live In France (Appaloosa/IRD 2021)

A tre anni dall’inarrivabile The Cann’O Now Sessions, live anomalo registrato nella natia Ichnusa, torna, sempre su etichetta Appaloosa, il chitarrista Francesco Piu. Anche stavolta si tratta di un disco dal vivo, un disco che, con l’eccezione di qualche brano, è comunque parecchio diverso dal predecessore, soprattutto a livello concettuale. Stavolta al posto della Peace & Groove Band ci sono i Groovy Brothers e la sottile analogia nel nome del gruppo suggerisce comunque un approccio musicale pepace e grintoso: ma se il precedente era un live studiato a tavolino tutto fatto con musicisti nativi della medesima isola, questo è invece la documentazione di un concerto vero e proprio catturato, come il titolo suggerisce, in Francia, a Sens, lo scorso settembre. Il gruppo stavolta è un quartetto completato da Roberto Luti alla chitarra elettrica (mentre Piu si occupa dell’acustica), Davide Speranza all’armonica e Silvio Cantamore che si occupa di batteria e cose elettroniche: il risultato è un disco vivo e scalciante col quartetto in forma smagliante, dominato dalla costante spinta in avanti delle esecuzioni che si dividono tra brani autografi (che Piu ha composto col conterraneo Salvatore Niffoi) e classici del genere.

Il disco si apre con Down On My Knees, brano originale, seguito da una cover di Jesus On The Mainline molto più veloce di quella più nota eseguita da Ry Cooder. Gotta Serve Somebody è naturalmente il brano di Bob Dylan a cui Piu e soci tolgono l’abito gospel per rivestirlo di funky sferragliante lasciando spazio ad assoli individuali dei musicisti. Trouble So Hard è un lungo brano gospel di Vera Hall che appariva anche nel disco precedente qui caratterizzato dal dialogo tra chitarra acustica ed elettrica, You Feed My Soul proviene anche dal predecessore e riporta in scena il groove funky.

Overdose Of Sorrow è quasi acustica, sorretta dalle percussioni che si sostituiscono alla batteria e la chitarra acustica più in evidenza che altrove, mentre il funk torna con In The Cage Of Your Love; il brano tradizionale Black Woman, invece, si divide tra una prima parte molto essenziale ed un finale in chiave hendrixiana con le chitarre infuocate. Mother ha un feeling sudista che ricorda certe ballate dei Lynyrd Skynyrd o dell’Allman Brothers Band, quei brani lenti, con molta slide e lunghe introduzioni per intenderci, Piu canta con il giusto approccio e il dipanarsi della composizione in una cavalcata che supera gli otto minuti che fa il resto.

Riff alla Hendrix anche per Hold On con l’armonica in bella vista, prima della conclusione affidata ad una rivisitazione della Trouble No More di Muddy Waters a cui Piu e compari riservano un arrangiamento galoppante e dilatato che lascia spazio per assoli individuali che sfociano nel caloroso applauso del pubblico gallico.

Paolo Crazy Carnevale

FRANCESCO PIU/PEACE & GROOVE BAND – The Cann O’Now Sessions

di Paolo Crazy Carnevale

12 luglio 2018

francesco piu[853]

FRANCESCO PIU/PEACE & GROOVE BAND – The Cann O’Now Sessions (Appaloosa/IRD 2018)

La prima cosa che balza all’orecchio quando parte la prima traccia di questo live in studio è che non suona assolutamente come un disco italiano, Francesco Piu ed il suo gruppo hanno un groove ed un approccio alla musica che si potrebbe tranquillamente pensare di essere al cospetto di un gruppo d’oltreoceano. Il filone è quello blues, ma non troppo classico, molto filtrato e molto venato di funk, complici una ritmica assolutamente d’assalto e un organo Hammond penetrante al punto giusto che supportano le evoluzioni del titolare con la sei corde.

Il chitarrista (e anche ottimo vocalist) sardo si è costruito negli ultimi anni una solida fama più che meritata, non è un caso se nella sua carriera ha avuto l’onore di aprire i concerti di gente come Derek Trucks, Jimmie Vaughn, Robert Cray, nonché di farsi produrre un disco (Ma-Moo-Tones) da Eric Bibb.

Questo nuovo disco, uscito in tiratura limitata per il recente Record Store Day, è il risultato di una giornata particolare, una session dal vivo in studio, laddove lo studio è un’azienda agricola della sua Sardegna, da cui il titolo che si rifà neanche troppo velatamente al più conosciuto dei vini sardi.

Accompagnato dalla sua band, la Peace & Groove Band (dal titolo del disco precedente, uscito per l’Appaloosa nel 2016), formazione tutta sarda come il titolare, Piu mette in fila una serie di brani, per metà provenienti dal disco precedente e per metà ripescati tra la tradizione e i repertori di artisti a lui affini.

Il risultato è pregevole, a dimostrazione – ma non ce n’era bisogno – che anche in Italia si può fare del gran blues anche senza avere la pelle scura o gli antenati che si sono spaccati la schiena nei campi di cotone.

Mentre Gavino Riva e Giovanni Gaias sostengono una pulsante parte ritmica, Piu si occupa del canto e della chitarra creando un sound particolarmente riuscito che ha uno dei suoi punti di forza nell’organo suonato da Gianmario Solinas. I brani originali più recenti sono composti in tandem con lo scrittore suo conterraneo Salvatore Niffoi, e a dare una solida mano ci sono anche quattro voci femminili che aggiungono pepe al disco.

Se l’inizio suona un po’ come un riscaldamento (In The Cage Of Your Love e Hold On), il disco entra subito nel vivo con la bella cover del classico di Vera Hall Trouble So Hard, con finale vocale da brivido, poi è la volta di Down On My Knees, con la sezione ritmica in odor di Bo Diddley e una serie di interventi di Hammond e chitarra da far drizzare i peli sulla schiena a chi li ha.

My Eyes Won’t See No More è una delle tracce composte con Niffoi e viaggia dalle parti del texano, un po’ sudista, un po’ boogie; Mother (medesimo team compositivo) è invece un delizioso intermezzo acustico, un ulteriore saggio della duttilità del nostro e della sua banda, con Solinas per l’occasione si sposta al pianoforte. Black Woman è un tradizionale eseguito con gusto, partendo da un approccio spiritual e sviluppando poi una parte centrale in chiave psichedelica per poi tornare all’atmosfera iniziale. Crumbled Stones ci riporta in territori funk, con Piu che ci piazza anche un indovinato intervento con l’armonica, You Feed My Soul è un altro brano solidissimo, Rough God Goes Riding è una personale interpretazione di un brano del Van Morrison di fine anni novanta, un brano intenso, lento, penetrante, di nuovo con l’organo al posto giusto, sia l’Hammond che il cuore, e una parte di chitarra sopraffina.

Il finale è un altro tradizionale, Turn Around Me, ancora a metà strada tra gospel e canto di lavoro, degna conclusione di un disco dal vivo a cui mancano solo gli applausi.