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CHARLIE CINELLI – Nüd e crüd

di Paolo Crazy Carnevale

15 ottobre 2019

JoshuaStorm-DGpack

Dopo l’acclamato Rio Mella, sempre su etichetta Appaloosa e orientato verso una rilettura in chiave padana della musica d’Olteroceano, con tanto di partecipazioni di autentici specialisti del genere, il poliedrico Cinelli torna a colpire con un prodotto più spartano in cui se vogliamo, il progetto di fondo del disco precedente viene ribaltato, stavolta il verbo è adattare al folk blues ruvido e rurale da basso Mississippi quel dialetto bresciano che Cinelli ha sempre usato nella sua musica.

Forte di un curriculum vitae altisonante che lo ha visto collaborare col fior fiore della scena musicale nazionale, Cinelli può qui permettersi di dominare perfettamente un genere tradizionale, avvalendosi dell’aiuto del solo Dan Martinazzi: chitarre acustiche, chitarre resofoniche, chitarre artigianali a quattro corde note come cigar box, una spolverata di percussioni e contrabbasso, ma tutto eseguito in solitudine da Cinelli e Martinazzi.

La dozzina di canzoni messe insieme per questo disco sono assolutamente godibili, e se tutto è cantato in dialetto bresciano, non è difficile pensare a certi personaggi qui raccontati trasposti in una realtà più americana, un po’ quasi a dire che tutto il mondo è paese e certe situazioni che qui sembrano proprie della provincia lombarda non sono difficili da immaginare nella profonda provincia americana, come quella cantata spesso dolentemente da Michael McDermott (compagno di scuderia di Cinelli).

E allora ecco sfilare l’invasivo cugino Piero Costù, l’arzillo nonno che occupa l’osteria per festeggiare i novant’anni, l’infermiera amorosa, Bortolo con un occhio solo e Maria la Unta, il pascolatore di capre Robinson o il vecchio capitano protagonista di un contagioso country folk. Ma c’è anche l’inattesa e riuscita trasposizione dialettale della poesia di Carducci San Martino (!) resa qui come un lento blues. E che dire di Bèla Cità che non può non ricordare il De André di Volta la carta. In Stambaladù invece, su una base jazz da cantina si raccontano le stramberie di una serie di personaggi legati invece a diverse località della provincia bresciana. El büs ha un testo surreale, per contro la seguente El mort en guèra suona giustamente come una marcia funebre in dialetto strettissimo.

Zo’ dè corda è un blues, più che nella forma musica nei contenuti, con la storia di un valligiano migrante, a chiudere il disco c’è invece Skiamatsi rilettura di un fatto di cronaca di metà ottocento, riletto in chiave a metà tra stornello e talking blues.

CHARLIE CINELLI – Rio Mella

di Ronald Stancanelli

23 aprile 2016

rio mella CC [90087]

CHARLIE CINELLI
RIO MELLA
Appaloosa 2016

Disco non male, ma non da gridare al capolavoro come sentito in giro, questo Rio Mella del bresciano Charlie Cinelli, album che effettivamente inizia alla grande con una inconsueta ma divertente versione di Gallo del Cielo, capolavoro di Tom Russell già ripresa poi da Joe Ely e dal vivo proposta anche da Butch Hancock. Segue una notevole versione tex-mex del noto pezzo Pablo di Francesco De Gregori e poi il disco pare sedersi un po’ in una certa ripetitività e standardizzazione anche se Primaera è sicuramente un’ottima canzone country rock tra Byrds e Flying Burrito Bros. Forse è un cd che necessita di svariati ascolti per essere assimilato in toto, forse i primi due brani sono così sostanzialmente incantevoli che il resto tende un po’ a sparire, sta di fatto che pur restando un piacevolissimo album, l’uso del tex mex è indovinato e anche perfetto si può dire, ma il tutto risente secondo noi della difficoltà del dialetto bresciano che tutto è meno che comprensibile e affascinante. Se si paragona l’effetto di detto dialetto col comasco/laghèe di Van De Sfroos e anche col piacentino di Daniele Ronda non c’è storia.

Dialetto a parte il resto dei brani sono di Cinelli, uno con Andrea Parodi mentre verso il finale si ha una terza cover, la notevole via Della Scala, splendido pezzo di Stefano Rosso, cantautore romano che meriterebbe sicuramente una visibilità maggiore essendo stato negli anni settanta artista di notevole spessore, purtroppo prematuramente scomparso.

Ospiti di lusso e di gran lignaggio, Joel Guzman già con Joe Ely alla fisarmonica, Andrew Hardin, per anni con Tom Russell, Augie Meyers pard di Dough Sahm, l’amico Andrea Parodi e ancora Bocephus King. Insomma un parterre di tutto rispetto per un disco che ascolto dopo ascolto diventa sempre più piacevole. Prodotto da Andrea Parodi vede il buon Charlie Cinelli alle chitarre, basso, contrabbasso, percussioni e armonica. Un simpatico ed eccellente artista a 360 gradi. Ben vengano lavori di questo genere, sono isole di fiducia e speranza in mezzo a tanto squallore musicale che ci perseguita stabilmente da radio, televisioni e jingle commerciali insopportabili. Chiudete le orecchie a tutte ‘ste nefandezze che vi vengono proposte e acquistate questo nostrano disco per sentire della vera coinvolgente musica . Tex-mex al mille per cento il disegno di copertina.