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DAVE DESMELIK – The Calendar Album

di Paolo Baiotti

5 giugno 2021

calendar

DAVE DESMELIK
THE CALENDAR ALBUM
Autoprodotto 2020

Abbiamo scritto di questo cantautore quattro anni fa, in occasione dell’uscita di Lifeboat. Originario di Atlanta, Georgia, si è trasferito più volte fino all’attuale residenza di Bevard in North Carolina. Alla fine degli anni novanta ha fatto parte degli Onus B. Johnson, band jamgrass di Flagstaff con la quale ha inciso due dischi. La sua carriera solista, iniziata nel ’99 con Move On, è molto più corposa, comprendendo ben dieci albums prima di Lifeboat che hanno ottenuto discreti riscontri e attenzione da parte di siti e radio specializzati quali EuroAmericana Chart, Roots Music Report, Freeform American Roots Chart e North Carolina Roots Radio Chart. Successivamente ha pubblicato un disco in coppia con Nolan McKelvey, uno con il gruppo Army Of Love e uno strumentale nel 2020 (Instrumental Conversations). Dave si può considerare un artista di Americana, tra roots e folk con attenzione alle parti strumentali arrangiate con cura.
The Calendar Album è un progetto particolare: è stato scritto nel 2013, una canzone al mese relativa alle sensazioni e al significato di quel mese per il musicista…non solo considerazioni di carattere personale. Questi brani sono rimasti nel cassetto per parecchi anni, scavalcati da altre idee e canzoni, finchè durante la pandemia, senza concerti e con più tempo da passare a casa con la famiglia e in studio, l’artista li ha ripresi in mano e li ha incisi quasi tutti da solo a Penrose, con l’aiuto in quattro tracce dell’ottimo chitarrista David Philips, un inglese da tempo residente a Barcellona, utilizzando per la copertina un pregevole disegno dell’amico James Cassara. Oltre all’album è stato pubblicato un singolo in edizione limitata con la prima e l’ultima canzone (January e December).
The Calendar Album è un disco dalle atmosfere melodiche e sommesse, sobrio e permeato di malinconia. Se l’opener January è una traccia folk-blues elettrica rivitalizzata dalla chitarra di Philips che dà un’impronta prog al suono, la strascicata February è un folk con il mandolino in primo piano, mentre in March riemerge una chitarra aspra e pungente, questa volta suonata da Dave che si dimostra polistrumentista più che discreto, avendo forse il punto debole in una voce non molto personale e poco estesa. April è un brano melodico con armonica e piano, May un up-tempo bluegrass-folk in cui spicca il raffinato fingerpicking del musicista, June un mid-tempo di rock roots grintoso. July è rivestita di atmosfere country, mentre influenze western emergono nella scorrevole August. L’emotiva e malinconica September precede il pacato strumentale October tra folk e bluegrass, ma l’atmosfera muta nel notevole rock-blues di November e nella conclusiva December, un mid-tempo folk pianistico in cui la chitarra di Philips si ritaglia uno spazio importante.

Paolo Baiotti

DAVE DESMELIK – Lifeboat

di Paolo Baiotti

4 giugno 2017

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DAVE DESMELIK
LIFEBOAT
www.davedesmelik.com 2016

Cantautore originario di Atlanta, Georgia, si è trasferito più volte fino all’attuale residenza di Bevard in Carolina del Nord. Alla fine degli anni novanta ha fatto parte degli Onus B. Johnson, band jamgrass di Flagstaff piuttosto conosciuta in Arizona con la quale ha inciso due dischi. Ma la sua carriera solista, iniziata nel ’99 con Move On, è molto più corposa, comprendendo ben dieci albums prima di Lifeboat che hanno ottenuto discreti riscontri e attenzione da parte di siti e radio specializzati quali EuroAmericana Chart, Roots Music Report, Freeform American Roots Chart e North Carolina Roots Radio Chart. Il filone nel quale si inserisce la musica di Dave è quello dell’Americana, tra roots e folk con attenzione alle parti strumentali arrangiate con cura. Tra gli artisti supportati dal vivo basta ricordare Drivin’ N Cryin’, Robbie Fulks, Richard Buckner, Cary Hudson, Shawn Mullins, Pieta Brown e Bo Ramsey.

Non è mai riuscito ad emergere del tutto, ma si sa che negli Stati Uniti la concorrenza è molto forte e gli spazi per la musica indipendente sono piuttosto ridotti. Lifeboat è un album interessante e scorrevole che alterna momenti strumentali elettroacustici molto particolari, a volte jammati e con un uso prevalente di strumenti suonati da Dave (chitarre acustiche ed elettriche, tastiere, ukulele, batteria, basso). La mini suite iniziale Leave It Alone è unita alla coda strumentale Head Rush creando un’atmosfera sparsa e sospesa che viene ribadita da Don’t Recreate The Wheel e dall’intensa Surgery, Recovery and Love, basata sui gravi problemi di salute di uno dei due figli dell’artista, nobilitata da una coda strumentale struggente.

La traccia centrale del disco è A Strange Realization, versione audio di una performance artistica con vari spezzoni che le danno un respiro cinematografico, nella quale si aggiungono la lap steel di Josh Gibbs e il basso di Andy Gibbon, suoi abituali compagni dal vivo. Nella parte finale emergono il rock trascinante di Battlefield, l’emozionante Heart Light e lo strumentale Black Collar, giocato su un increccio tra piano e chitarra acustica.