FABRIZIO POGGI – Basement Blues

fabrizio poggi

FabrizioPoggi – Basement Blues (Appaloosa/IRD 2022)

Ci riesce sempre a sorprendere Fabrizio Poggi, sia che se ne salti fuori con un disco nuovo di zecca, che con un progetto tematico come gli ormai molti dischi usciti negli ultimi anni (pensiamo a Spaghetti Juke o il disco del 2021 condiviso con Enrico Pesce).

Stavolta, come fanno i musicisti di razza che ha frequentato nella sua lunga carriera (con i Chicken Mambo, da solo o con Guy Davis), Fabrizio ha ravanato nei suoi forzieri e messo insieme una brillante raccolta di brani che erano in qualche modo rimasti senza casa, o parafrasando il titolo, erano rimasti in cantina.

Il titolo di questo bel disco chiama però in casa anche un’altra cantina: non quella buia dove noi respiravamo piano, bensì quella di West Saugerties, stato superiore di New York, dove Bob Dylan, Robbie Robertson, Rick Danko, Richard Manuel e Garth Hudson si trovavano a jammare nei mesi successivi all’incidente motociclistico che tutti sanno. Levon Helm sarebbe arrivato, o quantomeno tornato, dopo.

La foto di copertina ci consegna addirittura Fabrizio e la sua armonica che sbucano fuori da un modellino ligneo della casa con la facciata rosa: il nostro armonicista è particolarmente legato a quelle atmosfere anche per via dell’amicizia di lunga data che lo lega a Hudson.

Venendo allo specifico del disco, la cosa che stupisce è la magia che si sprigiona da una traccia all’altra, la pulizia del suono, il fatto che ogni brano si sposi alla perfezione con quello che viene prima e con quello che lo segue, pur essendo stati incisi in contesti e tempi differenti. Tutto è stato registrato tra il 2010 ed il 2015, per lo più i brani vedono l’accompagnamento di Enrico Polverari alla chitarra, splendido sparring partner, sia che ci sia solo lui alla chitarra, sia in versione full band. A dominare ovviamente sono la voce intrisa di soul di Fabrizio e la sua inconfondibile armonica, a volte molto folkie, altre filologicamente blues (pensiamo alle due outtake di Spaghetti Juke Joint in cui al fianco di Fabrizio c’è nientemeno che la chitarra di Ronnie Earl). Ci sono ben tre brani con il bluesman Guy Davis, uno di studio e due tratti dai concerti americani che Fabrizio ha tenuto con lui nel 2014: la lunga Black Coffee, Little Red Rooster e See That My Grave Is Kept Clean, tutte particolarmente vibranti e belle testimonianze dell’affiatamento tra i due musicisti.

In John The Revelator, outtake di Mercy oltre band italiana c’è nientemeno che Garth Hudson col suo organo.

Nel disco però non ci sono solo classici riconosciuti e riconoscibili del genere, Poggi si conferma preparato anche in sede di composizione e le sue canzoni originali, Midnight Train, Your Light, Blues For Charlie, l’iconica Boogie For John Lee Hooker la dicono lunga su quanta strada e quanta dedizione ci siano nelle lamelle dell’armonica di questo musicista. Ascoltate come si approccia all’immortale The Soul Of A Man di Blind Willie Johnson, basterebbe questa da sola a fare di questo disco un superdisco, se poi contate tutto il resto…

Paolo Crazy Carnevale

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