MACCHINA PNEUMATICA – Riflessi e Maschere

MACCHINA PNEUMATICA[43]

MACCHINA PNEUMATICA
RIFLESSI E MASCHERE
BLACK WIDOW RECORDS 2019

Per la genovese Black Widow è recentemente uscito Riflessi e Maschere. Album dei Macchina Pneumatica, gruppo che aveva un precedente moniker, ovvero Power Trio Strumentale e anche la cui formazione che inizialmente era di tre elementi adesso si è assestata su quattro e precisamente Raffaele Gigliotti alla voce e chitarre, Carlo Fiore alle tastiere, Carlo Giustiniani al basso e Vincenzo Vitagliano batteria e percussioni. Fiore e Giustiniani anche come seconde voci. Riflessi e Maschere unisce tratti progressivi che arrivano dalle passioni musicali dei componenti il gruppo che intersecandosi con certa melodia, strali jazzy e anche inserzioni di heavy meal, ma senza esagerarne le dimensioni, concorrono a formare un esordio decisamente molto coinvolgente ed interessante. Pochi secondi oltre i quarantacinqueminuti la durata, che poi era quella consolidata e classica dei vinili di una volta. I quattro ragazzi intelligentemente, a differenza di altri gruppi, evitano di riempire esageratamente lo spazio a disposizione nel cd limitandosi a proporre nei loro giusti tempi detto lavoro.

L’avvio iniziale con il brano Gli abitanti del pianeta può ricordare un pochino il capolavoro italiano di Felona e Sorona, ovviamente in tono minore, ma pezzo non privo di fascino e molto intenso nel quale si evidenzia, e non sempre capita nel prog nostrano, l’ottima inflessione vocale di Gigliotti.

Ironica al punto giusto Quadrato è brano con tempi sincopati molto accattivante e con incedere imperioso, anche qui tra le righe si coglie qualche eco delle primissime Orme. La fanno bellamente da padrone tastiere e batteria nell’armoniosa ballata Come me mentre si ritorna a ritmi più intensamente forti e vigorosi nella lunga Avvoltoi ove armonie e cadenze riportano come in un déjà vu agli anni settanta. Ottimo pezzo coinvolgente. Praticamente gli ultimi diciotto minuti sono orientati su parte strumentale pur essendoci nel brano Sopravvivo per me un breve cantato. La chiusura è affidata al lungo strumentale Macchina Pneumatica che chiude alla grande un eccellente album nel quale sembra di fare un teletrasporto ai tempi più fulgidi del progressive italiano qua proposto e sviscerato in maniera esemplare. Umida e sottosopra la copertina che resta forse l’unica pecca in un disco molto accattivante. Si poteva sfruttare un interesse verso questo lavoro con una cover che fosse decisamente più stuzzicante e seducente.

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