SAVOY BROWN – Ain’t Done Yet

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SAVOY BROWN
AIN’T DONE YET
Quarto Valley Records 2020

Da quando li ha formati a Battersea nel 1965, Kim Simmonds è stato il leader carismatico e l’anima dei Savoy Brown. Dapprima tra i protagonisti dell’epoca d’oro del British Blues con dischi come Getting To The Point e Blue Matter, sempre caratterizzati da repentini cambi di formazione che hanno avuto Kim come unico punto fermo, i Savoy Brown hanno chiuso il primo periodo nel ’70 con Looking In, seguito dal distacco degli altri tre membri Dave Peverett, Roger Earl e Tone Stevens, che insieme al chitarrista Rod Price hanno formato i Foghat, ottenendo notevole successo negli Stati Uniti. Anche Simmonds si è dedicato principalmente al mercato americano aumentando la dose di rock e riducendo quella di blues, mantenendo un buon livello di popolarità nella prima metà degli anni settanta con Hellbound Train, Jack The Toad e Street Corner Talking. In seguito Kim ha continuato a incidere con regolarità, sfiorando l’hard rock alla fine degli anni settanta e nei primi anni ottanta e poi riavvicinandosi progressivamente al blues.
L’attuale formazione è un trio con il leader alla voce e chitarra solista, Pat De Salvo al basso e Garnet Grimm alla batteria, sezione ritmica in carica dal 2009, quindi oliata dalla registrazione di parecchi album in studio e da centinaia di concerti, che il trio esegue con regolarità (pandemia permettendo).
Ain’t Done Yet è il 41° disco in studio e non è sicuramente uno dei peggiori. Nulla di nuovo sotto il sole, ma una gradevole miscela di rock e blues, con break strumentali di gusto, interpretazioni vocali più che discrete di Kim, da anni anche voce solista del gruppo e una ritmica che spinge quando è il momento giusto, ma è in grado di rallentare e fornire un tappeto sonoro morbido e poco appariscente come nella deliziosa ballata Feel Like A Gypsy, venata di influenze latine.
Tra i brani più ritmati e roccati spiccano l’opener All Gone Wrong, la cadenzata e robusta Borrowed Time, la bluesata title track e il boogie hookeriano Jaguar Car con Kim all’armonica. Tra le altre tracce si distinguono Rocking In Louisiana con un andamento che ricorda JJ Cale e una slide pigra, il mid-tempo Devil’s Highway con una scorrevole coda chitarristica e il conclusivo strumentale Crying Guitar, uno slow alla Roy Buchanan in cui Simmonds dimostra di non avere perso la capacità di toccare con raffinatezza.

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