CORDOVAS – Destiny Hotel

Cordovas - Destiny Hotel (1)

Cordovas – Destiny Hotel (ATO 2021)

Una delle più piacevoli sorprese dello scorso anno questo secondo disco dei Cordovas, gruppo raccolto attorno alla figura di John Firstman, cantante, polistrumentista e principale autore delle dieci tracce che compongono questo bell’LP.

Il gruppo, di base in Tennessee, ha un suono che profuma vagamente di California, più precisamente di certe cose country-rock dei tempi andati; d’altra parte per registralo il quartetto si è spostato a Los Angeles. Molto curato nelle sonorità e negli arrangiamenti delle armonie vocali, il disco può contare sulle chitarre di Lucca Soria e Toby Weaver (che suona anche violino e un ottimo mandolino), mentre Sevans Henderson si occupa di tastiere varie, anche se per la verità nel disco c’è anche, e si sente, l’organo di Rami Jaffee che costituisce un tappeto denso di suggestioni su cui i vari strumenti a corda si dipanano con successo.

Si parte alla grande con il primo colpo di fulmine, High Feeling, scritta a più mani, che è anche il singolo apripista, un brano a presa rapida, nel senso che si cementa subito nella testa dell’ascoltatore, tutto gira alla perfezione, l’hammond di Jaffee è il collante, i Cordovas vi si appiccicano come fosse una carta moschicida e non lo lasciano più.

Certo il sound non è nuovo, ma è piacevolmente rinfrescato e coinvolgente.

Ottima anche la traccia successiva, Rain On The Rail, con le armonie vocali che funzionano a pennello, qui sono Firstman e Weaver gli autori. Più country swing Fine Life, brano scanzonato guidato dal violino di Weaver, con un testo inneggiante alla vita spensierata lontana dalle metropoli. Afraid No More è un breve brano lento, caratterizzato stavolta dal pianoforte (Firstman o Henderson?), poi il primo lato si conclude rapidamente con Man In My Head, un altro breve brano, più rock stavolta, cadenzato dalla batteria (sono diversi i batteristi ospiti del disco) e ben cantato. Destiny apre invece la seconda parte del disco, bei cori, belle chitarre e solito bel lavoro dell’organo di Jaffee, su cui si innesta il piano di Henderson, per un brano molto solare.

Warm Farewells è tutta di Firstman, molto corale, bel break di chitarra e Weaver che si cimenta sia con il mandolino che col violino. The Game riporta in pista l’anima rock del gruppo, attacco robusto, con la batteria che fa la sua parte, le chitarre l’organo a comandare nella parte strumentale mentre il cantato è tutto a tre voci: da qualche parte sembra strizzare l’occhio ai Grateful Dead del 1970.

I’ma Be Me è anche cantata a più voci, le chitarre sono molto distintive, con tanto di assoli gemellari, sembrerebbe esserci anche una steel (come in altri brani del resto), ma più probabilmente si tratta solo di un uso particolare della pedaliera, il ritmo è incalzante.

Per congedarsi dal pubblico i Cordovas si affidano ad una lenta ballata che parte con chitarra acustica, piano e violino, stavolta meno corale (refrain a parte) e andamento struggente.

Bravi davvero!

Paolo Crazy Carnevale

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