ROSALBA GUASTELLA – Grace

grace

ROSALBA GUASTELLA
GRACE
Rubber Solul Records 2022

La Rubber Soul Records, emanazione dell’omonimo negozio torinese, pubblica il secondo album solista di Rosalba Guastella, già vocalist di una recente formazione dei No Strange, storica formazione psichedelica degli anni ottanta. Se l’esordio My Little Songs profumava di folk-blues impregnato di psichedelia morbida ed avvolgente, con atmosfere eteree, suoni minimali ed echi dei Pink Floyd di Syd Barrett, Grace sembra rivolgersi con maggiore attenzione verso la psichedelia americana dei tardi anni sessanta, flower power ed influenze orientali, con una varietà di suoni e di atmosfere lisergiche venate da un fondo di malinconia, nostalgia e romanticismo prodotti dalla voce dolce, a tratti sussurrata, mai sopra le righe di Rosalba. Prodotto con cura dal marito Claudio Belletti, Grace si avvale dei collaboratori dell’esordio con in primo piano la chitarra di Dario Lombardo, il piano di Michela Marassi e il basso di Stefano Lenardon, ma ospita anche nomi noti della psichedelia torinese come Alberto Ezzu (No Strange), Ludovico Ellena (Effervescent Elephants) e Fabrizio Cecchi (Trip Hill).
La psichedelia avvolgente di The Desert ammantata di echi orientaleggianti apre il disco, prodotto in un’edizione limitata e numerata di 200 copie curata con passione, che contiene all’interno i testi e il cd. La tromba di Stefano Chiappo caratterizza la lenta, quasi esasperata Cornflower Blues dalle atmosfere oniriche, una delle tracce più ammalianti dell’album che prosegue con l’elettrica e dissonante Now That You’re Here e con la sinuosa e insistente Krishna, frutto della collaborazione con Fabrizio Cecchi. Piano e chitarra si intrecciano in Blue Lies che precede l’affascinante e psichedelica San Francisco Bay. Le atmosfere orientali caratterizzano la notevole Kamala Song, composta da Rosalba con Alberto Ezzu e Beautiful Dreamer in cui la chitarra di Lombardo affianca la voce sognante della cantante. Yellow Shoes rappresenta un ritorno alle atmosfere bluesate dell’esordio con l’armonica di Andrea Scagliarini, traghettandoci alla parte finale del disco in cui spiccano l’eterea preghiera di I Can’t Breathe che si avvale del piano di Michela Marassi e dall’acustica di Lombardo e la bucolica Fly Away che chiude un intimo disco di indubbio interesse.

Paolo Baiotti

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