JIMMY RUGGIERE – Nicer Guy

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JIMMY RUGGIERE – Nicer Guy (Blue Streak Records/Hemifran 2015)

Tra le produzioni indipendenti distribuite dalla Hemifran, questo disco di Jimmy Ruggiere è senz’altro meno innovativo rispetto a quelli di altri illustri sconosciuti che arrivano sulla mia scrivania, non che sia un brutto disco, anzi, è piacevolissimo, ma raccomandabile solo se vi piace il country/honky più spinto.

Il signor Ruggiere, non più un ragazzino, come ci fa supporre la chioma ingrigita, è stato per anni un sideman di Travis Tritt, cosa che dovrebbe darvi una qualche idea di quale sia la sua musica. Il disco è stato registrato ad Austin sotto la produzione di Chris Gage, titolato producer texano che ha lavorato con Aaron Watson, Jerry Jeff Walker, Don McCalister, Flatlanders, giusto per buttare lì qualche nome, con un manipolo di session man locali tra cui spicca il nome di Lloyd Maines pluridecorato maestro della pedal steel guitar.

In dieci tracce, Ruggiere va a ricalcare tutti i luoghi comuni del country più tipico, con una spiccata propensione per le honytonk ballads infarcite di storie malinconiche, cuori infranti, affetti familiari: dal protagonista di I Cried All the Way To Ft. Worth che piange per la sua piccola amata da quando la lascia in Arizona fino a quando oltrepassa Fort Worth (in Texas appunto) alla famiglia che si raduna attorno al capezzale del papà morente di Goin’ Home To Say Goodbye To Dad, papà che da bravo redneck tiene appesa alla parete la foto di Bill Monroe! E che dire del “ragazzo a modo” della title track e delle sue delusioni amorose?

Non manca nulla di quanto ci si potrebbe attendere da un disco di country honk, ci sono le ballate struggenti cantate con voce quasi western, come Sunday’s Broken, le atmosfere messicane di There’s One Too Many Pretty Girls In Tucson (in cui si è messi in guardia dai rischi che si possono correre incontrando una bella “señorita” dagli occhi bruni in una piccola città di frontiera) e persino echi bluegrass edulcorati nella conclusiva 90 Miles To Nashville, novanta miglia che il protagonista percorre nel cuore della notte, guidando ed invocando l’autostrada di portarlo a casa – quasi come il John Denver di Country Roads – perché a casa c’è la sua bella che lo aspetta da sola.

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